In questi giorni mi sono piacevolmente “imbattuto” in una vera e propria scoperta per me: il Bursôn.
Una breve premessa “storica” va fatta, dato che si tratta di un vino prodotto con un vitigno fino a poco tempo fa ignoto.
Il Bursôn è, infatti, un Vino sconosciuto ai più, o almeno era così fino a qualche anno fa, in quanto nasce, così come lo conosciamo oggi, solo nel 1996, frutto di una storia, che ha del fiabesco.
Questo vino è prodotto con uve Longanesi, un’uva che deve il suo nome al suo scopritore Antonio Longanesi, soprannominato “Bursôn” (da qui il nome del vino). Antonio, amante della caccia, era solito trascorrere le giornate invernali in un capanno da caccia situato nei pressi di un roccolo, una quercia. Su questa quercia si arrampicava una vite selvatica. Una vite, a lui sconosciuta, che lo incuriosisce per la spiccata dolcezza del suo frutto e la capacità di rimanere sana fino ad autunno inoltrato.
Da lì, l’intuizione di utilizzarla per la produzione di un vino, inizialmente riservato al consumo privato e poi allargato a qualche amico e conoscente, cosa che fece accrescere la curiosità nei riguardi di quel “Negretto” di ben 14°, che manifestava già una certa personalità.
Il Vino che ho bevuto io, però, è ben più di un “vino del contadino”, bensì è il frutto di un’attento e mirato progetto, che scopro essere dovuto all’incontro dell’intuizione e la passione di A. Longanesi, scopritore del vitigno, con le conoscenze tecniche dell’enologo Sergio Ragazzini e quelle vitivinicole ed imprenditoriali del suo amico Roberto Ercolani.
Dopo la produzione delle prime bottiglie e la creazione del Consorzio Bagnacavallo, che ad oggi raccoglie più di 30 iscritti, il Bursôn è divenuto una realtà che sa far parlare di sè per qualità ed ottimo rapporto qualità-prezzo (per ora).
Nello specifico io mi sono trattato bene, scegliendo di assaggiare il meglio che la pianura romagnola ha saputo offrire sino ad ora: il Bursôn etichetta nera della Tenuta Uccellina 2008. 









L’approccio visivo è subito d’impatto,
come sempre accade per quei Vini sui cui non hai mai potuto posare lo
sguardo: granato, con seducenti riflessi violacei.
come sempre accade per quei Vini sui cui non hai mai potuto posare lo
sguardo: granato, con seducenti riflessi violacei.
Il naso mi confonde, ma nell’accezione
positiva del termine, in quanto, non è difficile pensare che ci sia
stato un errore e che quello che hai appena versato nel calice in
realtà sia un Amarone, cosa che viene confermata dall’entrata dolce,
ma mai eccessiva, in bocca.
positiva del termine, in quanto, non è difficile pensare che ci sia
stato un errore e che quello che hai appena versato nel calice in
realtà sia un Amarone, cosa che viene confermata dall’entrata dolce,
ma mai eccessiva, in bocca.
Il sorso è caldo ed avvolgente, ma
anche con i 30° di questi giorni, risulta piacevolissimo. Tannini
robusti dati dall’affinamento in legno, che la maturazione della
bottiglia che ho avuto modo di stappare, fanno dedurre ad una
potenziale maggior longevità, per quanto già educati e mai
eccessivamente astringenti.
anche con i 30° di questi giorni, risulta piacevolissimo. Tannini
robusti dati dall’affinamento in legno, che la maturazione della
bottiglia che ho avuto modo di stappare, fanno dedurre ad una
potenziale maggior longevità, per quanto già educati e mai
eccessivamente astringenti.
Visciole, cacao, caffé, pepe ed un
finale amarognolo che ricorda di nuovo l’Amarone, ma che, sa
distinguersi per persistenza. Un vino elegante e davvero lungo!
finale amarognolo che ricorda di nuovo l’Amarone, ma che, sa
distinguersi per persistenza. Un vino elegante e davvero lungo!
…E pensare che “si narra che la
mitologica” uva Longanesi risulti una delle più ostiche da
domare in vigna e, soprattutto, in cantina.
mitologica” uva Longanesi risulti una delle più ostiche da
domare in vigna e, soprattutto, in cantina.

Da ciò che ho potuto constatare,
grazie al Bursôn etichetta nera della Tenuta Uccellina, il lavoro
fatto, in brevissimo tempo, nella conoscenza e nell’interpretazione
di questo vitigno, sta già dando un prodotto d’eccellenza, ma a mio
parere, questo è un Vino destinato a far parlare di sè nei prossimi
anni e non è escluso che possa rappresentare un eccellente
“investimento” (dato l’attuale prezzo onestissimo!) per
chi, come me, ama mettere in Cantina, Vini dei quali ancora non si
parla molto in quanto a longevità o potenziale di invecchiamento.
grazie al Bursôn etichetta nera della Tenuta Uccellina, il lavoro
fatto, in brevissimo tempo, nella conoscenza e nell’interpretazione
di questo vitigno, sta già dando un prodotto d’eccellenza, ma a mio
parere, questo è un Vino destinato a far parlare di sè nei prossimi
anni e non è escluso che possa rappresentare un eccellente
“investimento” (dato l’attuale prezzo onestissimo!) per
chi, come me, ama mettere in Cantina, Vini dei quali ancora non si
parla molto in quanto a longevità o potenziale di invecchiamento.
Da provare il Ghineo (Sangiovese di Romagna Superiore doc Riserva)


espressione tipica della zona di riferimento ed il Rambéla,
bianco ottenuto dal vitigno
Famoso,
sia nella sua versione ferma che nella sua divertente e spensierata
versione Spumante
Extra Dry,
oltre al resto dell’importante produzione.Ciò
che mi ha molto colpito di questa azienda è sicuramente il rispetto
per il territorio e la volontà di portare in auge vitigni poco noti
al “grande pubblico”, ma da sempre utilizzati per la
produzione di vini sfusi di largo consumo in loco. Il lavoro che la
Tenuta Uccellina sta facendo per veicolare, con i suoi ottimi
Vini, il proprio territorio e la qualità della produzione
vitivinicola locale ha già portato a vari ed importanti
riconoscimenti nazionali ed internazionali, che sono certo
continueranno ad arrivare.
F.S.R.
#Wineissharing
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