A Montalcino sulle ali delle Potazzine

“Life is too short to drink bad Wine”

cantina potazzine
E’ con questa citazione del filosofo tedesco del ‘700 Gotthold Ephraim Lessing, lieve parafrasi della più nota “la vita è troppo breve per bere vini mediocri”  di Wolfgang Goethe che ho voluto iniziare  questo articolo, in quanto sono proprio queste le parole che ho trovato “stampate” su una parete della Cantina della quale sono stato ospite questa volta.
foto montalcino
Erano settimane che attendevo questo piccolo grande viaggio enoico e, pur avendo già potuto degustare i Vini della Cantina che mi ha aperto le sue porte in questa splendida giornata di sole, direi che ne è valsa la pena aspettare!
Siamo a Montalcino, che ho preferito raggiungere passando per il percorso più lungo, ma decisamente più suggestivo (per intenderci Asciano —> Buonconvento —> Castiglion del Bosco), e più precisamente presso la sempre più apprezzata Tenuta Le Potazzine Gigliola Giannetti.
Ad accogliermi c’è proprio Gigliola, in arte Madame Potazzine, ottima padrona di casa, da sempre nel mondo del Vino, della quale non ho potuto che ammirare eleganza e competenza.
Una Cantina, nata nel 1993 con la nascita della primogenita Viola ed ampliata nel 1996 con la venuta al mondo di Sofia, ragazze alle quali, mi è bastato stringere la mano per capire che sono destinate a grandi cose in un futuro non troppo lontano! E’ proprio a Viola & Sofia che è dedicato il nome della Tenuta “Le Potazzine”, ovvero le cinciallegre per i toscani, nonché il nomignolo con cui la nonna materna chiamava le due nipotine. Una scelta, quella del nome, che racchiude in sé tradizione, familiarità, ma anche spinta verso il futuro e voglia di volare alto, come solo chi è libero da preconcetti e condizionamenti può fare.
E’ proprio questa sicurezza nelle proprie scelte abbinata ad un estremo rispetto per il proprio terroir ciò che ha catturato sin da subito la mia attenzione… vigne ai limiti della perfezione, solo lieviti indigeni e quindi bandita l’inoculazione, vinificazione che tiene alla larga tecnologie “aliene” e temperature controllate, uso del legno che non ha mai ceduto ai dettami che sembravano, in tempi non sospetti, suggerire il legno piccolo per un Vino che fa delle sue grandi botti parte del suo fascino e della sua storicità.
Il Brunello è, insieme al Barolo, il “Vin de garde” italiano per eccellenza, eppure si stima che la “shell life” o per meglio dire la “cellar life” (la durata della permanenza di un vino sugli “scaffali” delle enoteche ed in cantina) dei vini in Italia e, soprattutto, all’estero stia calando, alla ricerca di prodotti che, anche nei casi di grandi potenzialità in termini di longevità, possano dare soddisfazione e piacevolezza nella beva sin dall’imbottigliamento. E’ questo che, a mio parere, fa passare in secondo piano la “giovane” età di questa cantina – intendiamoci… ha pur sempre 21 anni!-, in quanto pur notando in ogni Vino assaggiato, di annate più o meno recenti, grande aspettativa evolutiva, il pentimento non è stato il mio primo pensiero, anzi ho goduto di ogni sorso come difficilmente si può con un Rosso di Montalcino (2011-2012) e con dei Brunello (2008-2009) così giovani! Mentre per la Riserva (2006) è un discorso a parte, perché entriamo già in un accenno importante di terziarizzazione che lo rende un Vino, a mio parere, trascendentale.
Quindi… cantina recente!? Ma de che?!? Alle Potazzine il Brunello lo si fa per esser bevuto, prima o dopo lo deciderete voi, ma le soddisfazioni non mancheranno in ambo i casi.
Da giovane malato… pardon, appassionato di Vino, la prima cosa di cui mi sono reso conto e stata la capacità che Gigliola ha avuto nel farsi strada in un territorio così pieno di competitors, spesso dai nomi altisonanti, considerati quasi leggendari, fino ad arrivare, in pochissimi anni, ad incalzare, proprio, le più blasonate etichette di Montalcino, se non addirittura (secondo me in molti casi) a superarle, per eleganza e raffinatezza, nonché pulizia ed equilibrio dei propri Vini.
La mia giornata a Montalcino, però, non termina presso la Tenuta, bensì prosegue nell’accogliente ed impeccabile vineria di proprietà dell’azienda, nella piazza principale del paese, proprio di fronte al Municipio. Non parlo quasi mai di ristoranti, ma in questo caso lo strappo alla regola ci sta tutto, in quanto non ho potuto fare a meno di apprezzare l’intrecciarsi di eleganza del luogo ed importanza della mise en place, con un’accoglienza calda e coinvolgente, mai snob, che unita al Menù, fatto di piatti della tradizione realizzati con materie prime di qualità e pasta fatta in casa, ti fa sentire a tuo agio, anche se ad osservarti hai centinaia  di bottiglie di Brunello delle migliori aziende di Montalcino e di fronte a te giungono piatti dall’impiattamento ricercato ed ottimi Vini da degustare in calici rigorosamente Riedel…non proprio ciò che t’aspetti da un ristorantino turistico, no? Forse perché è tutt’altro! 
Insomma… l’atmosfera c’è, il cibo è ottimo e se siete a Montalcino non potete non passare di lì!
Fatta questa breve escursione nell’ambito della ristorazione, torniamo ai Vini.

L’Azienda propone, ovviamente, solo Rossi, così suddivisi:

Parus (2012): le uve sono le stesse che concorrono alla realizzazione del Brunello, ma la scelta di produrre un vino meno impegnativo e fruibile in tempi più brevi, non è meramente commerciale, anzi… è palese che,  al pur utilizzando il solo acciaio, i terreni della Tenuta Le Potazzine e le loro vigne non riuscirebbero a produrre un vino mediocre neanche se volessero. A mio parere, se pur considerato la “terza linea” aziendale, il Parus è un Vino che sa davvero di Montalcino e come tale va valutato;


 – Rosso di Montalcino Le Potazzine (2011-2012): nella prima annata degustata (2012) non vi nego di essermi trovato di fronte ad un Vino che inizialmente non mi aveva soddisfatto a pieno, ma una volta apertosi… beh… mea culpa… mi sono reso conto di non averlo approcciato nel modo giusto, in quanto abituato a Rossi di Montalcino più rudi, in quello de Le Potazzine, ancora una volta è la pulizia a farla da padrona. E’ la 2011, però, l’annata che mi ha stupito, in quanto alle, pur sempre presenti, note dolci e carnose, si inizia ad aggiungere una maggior struttura, ma soprattutto quel contrasto “rude & chic” che adoro in questa DOC;

Brunello di Montalcino Le Potazzine (2008-2009): anche qui degustate 2 annate tanto simili quanto differenti, sono ancora una volta pulizia ed equilibrio a contraddistinguere il Brunello più giovane, ma è la sua lunghezza che permette a questo Vino di persistere e resistere in bocca e nella mente.Per quanto concerne la 2008, il naso è quello tipico dei grandi “Brunelli”, che con un solo anno in più vede farsi strada fra le note fruttate un percettibile sentore “animalesco”…si… di pelo bagnato direi… e poi tabacco, cuoio e leggera tostatura… come il velluto passa alla bocca, stupendomi con la sua complessità e fermezza. Inutile dire che è anch’esso, da bravo toscano, sa essere positivamente testardo per la sua intensa persistenza;

Brunello di Montalcino Le Potazzine Riserva (2006): il TOP di gamma direi… uve selezionatissime e produzione limitata alle sole migliori annate, come ogni Riserva degna di questo nome. Qui sono evidenti i riflessi granati, per ovvi motivi, ma il rubino è quello che fa percepire da sempre il prezioso valore del Brunello. Un Vino intenso e coinvolgente al naso e pieno, ma mai sopra le righe al palato. Eleganti e raffinati i tannini, di rara pulizia nel complesso, come tutti i Vini dell’azienda d’altronde. Dimenticavo…questo non è lungo..sappiatelo… è infinito!
Le mie considerazioni sull’azienda, i suoi preziosi Vini e le persone che hanno reso possibile la loro realizzazione, sono racchiuse nei pochi e concisi concetti che seguono: Le Potazzine sono una cantina profondamente coerente, proiettata verso il futuro, ma rispettosa della storicità e della tradizione del terroir italiano più conosciuto al mondo. I loro Vini sono Veri, prodotti con pulizia ed attenzione, ma senza l’ausilio di facili ed al quanto tristi astuzie volte ad accontentare i principali mercati di riferimento. La famiglia Gorelli, ed in particolare Gigliola, che mi ha onorato della sua presenza facendomi personalmente da guida, merita grande rispetto e stima, per il modo in cui viene gestita la cantina, senza compromessi né mezzemisure.

Una cantina che vende le ca. 38.000 bottiglie l’anno in 35 paesi e che ha visto i propri Vini finire nelle tavole più importanti del mondo, che ha fatto del raro mix fra umiltà e lavoro ed eleganza ed unicità valori imprescindibili sui quali fondare un patrimonio del presente e del futuro di Montalcino.
Dimenticavo… Le Potazzine non si sono fatte mancare nulla e dato che hanno anche un’interessante enoteca, giusto accanto al Ristorante di piazza Garibaldi, non potevo che terminare il mio viaggio lì, dove, oltre ai Vini dell’azienda, potrete aggiungere alla lista dei migliori vini Toscani (e non solo) già iniziata proprio nell’adiacente ristorante, altre imperdibili chicche.
Cercate i loro Vini e fatemi sapere che ne pensate… io credo di esser stato abbastanza esplicito! 



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