Stappa, annusa, versa, guarda, rotea, guarda, odora…respira…odora…respira…odora e finalmente assaggia… troppa razionalità, non credete?!?
E’ proprio dell’eterno ed intrigante conflitto fra ragione e pulsione che parlerò oggi e lo farò grazie a dei Vini che hanno saputo regalarmi emozioni come pochi hanno saputo fare e che sarebbe da ipocriti non annoverare fra i migliori Vini italiani odierni.
Partiamo dallo Jo (2012), che potrebbe far pensare all’IO di Freud, ma che in realtà prende spunto dal mare che bagna la terra in cui nasce questo grande Negroamaro, lo Jonio.
Alcuni di voi penseranno…beh… sarà la seconda linea di Casa Fino, dato che l’ES è perennemente sulla bocca di “tutti”, ma vi sbagliereste di grosso, in quanto questo Jo è tutt’altro che una seconda linea, bensì un Vino che va per la sua strada dritto fino ad un traguardo tutto suo, pur portando con sè un corredo genetico affine a quello del suo fratellone ES, dato dal medesimo Papà e la stessa Mamma.
Se nell’ES è la mai stucchevole dolcezza ciò che stupisce, nello Jo è la sua caratteristica nota salmastra, che non poteva essere altrimenti, per un Vino che deve il suo nome al Mare dal quale provengono le delicate brezze che accarezzano quegli alberelli di Negroamaro vecchi di oltre 40 anni, più unici che rari in quella determinata zona.
Note comuni solo quelle tipiche della macchia mediterranea, imprescindibili per 2 Vini nati in una terra ricca di piante come il mirto evidente nel bouquet di entrambi, ma anche l’utilizzo sapiente del legno e la rara eleganza, se pur la spigolosità di alcuni connotati caratteristici del Negroamaro (spalla acida e sapidità) rendono lo Jo un Vino, a mio parere, più “casual”, passatemi il termine, dell’ES e questa è una nota a suo favore, ovviamente!
Le differenze più marcate sono nel sorso, che, se pur sembri eccedere in dolcezza, con un abile gioco di contrasti richiama tutti i recettori delle tue papille gustative che avevano già inviato il messaggio in codice “MORBIDEZZA” al cervello, per farli ripartire con un messaggio ben più complesso e definito “EQUILIBRIO”, sono, infatti la buona acidità e la marina nota salina, a far sì che questo Jo sia il secondo (ma solo per motivi anagrafici) piccolo grande capolavoro dei coniugi Fino!
Inevitabile dire che, come per l’ES, la lunghezza dello Jo ne consacra qualità ed oculatezza enologica, perché per quanto ci piaccia esaltare sempre e comunque le potenzialità di un terroir, qui ragazzi, lo zampino di Gianfranco e la sua cultura agro-enologica si sentono e vanno apprezzate come grande lavoro di squadra fra Uomo & Natura., in quanto qui non parliamo di domatori di Leoni, ma di chi sa coadiuvare la Natura stessa al fine di farla rendere al meglio, nel suo totale rispetto.
Ok… sto scrivendo troppo…lo sapevo… ma c’è ancora un Vino…e che Vino!!!
Si tratta dell’ES più sole (Dolce Naturale), sempre annata 2012.
Se l’ES era dolce, penserete voi, la sua versione in Passito sarà sicuramente iper-dolce! Carissimi è qui che vi sbagliate! Se è vero che l‘Es più sole è prodotto con uve Primitivo lasciate appassire in pianta è pur vero che l’attenta selezione dei grappoli e l’intimistico rapporto di conoscenza e consapevolezza che c’è fra Gianfranco Fino e le sue Uve, questo Vino di “iper” ha solo la piacevolezza della sua beva!
Al già ricco spettro di profumi dell’ES nella sua versione “dolce naturale” si possono distinguere degli aromi da capogiro, come l’incenso, la cannella ed una nota di spezie ancor più nobile e stuzzicante.
L’amplesso enoico, però arriva in bocca…dai su non pensate male e non fate i soliti pervertiti, stiamo parlando di Vino! E’ un Vino assurdo per quanto non riesca mai a stancare e per un grande patito di passiti come me, è un piccolo dramma, in quanto ormai ero dell’idea che la maggior parte dei passiti italiani mi autolimitassero nel numero di bicchieri bevibili nella stessa serata per via della loro inevitabile stucchevolezza ad oltranza, mentre questo cari miei, è un bel casino! Se siete in due, dopo il primo sorso, avrete un occhio fisso sulla “troppo piccola” bottiglia da 0,375 per controllarne il consumo pro capite, che sentirete l’egoistico, ma comprensibile desiderio, sia sempre a vostro appannaggio.
Se invece avete intenzione di meditare nella più assoluta solitudine, la sfida sarà con voi stessi, nel non finire la bottiglia in un’unica goduriosa, ma poco ripetibile serata (dato l’esiguo numero di bottiglie in circolo e la richiesta che c’è di tutti i Vini firmati G.F.).
Ragazzi, io vorrei poter fare una critica sincera e costruttiva nei confronti di Gianfranco & Simona ed ancor più dei loro Vini, ma l’unica cosa che riesco a dire è che, forse dovreste… beh… forse dovreste farne di più!
Scherzi a parte, questi 3 Vini sono grandi prodotti di una terra spesso violentata dall’incuria e l’ignoranza dell’uomo…o meglio di alcuni uomini, ma quando è proprio l’uomo a trarne prodotti così veri ed onesti, ci rendiamo conto di quanto la Puglia abbia da donare all’Italia ed al mondo, come valore umano, morale, professionale e naturale.
Che sbadato…stavo quasi per dimenticarlo! A casa Fino non si sono fatti mancare proprio nulla ed anche se, purtroppo, non ho avuto modo di assaggiarlo in prima persona, da quest’anno c’è anche un Metodo Classico nel “Menù” dei Vini di questa sorprendente azienda, del quale in molti mi hanno già tessuto le lodi. Questo Champenoise, rappresentava un vero e proprio sogno nel cassetto per Simona e quindi non poteva che da lei prendere il nome. Il Simona Natale è Rosato Spumante IGT Salento (Pas dosé), prodotto con le Uve dell’annata 2009 non prodotta dello Jo. Non lasciatevi intimidire dal fatto che sia stato imbottigliato solo in formato Magnum, sia che decidiate di berlo, sia che vogliate lasciarlo un po’ al fresco, è una scelta più che apprezzabile!
Non vi resta che sperare di trovare qualche bottiglia delle annate passate o di mettervi in lista per la nuova! Io la mia seconda bottiglia di ES proverò a dimenticarla in cantina, anche se… già so che ci saranno notti in cui sarò svegliato dal dolce richiamo della sua voce!
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