della famiglia Petitto, ai tempi gestita dalla nobildonna Donna Chiara Mazzarelli Petitto, che a cavallo dei due conflitti
mondiali, si occupava di soprassedere alle proprietà di famiglia, fra le quali era contemplata, naturalmente, l’importante tenuta agricola. L’intuizione di convertire l’azienda, che dapprima si occupava anche di allevamento, a Cantina arriva negli anni ’80, quando Mario Petitto, Dottore in Agraria, grazie alla sua lungimiranza, comprese la vocazione
vitivinicola della Provincia di Avellino e decise di impiantare i primi vigneti.
la famiglia Petitto decide finalmente di smettere di conferire le
proprie uve, coltivate secondo principi ecosostenibili e di dar vita
all’azienda vitivinicola Donnachiara che ad oggi rappresenta una delle più importanti realtà campane ed irpine.
culturale, che recita così:
è selvaggia e tutta da scoprire, a differenza di Regioni come la
Toscana, dove ormai è tutto perfetto e pronto, come un prodotto
confezionato di marketing…”.
poiché chi lavora in agricoltura deve amarla e proteggerla, oltre a custodire e trasmettere attraverso i propri Vini quei grandi valori su cui poggia la terra irpina.
Un’azienda davvero moderna, ma che fa del connubio fra concetto di famiglia in quanto tale e di impresa in quanto grande famiglia, le proprie armi vincenti, che si evidenziano da un rapporto col cliente diretto, schietto, umano, ma sempre professionale ed elegante.
I Bianchi “classici”:
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In bocca è un bianco secco, che si fa bere, grazie ad un’ottima freschezza, ma che stupisce, altresì, per persistenza. Il Greco è un grande vitigno, ma non sempre rispettarlo è semplice, di certo Donnachiara sa come trattare quest’uva lasciandola esprimere al meglio la sua naturalezza, senza stravolgerne l’identità, ma, allo stesso tempo, conferendole un tratto importante di unicità.
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In bocca il Fiano è secco, ma molto gentile e fine…un Vino che si fa apprezzare a tal punto da rendersi conto sempre troppo tardi di averlo terminato!
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I bianchi “fuori dal coro”:

Esoterico Campania Fiano IGT 2011: stessa bottiglia da 0,50l, stessa “appassita parvenza”, stesso metodo produttivo, stessi tempi di raccolta e stesso utilizzo della barrique dell’Ostinato, ma un Vino, ovviamente, totalmente differente.

Il finale è lungo e davvero coinvolgente. L’unica cosa che li accomuna, oltre alla bottiglia, come già detto, è, a mio modesto parere, il fatto che sia perfetto da bere lontano da tutti e da tutto, in piena catarsi…se poi avete degli amici degni e volete stupire con “effetti speciali”, la condivisione è sempre bene accetta, ma ricordatevi…è poco e va bevuto “responsabilmente”! Chi ha orecchi per intendere intenda!
N.B.: per entrambi vale una nota extra, che reputo molto interessante, ovvero la capacità di stupire, grazie alla scelta stilistica, voluta, di far apparire questi due Vini come qualcosa che non sono! Il cervello umano è abituato ad autoimpostare le proprie percezioni, anche in base a ciò che vede, attingendo alle proprie esperienze visive e dando quindi una serie di pre-connotazioni ad un determinato oggetto o prodotto (vale anche con le persone!), ma in questo caso è davvero piacevole poter giocare con i sensi e ritrovarsi ad assaggiare qualcosa di davvero inatteso, ma allo stesso tempo gradevole ed al quale si fa presto ad “abituarsi”. Credo che questi due Vini possano arricchire e di molto l’esperienza sensoriale di un Winelover grazie alla loro particolarità.
Il Rosso…e che rosso:
Taurasi DOCG 2011: anche il Taurasi deve il suo nome alla storia e lo stesso vale per l’Aglianico con il quale viene prodotto questo Vino. Infatti, Taurasi sembra derivare da Taurasia, un borgo vinicolo che i romani conquistarono a discapito degli Irpini, nel lontano 80 d.C., mentre il nome Aglianico deriva dal termine “Hellenico”, volto a definirne le sue origini greche. Fatta questa brevissima e, spero, non noiosa, premessa, parliamo di questo Taurasi, così naturalmente Vero! Le note tipiche ci sono tutte, visciola, prugna, mora di rovo e torrefazione, nonché un leggero accenno di vaniglia.
La differenza in questo caso la fanno i tannini, che seducono per eleganza e gentilezza, ma che sanno comunque farsi valere. Un Vino dal quale, per quanto dura possa essere, bisognerebbe prendere qualche anno di distacco, per poi ritrovarsi più innamorati di prima e pronti ad iniziare un nuovo cammino insieme, fatto di calore, armonia e piacevole morbidezza, ma soprattutto di grande persistenza.
Non avuto modo di assaggiare la riserva, ma già questa 2011 è capace di elargire grandi soddisfazioni a destra ed a manca!
Invito tutti gli i Winelovers a prendere in considerazione l’idea di fare una capatina nella splendida Concept Winery di Donnachiara a Montefalcione, nella quale oltre a poter provare gli ottimi Vini da me citati e tutte le altre etichette in produzione (compresa una splendida bollicina), rimarrete sicuramente affascinati dal design e dalla cura dei particolari espressi nella costruzione di questa moderna Cantina che non risulta mai in contrasto con il contesto paesaggistico in cui è inserita.
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