Il Live Wine 2015 di Milano è appena giunto al termine (complimenti a tutti gli organizzatori per il piacevolissimo evento) e dovevo subito condividere alcune impressioni con Voi, dopo due giorni trascorsi intensamente fra Vini Artigianali, Naturali, Biologici e Biodinamici…ehm… fra Vini buoni e vini meno buoni! Sì, faccio questa premessa, per il semplice fatto che il mio, al quanto scontato, ma a volte opinato, pensiero è stato più che confermato al Live Wine:
“Il Vino è Vino in ogni sua forma, sia essa biologica o meno, moderna o tradizionale, o ancora qualitativamente eccelsa o scadente, e come tale va conosciuto, vissuto e, possibilmente, capito!”
Almeno secondo il mio modesto parere, il Vino dev’essere buono ed ancor più darmi emozioni e sensazioni diverse e, in casi eccezionali, uniche a prescindere da una certificazione ai limiti del grottesco. Il suo metodo produttivo è, altresì, molto importante per quanto concerne la sincerità del prodotto ed un rispetto della materia prima, dell’ecosistema e, soprattutto, del mio organismo, ma questo non incide sulla mia soggettiva capacità di apprezzare un Vino piuttosto che l’altro, in quanto, torno a dire, dev’essere principalmente e semplicemente BUONO!!!
Sia chiaro, questo per me è un pregio che i Vini biologici ed ancor più quelli naturali italiani hanno, ovvero quello di essere tanto diversi nell’anima, ma sempre meno condizionati dalla loro artigianalità e dal ripudio quasi totale della chimica in vigna ed in Cantina, nella loro espressione organolettica. Questo perché molte aziende, già facevano Vini biologici senza dover necessariamente seguire delle riduttive linee guida europee.
Il fatto che un Vino sia naturale, Biologico, Biodinamico, insomma, non dovrebbe creare delle nicchie o delle correnti di pensiero contrastanti, se non per tutto ciò che riguarda l’uso di fitofarmaci e quant’altro, sul quale comprendo benissimo una presa di posizione netta di chi vuole, invece, produrre rispettando quella stessa Natura che dona loro ciò che poi, con il minimo artifizio e con il massimo rispetto, riescono a far evolvere in Vino.
Questa continua lotta fra amanti del Vino in genere e sostenitori delle varie correnti di pensiero “Bio”, in realtà non dovrebbe essere fomentata, bensì riequilibrata e mirata solo ad una maggior tutela di quella che è la salute dell’ecosistema e di chi ambita al suo interno…niente di più! Se parliamo, però, di qualità del prodotto finito, se parliamo di emozioni e di sensazioni, ripeto, ciò che conta è sempre e solo la capacità che il singolo uomo, o meglio, la singola Cantina, ha di colloquiare con Madre Natura e di creare insieme a lei qualcosa di speciale con le sue amate figlie Viti.
Il tempo del Vino Bio “che puzza” sembra essere finito, come sembra essere concluso il periodo di “sperimentazione empirica”, a volte un po’ troppo superficiale, di molte aziende che fino a poco tempo fa pensavano che fare un Vino Bio significasse solo non usare solfiti… ho sentito una frase che porterò con me dal Live Wine e la condivido con Voi, proprio per farvi comprendere che, alla fine dei conti, Vino bio e Vino in genere, se fatti con senno ed onestà, non sono poi così diversi: “Volevamo fare un Vino rosso che durasse nel tempo, quindi, pur restando entro i limiti della certificazione, abbiamo per forza di cose dovuto aumentare la solforosa, ma ricorda che per sentirne anche solo un accenno, dovresti scolartene una bottiglia da solo!”
Questo dovrebbe farci riflettere su quanto questa cavolo di lotta poco integrata sui solfiti sia diventata motivo di discriminazione e quanto sia strumentalizzata nel bene e nel male, quando in realtà, anche chi fa Vino senza certificazione biologica, potrebbe e dovrebbe (ed in molti casi ormai fa) ridurre a prescindere l’utilizzo di fitofarmaci e di solforosa, ma d’altro canto, nel caso dei solfiti, nessuno può biasimare chi ne fa un utilizzo corretto e ponderato al fine di donare a tutti Noi un Vino più stabile e longevo.
Molti di Voi mi diranno che esistono Vini Biologici e/o Naturali capaci di invecchiare alla grande senza alcun solfito aggiunto, ma con i soli solfiti prodotti in vinificazione ed io rispondo in anticipo, con un semplice “ben vengano, ma non sceglierò mai un Vino in base al suo contenuto di solfiti, ma sempre e solo in base a quanto esso sappia appagare il mio palato e la mia sete di emozioni!”
Al Live Wine, devo ammettere, di aver incontrato persone di grande naturalezza, nel loro modo di vedere il Vino e nella loro, chiara, passione per ciò che fanno, spesso meno condizionata dalle mere dinamiche di business che permeano il mondo del Vino in generale. E’ pur vero che ho anche conosciuto personaggi che hanno, involontariamente ammesso, di aver saputo cavalcare l’onda del “vino green”, dopo aver vinificato per anni in altra maniera, per provare a risollevare le sorti della propria azienda e qui mi lo dico e qui non lo nego…un po’ mi ha fatto storcere il naso, anche se, riflettendoci bene, se pur il fine non giustifica il mezzo, il mezzo è così positivo dal giustificare a suo modo il fine…perché diciamocelo, bio o non bio, un’azienda deve vendere per continuare ad esistere ed a portare avanti la propria filosofia!
Per fortuna, non ho sentito parlare di Vino Libero e questa è davvero una delle note più positive dell’evento, in quanto chi ha faticato ed investito in termini di tempo, lavoro e pecunia, per convertire la propria azienda al biologico ottenendo una certificazione, che pur valendo pochino in Italia ed in Europa in genere, è pur sempre una piccola garanzia in più per chi vuole bere “bio”, va rispettato.
A Milano ho trovato grandi conferme e nuove scoperte…Vini di indiscussa qualità, che potrebbero essere messi in degustazione alla cieca con le massime espressioni di quelle determinate denominazioni, prodotti con gli stessi vitigni, figurando semplicemente come grandi Vini ed in alcuni casi, a mio parere, dando del bel filo da torcere anche ai più blasonati “brand del Vino”.
Quindi il mio pensiero si sta evolvendo e ciò che mi porto con me dal Live Wine è la consapevolezza che fare Vino e farlo davvero buono, in maniera “bio” ed artigianale, è possibilissimo, ma anche, e soprattutto, che ciò in cui confido e tutti dovremmo confidare è una regolamentazione aprioristica sull’utilizzo dei solfiti e dei fitofarmaci, che non contempli un semplice bollino da attaccare alla bottiglia, bensì un evoluzione di un’agricoltura si sta facendo del male da sola da anni e sta facendo del male a chi “gode” dei suoi prodotti.
Il Vino è Vino… e quando un Vino è capace di emozionarci, diciamocelo…non declassiamo di certo quelle sensazioni così istintive e meravigliosamente soggettive perché ha un più alto contenuto di solforosa o perché qualcosa non ci va a genio nei metodi di produzione dell’azienda in questione… però, devo ammettere, che se quelle stesse sensazioni è un Vino di cui me ne posso bere una bottiglia senza avere mal di testa o, comunque, un impatto negativo sul mio organismo (entro certi limiti ovviamente), non mi dispiace affatto!
In conclusione, io continuerò a bere Vino (ma dai!?), senza discriminazioni di sorta, seguendo il mio gusto personale e la mia innata curiosità enoica, ma lo farò, di certo, con una maggior sensibilità nei confronti di una realtà, quella del Vino bio e di quello Naturale, che in Italia sta dando alla luce davvero grandi Vini!
Il mio sogno è quello che si trovi davvero un equilibrio in toto, imponendo a tutti una produzione vitivinicola più ecosostenibile e sana, entro i limiti del possibile, con norme chiare ed effettivamente applicabili, mantenendo alta la qualità del Vino italiano ed un rispetto delle tasche dei produttori che si rifletta su costi equiparati per tutti.
Nel prossimo articolo vi segnalerò le Cantine che mi hanno colpito di più, fra “orange wines” italiani e stranieri, torbidissimi prosecco Colfondo e rossi che non ti aspetti! Stay Tuned!
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