Terroir Marche un sogno, una mission, un evento tra Vini Bio e degustazioni interessanti

Domenica 17 maggio ho partecipato alla prima edizione dell’evento Terroir Marche organizzato dall’omonimo consorzio che come recita lo statuto “…non ha scopo di
lucro e si prefigge la promozione e la valorizzazione della
vitivinicoltura biologica/biodinamica marchigiana, la difesa del
territorio e dei beni comuni, la diffusione di culture e pratiche per
una economia sostenibile e solidale”.

In una stupenda Ascoli Piceno, viva e pulsante, baciati dal sole ed abbracciati da mercatini antiquari e splendide architetture storiche, in quel di Palazzo dei Capitani si è tenuto un evento davvero ben riuscito… pochi ma buoni mi verrebbe da dire se dovessi concentrare in una sola definizione le mie impressioni riguardo Terroir Marche.
11 produttori, che vi avevo elencato qui -> produttori terroir marche <-, che hanno presentato al folto pubblico di appassionati winelovers le proprie etichette biologiche e per la maggior parte prodotte con vitigni autoctoni (a parte qualche eccezione). 
La cosa più interessante, però, è stata, a mio parere, la possibilità di partecipare ad alcune degustazioni corredate di seminari a tema, riguardanti le Marche e la viticoltura regionale, alla presenza di importanti nomi dell’enosfera italiana e non solo, tra tutti Fabio Giavedoni, Armando Castagno e Sandro Sangiorgi.

Molti di Voi mi seguono da molto, altri, magari, si stanno approcciando a WineBlogRoll solo da poco, ma ciò che farò oggi, rappresenta per me una mediazione fra i miei racconti emozionali ed i reportage che solitamente faccio dopo un evento importante, in quanto non intendo “tediarvi” con una relazione prolissa e sin troppo tecnica delle due degustazioni alle quali ho partecipato, bensì andare dritto al sodo, raccontandovi le mie sensazioni e le mie emozioni riguardo i Vini che ho avuto modo di assaggiare. Lo farò raggruppandone alcuni, per non ledere alcune azienda, dato che le degustazioni, condotte impeccabilmente dagli ottimi relatori, erano forse più adatte ad “assaggiatori seriali-professionali”, che a chi cerca un reale fil rouge emozionale nelle sequenze/batterie, come me.


I Rossi

LA DISTESA: Nocenzio 2009
PIEVALTA: Marche Rosso 2013
AURORA:
Barricadiero 2006
FIORANO: Ser Balduzio IGT marche 2006
LA
VALLE DEL SOLE:
Offida rosso 2012
PANTALEONE: Boccascena igt
marche 2010
PS WINERY: Marche rosso “Pienomonte” 2010
(magnum)
VIGNETI VALLORANI: Marche rosso igt Philumene 2010


Il Montepulciano nella sua interpretazione appena fuori dai
confini di quella che tutti pensano sia la regione maggiormente
vocata per la sua produzione, ovvero l’Abruzzo, che è sicuramente
quella in cui questo vitigno ha espresso la sua eccellenza anche in
termini numerici, ma di certo non è la sola a poter produrre grandi
Vini che vedano questo vitigno in purezza o come componente
prevalente degli uvaggi.

Ciò che è scaturito dagli assaggi (alla cieca) è stata una
qualità media notevole ed un’apprezzabile longevità nei casi dei
Vini delle annate più vecchie, ma soprattutto una pulizia ed una
finezza inattesa, per Vini che vanno ben oltre il biologico in molti
casi.

Ascoltando i produttori, ancor più che il Maestro Sangiorgi, si
evince un’evoluzione notevole dell’approccio in vigna e della
responsabilizzazione del vignaiolo nei confronti, non solo del
prodotto finale, bensì del territorio e dell’ecosistema. Questo
comporta un’attenzione tangibile in ogni fase produttiva, con una
mission comune a tutti gli associati di Terroir Marche, che mira alla
ricerca di un’unità di intenti nel portare le Marche a livelli di
eccellenza anche nella vinificazione dei vitigni a bacca rossa ed in
particolare del Montepulciano.

Due Vini, il più giovane ed il più longevo hanno destato in me le emozioni più sincere meritandosi 6 cuori, ma confermo che in media tutti i Vini degustati hanno raggiunto i 4/5 cuori e non vi nego che mi aspettavo almeno una “caduta” tra gli 8, ma così non è stato! Da notare che i Vini seleziona ci fossero 7 IGT Marche ed un solo Offida Rosso.


Passiamo ai bianchi:
LA DISTESA
Gli Eremi 2001
Gli Eremi 2008
Gli Eremi 2013
anteprima
LA MARCA DI SAN MICHELE
Il Pigro 2010
Il Pigro
2011
Il Pigro 2012
PIEVALTA
San Paolo 2004
San Paolo
2006
San Paolo 2010 (magnum)



Il Verdicchio! Siamo di fronte a quello che lo stesso Armando Castagno, che ho davvero apprezzato nella sua disamina di un territorio vasto e complesso come quello degli areali del Verdicchio dei Castelli di Jesi e di Matelica, ma anche per gli azzardati, ma sempre più calzanti, parallelismi francia-italia. Era infatti dei “cru” non ufficiali del Verdicchio che si è parlato, cru che in Francia sono motivo di orgoglio e di ricerca, nonché di grandi divari in termini di prezzi, ma che in Italia in genere, ma nelle Marche in particolare, non godono ancora dell’attenzione che meriterebbero. Purtroppo questo a causa dell’impossibilità di ottenere menzioni geografiche aggiunte, che propendano alla valorizzazione di uno specifico “cru” e delineino le peculiarità specifiche di un territorio e dei suoi diversi terroir.
C’è da dire, però, che il Verdicchio, negli ultimi anni “è uscito dall’anfora” (chi vuol capire capisca) e si è vestito della sua ossimorica nuova-innata veste di Vino bianco migliore d’Italia prodotto da quello che è, probabilmente, il vitigno a bacca bianca più duttile (assaggiate dei Metodo Classico o dei Muffati base Verdicchio e capirete cosa intendo), ma un po’ come accade per il Sagrantino a Montefalco, anche quello che ha trovato il suo habitat naturale proprio nelle Marche ed è lì che è capace di suscitare le emozioni più intense. 


Ultimata la degustazione di questi 9 Vini, di aziende vicine eppure con esposizioni e caratteristiche che denotano differenze radicali nelle loro interpretazioni di questo grande vitigno, ciò che mi ha accompagnato per ben un’intera giornata (anche in vista delle mia degustazione trasversale di Verdicchio organizzata per domani) e che ancora oggi mi attanaglia la mente è un concetto semplice, ma fondamentale: “bisogna puntare sulla longevità!”… voi penserete… non dovevi di certo arrivare tu a dircelo, ma da marchigiano, posso assicurarvi che la percentuale di produttori che mira al prodotto d’annata e quindi alla vendita “facile” e dal ritorno economico subitaneo è di gran lunga maggiore a quella che, pur potendo egualmente trarre lo stesso profitto (se non maggiore) ma con tempi diversi, mira non solo alla freschezza ed alla piacevolezza della componente aromatica del Vino, bensì ad un equilibrio fra “prontezza di riflessi” sin dal primo anno di produzione e potenziale d’invecchiamento con pochi eguali in termini di vitigni autoctoni italiani.
La freschezza e la mineralità del Verdicchio, sono in grado di regalare una persistenza organolettica-mnemonica di un’armonia pazzesca e la cosa disarmante è che la 2004 e la 2001 portate in degustazione da Pievalta e La Distesa avevano raggiunto un equilibrio evolutivo notevole eppure… beh… a mio parere in ambo i casi al solo guardarli nel calice si comprendeva che sarebbe stati ancora un po’ tranquilli in Cantina nella serena consapevolezza di poter continuare il proprio viaggio introspettivo, alla ricerca di una maturità completa e meravigliosamente peculiare.


D’altro canto, i Vini de La Marca di San Michele, più giovani e di annate contigue, hanno confermato ancora una volta – come se ce ne fosse il bisogno – quanto il Verdicchio sia in grado di avere un’evoluzione secondaria, a breve termine, che sembra viaggiare separatamente, ma parallelamente, a quella a lungo termine, raffinando i profumi, armonizzando il gusto e mantenendo forte la sua sapida persistenza.


Molti di questi sarebbero potuti finire di diritto nella mia selezione e probabilmente questo evento mi porterà a valutare una seconda “mega degustazione trasversale” di Verdicchio, dopo quella di domani, ma sappiate che uno di essi ci sarà e sono certo sia stata la scelta più azzeccata in termini emozionali.


In ultimo vorrei citare due Vini che mi hanno particolarmente colpito e di cui vi parlerò più approfonditamente in futuro, ovvero l’incrocio Bruni 54 di PS Winery ed il Pinot Noir Extra Brut Rosé 36 mesi sui lieviti di Valturio.


Concludo ringraziando lo staff dell’evento e tutti i componenti del consorzio Terroir Marche per il bellissimo evento, nonché invitando tutti a visitare la meravigliosa Ascoli Piceno, dalla quale mancavo da un po’, e che mi ha davvero stupito! Una zona perfetta dove puntare il vostro compasso, per una vacanza enogastronomica nel Centro Italia ed in particolare nelle mie amate Marche!


F.S.R.
Wine is sharing!

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