Vini Vulcanici – i miei assaggi “hot” da non perdere!

Domenica nella splendida città di Orvieto si è tenuto Volcanic Wines, evento organizzato (molto bene tra l’altro) da Carlo Zucchetti, ottimo “padrone di casa”, capace di scegliere location in grande stile e di selezionare aziende davvero interessanti da portare in degustazione.
Lo dice il nome stesso, parliamo di Vini provenienti da territori vulcanici o di origine vulcanica di ogni parte d’Italia,  Sardegna, Sicilia, Campania, Toscana, Umbria, Lazio e Veneto. Nello specifico parliamo degli areali di Soave, Lessini Durello, Gambellara,
Colli Euganei, Bianco Di Pitigliano E Sovana, Orvieto, Tuscia, Veio,
Terre Etrusco Romane, Frascati, Zagarolo, Olevano Romano, Sardegna,
Campi Flegrei, Ischia, Basilicata, Vesuvio, Eolie, Etna.



Nel mio giro di degustazioni ad Orvieto ho potuto conoscere nuove realtà e ritrovare “vecchie” conoscenze ed ammetto di essere stato piacevolmente colpito dal livello medio dei Vini, anche per quanto riguarda Cantine ed etichette “minori”, ma vorrei segnalarvi in maniera estemporanea gli assaggi che mi hanno emozionato.



Inizierò con il Soave:


Motto Piane Doc Soave 2013 – Fattori (Doc Soave): davvero un Vino vulcanico, di grande mineralità e bevibilità. Già bello maturo, sia al naso che in bocca, dove le note di legno grande si percepiscono appena e vanno ad accentuare note di mandorla secca, quasi tostata e frutta candita. Lungo!


Corte Giacobbe 2014 – Cantina dal Cero (Doc Soave): fruttato, fresco, molto coerente con le note varietali al naso, che si confermano con grande armonia in bocca. Vino gastronomico!


Monte Sella 2012 – Le Mandolare (Soave Classico): un po’ di legno anche in questo classico, che a mio parere manifesta a pieno le potenzialità del Soave, mantenendo intatte le note varietali fresche di fiori bianchi e cedro, ma spingendosi oltre, con delicati accenni di miele e caramello. In bocca l’entrata è piena, intensa ed il finale amandorlato è davvero durevole e godevole.


Auge 2012 – Villa Canestrari (Soave Superiore Riserva): davvero un Vino distintivo, con un utilizzo del taglio (Chardonnay) e del legno, a dir poco oculato. Frutta, spezie e note balsamiche di tengono per mano e fanno un bel “girotondo” che termina con tutti giù nel sorso, che arriva pieno, fresco, ma già sulla via dell’evoluzione, che fa pensare ad un Vino da tenere qualche annetto in Cantina senza timori per arrivare al suo apice.

Lessini Durello:



Durello Superiore 2008 – Sandro De Bruno (Monti Lessini Doc Durello Superiore): tutti i Vini di quest’azienda sono davvero interessanti, ma per assurdo avevo avuto modo di assaggiare il Metodo Classico ottenuto dalle uve Durella, ma non questo bianco fermo capace di evolvere lentamente e di arrivare in grande spolvero con quest’annata 2008. Un Vino che nonostante mi fosse stato servito praticamente “brinato” ha il carattere per tirar fuori un naso di rara bellezza, con la pera a farla da padrona, ma c’è spazio anche per menta e sensazioni minerali che rievocano i grandi Riesling.
In bocca è un signor Vino, spavaldo ed instancabile.


Toscana/Pitigliano:


Matan 2012 – La Biagiola (IGT Toscana Bianco): un Vino figlio della “terra”, che sa di storia e di Natura. Uno dei pochi assaggiati avendo l’opportunità di scambiare quattro chiacchiere con il produttore (in questo caso la produttrice), cosa che indubbiamente rappresenta per un curioso chiacchierone come me un valore aggiunto. Vermentino e Viognier per una spremuta di spontaneaità. dalle erbe ai fiori, nulla che faccia pensare al vezzo umano, bensì all’espressione viva e vegeta-tiva di Madre Natura. In bocca… bello bello! Minerale quanto basta, ma soprattutto, originale e mai noioso! Ci piace!


La Maliosa 2013 (IGT Bianco Toscana): dei tre Procanico che ho avuto modo di assaggiare in questa occasione è risultato essere il trait d’union fra Vini convenzionali e Naturali, pur essendo un Naturale a tutti gli effetti! Colore tipico dei fermentati sulle bucce, ma naso pulito, privo di alcuna stonatura da “puzze e puzzette”, i 6 mesi in botte grande donano note davvero intense di miele di castagno, oltre alla mela cotogna ed a ricordi di spezie orientali. In bocca sono spiazzato dal suo equilibrio, che, come mi dice il produttore (i produttori che ho conosciuto erano praticamente tutti vicini), è fatto di attenzione maniacale in vigna, al fine di portare in Cantina uve sanissime che possano esprimere senza alcun intervento invasivo dell’uomo il loro cammino verso il calice. L’enologo c’è e è da oscar, in quanto ha saputo lavorare sulla pulizia e lo stile, nella creazione di un Vino Vero a prescindere da certificazioni (che ha) e dalla mera filosofia naturale. Questo è un Vino piacevole al naso e davvero coerente ed armonico in bocca. 

Orvieto/Lago di Corbara:


Luigi & Giovanna 2012 – Barberani (Doc Orvieto Classico Superiore): una delle grandi riconferme della manifestazione, dato che questo Vini ho avuto modo di assaggiarlo anche nella precedente annata e che conosco bene tutta la linea dell’azienda Barberani, che non delude mai in quanto ad equilibrio e stile e fra consapevolezza tecnica e naturalità. Vini belli, puliti e privi di sbavature, pur avendo un’originalità spiccata, che mi permetterebbero di riconoscere questo Luigi & Giovanna fra mille, con le sue classiche note varietali del grechetto arricchite degli armoni peculiari della Muffa Nobile. Un Vino che gioca a stuzzicare l’avventore, con il suo naso delicato ed il suo sorso intenso, equamente sapido, per poi stenderti col finale infinito di mandorla.

Solideo di Salviano 2012 – Titignano (Lago di Corbara Doc): Cabernet Sauvignon con un 1/5 di Merlot, che stupisce per la croccantezza del frutto ed intriga con la pre-terziarizzazione speziata e tostata dovuta all’affinamento in legno. Bocca intensa, suadente, dal tannino muscoloso, ma non eccessivamente burbero. Vino da Cantina!


Lazio/Tuscia:


Ametis 2014 – Papalino (IGT Lazio Grechetto): un giovanissimo produttore, che ha già le idee molto chiare sul suo futuro in azienda, mi versa questo Grechetto e non vi nego che dopo oltre 70 assaggi…come dire… non è che avessi proprio la voglia matta di un grechetto! Eppure mi sbagliavo, perché questo è stato uno degli assaggi più easy e più spiazzanti della degustazione, in quanto si tratta di un Grechetto che poco ha a che fare con la sua versione meramente umbra, che mi ha colpito per l’asse aromatico completamente spostato verso le note amandorlate e tostate, ma nulla a che fare con il tostato “da legno”, sia chiaro, qui si fa solo acciaio! Un Vino anomalo e per questo molto interessante! Piccola Cantina da tenere d’occhio!

Pian di Stelle 2012 – Agricola Antonella Pacchiarotti (IGT Lazio Rosato): ma che bel rosato! L’unico assaggiato in tutta la manifestazione, ma davvero uno dei calici che mi sono goduto di più in quella giornata così umida. Bello vivo al naso e sincero in bocca, con un fascino estivo, che va oltre la facile freschezza, contemplando una maggior struttura ed un abbrivio evolutivo inatteso per un rosato. L’Aleatico è davvero un vitigno straordinario! Aragosta non ti temo! Abbinamento cromatico-organolettico perfetto a mio parere…altro che aperitivo!

Habemus 2012 – Agricola San Giovenale (IGT Lazio Rosso): senza ombra di dubbio l’assaggio del giorno, senza nulla togliere agli altri Vini degustati, ma mai mi sarei aspettato di trovare un Vino di tale complessità ed eleganza a breve e lungo termine nella parte di banco d’assaggio dedicata al Lazio, tra l’altro confermato da amici incontrati sul posto che hanno seguito la mia dritta e sono rimasti egualmente colpiti dalla valenza di questo Vino. Vi assicuro che questo è uno di quegli assaggi che non si dimenticano, tanto che ho deciso di approfondire la conoscenza di questo Vino e della Cantina produttrice nei prossimi giorni, quindi… a presto per la sua descrizione organolettica-emozionale completa! 

Sardegna:

Puistéris 2011 – Cantina il Nuraghe (Doc Semidano di Mogoro Superiore): uno dei Vini più importanti che affascina per la sua tipicità, ma che impressiona per l’armonia al palato. Il Puistéris è un Vino che sa emozionare perciò bando alle mere descrizioni organolettiche e beviamolo! Ne vale la pena!

Etna:

Petralava 2014 – Antichi Vinai (Doc Etna Bianco): forse il vero Vino figlio del fuoco tra quelli assaggiati, ma come poteva essere altrimenti, dato il terreno nel quale affondano le radici le viti di Carricante e Catarratto? Un Vino di grande mineralità come solo i Vini etnei sanno essere, con la loro grafite, la cenere, polvere da sparo fino a completare lo spettro minerale con delle delicate ed evocative sfumature marine. In bocca è un piacere secco e…siciliano… in tutto e per tutto espressione della sua terra e del suo terroir.

Una nota particolare per i Passiti Vulcanici, che vi segnalerò tramite le foto che ho scattato a quelli che mi hanno colpito di più, in quanto ho voluto assaggiarli tutti, giusto per concludere in dolcezza l’evento e che sono certo avrete modo di approfondire voi con i vostri assaggi.
I Vini Vulcanici sono davvero molto diversi fra loro ed ogni terroir racchiude in sè un piccolo grande segreto, che non è sempre fatto di “tanta” mineralità, bensì di equilibri “sostanziali” (in tutti i sensi) che determinano peculiarità organolettiche davvero diverse fra loro, ma sempre molto interessanti.
La sapidità non regna sovrana, ma l’armonia è sicuramente agevolata da territori così vocati.

In conclusione faccio i miei consueti complimenti all’organizzazione ed a tutte le aziende che hanno messo a disposizione per proprie referenze, ribadendo la mia personale percezione di una qualità media in continua fase ascensionale, soprattutto per quanto concerne il Centro Italia.
Ultimissimo invito a visitare la meravigliosa Orvieto, città davvero mozzafiato!

Al prossimo assaggio!



F.S.R.
#WineIsSharing

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