Wine Blog Roll – Il meglio della settimana

In Vino Veritas

Oggi non vi parlerò di alcuna azienda, non troverete descrizioni organolettiche né tanto meno emozionali dei Vini che degusto, bensì voglio condividere con Voi un istante, un pensiero, uno stato d’animo che oggi mi pervade l’animo e mi fa sentire vivo, pulsante, malinconicamente innamorato di un mondo, che sa esprimere il meglio delle persone attraverso il meglio della Natura e viceversa. Lo farò dandovi la mia personale ed opinabile interpretazione della celebre massima “in Vino Veritas” . 


In questi anni ho macinato km, ho conosciuto persone più o meno compatibili con me ed i miei valori e personaggi più o meno noti capaci di suscitare in me sensazioni differenti, a volte contrastanti a volte pienamente coerenti con il mio essere, così… semplicemente Vero!

La Verità è alla base dell’esistenza stessa… condizione intrinseca del rispetto e di ogni valore quale l’Amicizia e l’Amore… il Vero dona a qualsiasi accadimento la dignità di essere vissuto fino in fondo, al fine di diventare parte integrante della nostra persona.

Vi dico queste cose, perché la mia passione per il Vino è un po’ come la Fede… può essere messa alla prova dagli eventi, può vacillare a causa di situazioni e sentimenti che minano le mie certezze, la mia serenità, eppure proprio come si crede in Dio, io credo nella Verità ed in chi è capace di incarnarla, perché se c’è una cosa che ho capito assaggiando più di 800 Vini l’anno è che non si può mai e poi mai capire davvero un Vino senza conoscere chi lo ha fatto e senza aver respirato l’aria della terra in cui quel Vino è stato concepito da Madre Natura avendo la Donna e/o l’uomo come ostetrica/ostetrico (si esistono anche loro!). Dite che ci può stare come metafora? Dai fate questo sforzo!

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Dalle Baccanali al Nudo “artistico” per promuovere il Vino italiano in Russia

Oggi in molti stanno parlando del presunto spot di un noto importatore/distributore di Vini italiani in Russia (del quale leggerete il nome guardando il Video), nel quale viene utilizzata la figura della donna in maniera quanto meno opinabile.

Chiariamo subito che in realtà si tratta di una sorta di backstage di un calendario (se in stile “Pirelli” o “Camionista” decidetelo voi), pubblicato per l’azienda in questione, presumo per i propri clienti, ma dato che il video sta diventando virale può essere assimilato ad uno spot a tutti gli effetti.

Fermo restando che la figura femminile ed i nudi “video-fotografici” così detti “artistici” ormai sono ovunque, dai cartelloni pubblicitari agli spot televisivi, francamente l’abbinamento al Vino, almeno in Italia, potrebbe sembrare azzardato, per fattori culturali sia legati al rispetto della Donna, che alla nostra concezione del Vino.

Clicca qui per vedere il video (se vuoi!)

Sta di fatto che a pensarci bene, non è poi stato fatto nulla di così “innovativo”, dato che nei secoli decine e decine di pittori hanno interpretato il soggetto delle Baccanali contemplando il nudo di Donna come figura imprescindibile da esso, ma ciò che mi dispiace è che, purtroppo, dubito che in Russia possano interpretarlo in maniera così erudita (senza nulla togliere alla grande storia culturale ed artistica Russa), per via del semplice fatto che il maschilismo è ancora radicato nella mentalità di una nazione che non ha mai brillato per il rispetto della Donna (vi siete chiesti come mai non vi siano anche uomini nudi all’interno dello Spot?). L’Arte è parte integrante della nostra cultura ed è perfettamente abbinabile al Vino in ogni sua forma (qui parlai del Vino nella pittura), ma in questo caso, vedo davvero forzata un’interpretazione simile dello spot in qustione. Fosse almeno ben fatto… al di là della qualità delle immagini, riprese sicuramente con strumentazioni di ultima generazione, il video è davvero povero di contenuti e non ha nulla di artistico. Allusivo e probabilmente sessista e che non ha nulla a che vedere con il Vino e con la vitivinicoltura. 


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Il Moscato e la Barbera di Beppe Marino

Venite con me in Piemonte? Dai… salite sù e partiamo!
Siamo a Santo Stefano in Belbo, presso l’azienda di Beppe Marino, una piccola realtà a conduzione famigliare, a cavallo tra Langhe e Monferrato, in un’area particolarmente adatta alla coltivazione delle uve Moscato. L’azienda è stata fondata nel 1972 dal papà, Beppe, che per anni l’ha amministrata insieme alla moglie Rosalba. Dopo aver terminato gli studi di Enologia, il figlio Maurizio è divenuto a tutti gli effetti operativo, portando una ventata di novità con le sue conoscenze e la sua grande curiosità verso i macchinari e l’enotecnica. 

Ciò che mi ha colpito maggiormente di questa Cantina è l’indissolubile legame tra i propri Vini ed il territorio: ognuno dei Vini prodotti, infatti, proviene da vitigni autoctoni di vigneti di proprietà, curati in maniera esemplare.  Pur non avendo certificazioni di tipo BIO, in casa “Beppe Marino”, si mira a ridurre al minimo l’impiego di sostanze chimiche ed a mantenere  intatta la naturale conformazione, tanto preziosa per la coltivazione della vite, di.un territorio davvero speciale per caratteristiche biologiche, chimiche e fisiche.
La tradizione vitivinicola piemontese si fonde al meglio con le più moderne tecniche di lavorazione, permettendo la produzioni di Vini davvero interessanti come quelli che ho avuto modo di assaggiare ed in particolare il Moscato e la Barbera di cui vi parlerò: 


Santo Stefano 2014 Moscato d’Asti DOCG: abbinando uno dei terroir più vocati per il Moscato alla grande consapevolezza dell’azienda Beppe Marino nella sua cura in vigna e ad un’attenta e rispettosa vinificazione in Cantina, si ottiene questo Santo Stefano, nettare dall’aromaticità fine e persistente come il suo perlage, con note che spaziano dal gelsomino, alla camomilla, fino ad arrivare alle classiche note “dolci” di miele di acacia, con un finale degno di una boulangerie aperta da qualche ora, in cui l’odore della panificazione si sia già espanso nell’aria in maniera omogenea ed invitante, ma non troppo aggressiva. Il sorso è delicatamente dolce, senza esasperazioni di genere e con noia e stucchevolezza tenute a bada da una inconfutabile freschezza. Un Vino che da solo fa già festa e che rende il finale di qualsiasi pasto più luminoso e propositivo. 


Momparone 2012 – Barbera d’Asti Superiore DOCG: vi dico, intanto, che questa Barbera mi ha colpito molto, per potenza espressiva ed un susseguirsi di sensazioni nette, ma ben amalgamate che non mi aspettavo! Il passaggio in barrique è il primo a pervenire con la sua speziatura prima dolce poi peposa, sigarosa e torrefatta, ma poi è il frutto, con la sua prugna e la sua ciliegia selvatica ad arrivare al mio naso. Note di rosmarino e di sapa, ma perfettamente integrate nel complesso bouquet di questo Momparone. Il sorso è potente, intrigante e pregno di vitalità dinamica! Un Vino che non ha nulla di misterioso, in quanto parla chiaro e sa essere schietto come il suo tannino e come chi lo produce con tanta attenzione e coerenza.
Aspettate qualche anno e sarà davvero al massimo del suo potenziale espressivo ed emozionale! Comunque già foriero di sensazioni degne di nota, che non si perdono nel tempo, bensì restano intatte nel corpo e nella mente… stappatene una bottiglia con la o le persone giuste ed anche il vostro cuore difficilmente lo dimenticherà!

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Vini Vulcanici – i miei assaggi “hot” da non perdere!

Domenica nella splendida città di Orvieto si è tenuto Volcanic Wines, evento organizzato (molto bene tra l’altro) da Carlo Zucchetti, ottimo “padrone di casa”, capace di scegliere location in grande stile e di selezionare aziende davvero interessanti da portare in degustazione.
Lo dice il nome stesso, parliamo di Vini provenienti da territori vulcanici o di origine vulcanica di ogni parte d’Italia,  Sardegna, Sicilia, Campania, Toscana, Umbria, Lazio e Veneto. Nello specifico parliamo degli areali di Soave, Lessini Durello, Gambellara, Colli Euganei, Bianco Di Pitigliano E Sovana, Orvieto, Tuscia, Veio, Terre Etrusco Romane, Frascati, Zagarolo, Olevano Romano, Sardegna, Campi Flegrei, Ischia, Basilicata, Vesuvio, Eolie, Etna. 


Nel mio giro di degustazioni ad Orvieto ho potuto conoscere nuove realtà e ritrovare “vecchie” conoscenze ed ammetto di essere stato piacevolmente colpito dal livello medio dei Vini, anche per quanto riguarda Cantine ed etichette “minori”, ma vorrei segnalarvi in maniera estemporanea gli assaggi che mi hanno emozionato. 


Inizierò con il Soave:

Motto Piane Doc Soave 2013 – Fattori (Doc Soave): davvero un Vino vulcanico, di grande mineralità e bevibilità. Già bello maturo, sia al naso che in bocca, dove le note di legno grande si percepiscono appena e vanno ad accentuare note di mandorla secca, quasi tostata e frutta candita. Lungo!

Corte Giacobbe 2014 – Cantina dal Cero (Doc Soave): fruttato, fresco, molto coerente con le note varietali al naso, che si confermano con grande armonia in bocca. Vino gastronomico!

Monte Sella 2012 – Le Mandolare (Soave Classico): un po’ di legno anche in questo classico, che a mio parere manifesta a pieno le potenzialità del Soave, mantenendo intatte le note varietali fresche di fiori bianchi e cedro, ma spingendosi oltre, con delicati accenni di miele e caramello. In bocca l’entrata è piena, intensa ed il finale amandorlato è davvero durevole e godevole.

Auge 2012 – Villa Canestrari (Soave Superiore Riserva): davvero un Vino distintivo, con un utilizzo del taglio (Chardonnay) e del legno, a dir poco oculato. Frutta, spezie e note balsamiche di tengono per mano e fanno un bel “girotondo” che termina con tutti giù nel sorso, che arriva pieno, fresco, ma già sulla via dell’evoluzione, che fa pensare ad un Vino da tenere qualche annetto in Cantina senza timori per arrivare al suo apice.

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Cantine Aperte – Open Cellars – 2015

Anche quest’anno torna Cantine Aperte,  l’appuntamento più atteso dai turisti enogastronomici italiani e stranieri che si troveranno a girare per le Cantine delle meravigliose regioni d’Italia nel weekend del 30 e del 31 maggio (in alcune regioni anche lunedì 1 e martedì 2 giugno).

L’evento più importante organizzato dal Movimento Turismo del Vino quest’anno abbina alle degustazioni ed ai tour in Cantina un’iniziativa che coinvolgerà le community di Instagramers italiane, ovvero il contest “Bevi cosa Vedi”, che premierà i migliori scatti che raccontino l’abbinamento vino e territorio. Dalle degustazioni alle visite in vigna, numerose saranno le iniziative che dalle Alpi all’Etna celebreranno il sodalizio tra vino e foto.

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Vini Simbiotici nati da un Arcipelago fatto di “Isole del Vino”

Oggi vi parlerò di una realtà che rappresenta, a mio parere, il giusto ed equo connubio fra imprenditorialità e rispetto del territorio e della materia prima, fra tradizione generale e specificità territoriale, ovvero l’Arcipelago Muratori.
Lo dice il nome stesso, “arcipelago”, che sin da subito mi incuriosì, tanto da volerne approfondire la motivazione ed in fondo si tratta di un’ovvia, ma molto originale, soluzione che vede la Famiglia Muratori come artefice di un progetto che coinvolge un metaforico arcipelago di “isole” vitivinicole, formate dalle loro Tenute localizzate in diverse aree della penisola. 


L’idea dell’Arcipelago nasce nel 1999, quando il papà di Michela Muratori (bravissima responsabile della comunicazione aziendale con la quale ho avuto modo di confrontarmi) ed i suoi fratelli conoscono Francesco Iacono, allora ricercatore e professore all’Istituto San Michele all’Adige di Trento. Francesco aveva un sogno: pensare prima ai suoli e conseguentemente al Vino che maggiormente sarebbe stato in grado di valorizzare quegli ambienti. Un filosofia, a mio parere, tanto sensata quanto a volte snobbata. In questo caso, però, il sogno di Francesco si è realizzato, grazie allo spirito imprenditoriale della Famiglia Muratori, ma anche ad una buona dose di pazienza e lungimiranza, in quanto sono state individuate quattro zone diverse d’Italia dove produrre quattro Vini diversi, dando, così, vita all’Arcipelago Muratori. Quattro “isole” ideali, 160 ettari di vigne e Cantine davvero molto belle: la Franciacorta con Villa Crespia, terra natìa dei Muratori, dedicata alla produzione di Franciacorta ovviamente, la Val di Cornia suveretana con la Tenuta Rubbia al Colle che nasce per produrre solo Vini rossi con varietà italiche e, separatamente, nella versione bordolese, a sud in Campania dove Francesco Iacono ha le sue origini, vengono individuate, invece le altre due “isole”, quella vera l’Isola d’Ischia per la produzione di uno splendito Passito secco Giardini Arimei, che è anche il nome della Tenuta, ed infine il Sannio beneventano, dove a Oppida Aminea vengono prodotti quelli che la famiglia chiama con la giusta dose di ironia-sinestetica “vini gialli”: Falanghina, Fiano, Greco e Coda di Volpe in purezza. 

La storia vitivinicola vera della famiglia inizia, quindi, ufficialmente solo 16 anni fa, “ma sulla tavola del nonno – mi confida Michela – il Vino lo si è sempre bevuto, fin da piccoli quando ce lo allungava con l’acqua.” Un nonno, imprenditore tessile con la passione per il Vino, che amava brindare con Vini piemontesi e francesi, quindi, di certo un buon palato! Avendo da sempre sostenuto i rossi del territorio, quelli che oggi si chiamano Curtefranca, ma anche quelli della vicina Valcalepio, è stato, per lui, un “duro colpo” in effetti quando nel ’99 Francesco Iacono pensa a produrre solo metodo classico in Franciacorta. Prima di riuscire ad ammettere la qualità del Sangiovese di Suvereto, ce ne sono voluti di calici al nonno!

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