Incontri tra Wine Bloggers in Cantina – Tra grandi Vini, divertenti aneddoti ed interessanti spunti di riflessione

Se c’è un’azienda in cui mi senta a casa, quando sono nelle Marche, quella è sicuramente l’Az. Socci.
Una realtà di cui in pochi hanno scritto, solo perché il low profile della famiglia Socci, la loro umiltà e la produzione esigua (per lo più dedicata al mercato locale) non hanno permesso a molti di conoscerla e, soprattutto, di assaggiare i loro Vini. Vi dico questo, in quanto sembra che tra i primi a scriverne siano stati due giovani Wine Bloggers, Matteo Carlucci de il Taccuvino e Francesco Saverio Russo di…come si diamine si chiama?!? Ah…sì… Wineblogroll! 😀
Questo tempismo nello scrivere si è riconfermato giorni anche nel visitare la cantina, che ha visto me e Matteo trovarci contemporaneamente a casa dei Socci, in quella che è stata una giornata memorabile in quanto a chiacchierate estemporanee, discorsi intorno e dentro al Vino, ma soprattutto degustazioni niente male!
Con moglie e baby-sommelier di due mesi al seguito Matteo ha accettato la mia sana “sfida” di condivisione portando qualche prodotto tipico della sua terra, la Romagna, ed io ho fatto lo stesso con preparando la mitica crescia marchigiana, ma ciò che ha trasformato la giornata in qualcosa di più di una “semplice” degustazione in Cantina in un aperto confronto sul Vino e sulla passione enoica, con divertenti e fondamentali digressioni e variazioni sul tema dal Bigfoot, all’alieno, fino alla dieta dei neonati.
Come già scritto e descritto nel mio articolo sull’Az. Vitivinicola Socci un annetto fa, la loro produzione è esclusivamente dedicata al Verdicchio declinato in 3 versioni + 1 in arrivo e le nuove annate di Deserto e Martina (il Marika non è stato prodotto nel 2014 in quanto Pierluigi non reputava l’annata all’altezza del loro Vino più espressivo) hanno saputo regalarci emozioni sincere, trasformando un’annata difficile come quella scorsa, in un’occasione per emergere e far valere la qualità del proprio terroir e, soprattutto, la capacità di saper decidere per il meglio, avendo aspettato quel tanto che bastasse per portare in Cantina uve sane e mature, nonostante un 2014 così complesso.
Se è vero che il Martina ha perso un grado ed il Deserto mezzo, è anche vero che il Verdicchio gode i una struttura talmente importante da non temere questo genere di “decurtazioni alcoliche”, anzi… in alcuni casi, può persino rendere la beva più piacevole e meno impegnativa, cosa che per un Vino duttile nell’abbinamento come il Verdicchio a mio parere è davvero un toccasana.

Lascerò a Matteo, per cavalleria fra bloggers e perché ho già avuto modo di parlare delle nuova annata del Deserto, il piacere di descrivervi al suo rientro e nel suo blog i Vini assaggiati, segnalandovi però l’uscita a dicembre del primo Metodo Classico di firmato Socci, che a giudicare dalla sua evoluzione (lo seguo ormai da più di un anno) è destinato a far parlare molto di sé… anche se ha un terribile difetto… come prima annata ne sono state prodotte solo 600 bottiglie e calcolando quelle che mi sono già fatto fuori io e quelle dedicate alle degustazioni, credo che ne verranno immesse nel mercato non più di 500 (io consiglio di preordinarle… e non lo dico a fine promozionale… ma solo perché ne vale davvero la pena… anzi… a pensarci bene non ordinatele! Altrimenti poi io cosa bevo?!).


L’incontro fra Wine Blogger prosegue con la condivisione di Matteo, ovvero un’Albana, simbolo della sua terra, che vanta grande espressività. Parliamo del Fiorile 2012 di Fondo San Giuseppe, Vino particolare, che non ha nulla di enologico, ma tanto di territorio, di varietale e di passione: il naso ricorda inizialmente la Retzina, per poi aprirsi in un frutto giallo delicato ed una buona dose di mineralità pietrosa.  In bocca è fresco, ruvido quanto basta per far capire che si tratti di una vera Albana col suo corredo tannico intatto se pur educato da due anni di maturazione in cemento, ma soprattutto piacevole e bevibile nonostante la sua struttura. Un Vino pulito in senso lato, che miri a togliere tutto il superfluo (persino i lieviti) dalla lista di cose da addizionare in vinificazione, al fine di dar luogo ad un processo il può spontaneo possibile e ad un’espressione pura e semplice del terroir e delle vigne vecchie oltre 40 anni.


Io, da par mio, ho portato il mio inseparabile amico di “sharing”, ovvero il Cerasa di Michele Calò & Figli, che da quando conosco Giovanni Calò è diventato il principe delle mie estati e non vi nego che anche in primavera ed autunno qualche bottiglia ne condivido volentieri!

Grande interpretazione dell’annata 2014 anche da parte dei fratelli Calò, che portano il Rosato all’apice, in maniera esemplare, senza compromesso alcuno.

Il Colore del Cerasa, nonostante le piccole normali variazioni di tono dovute all’annata, è sempre uno spettacolo, ma il naso lo è ancor di più, con i suoi piccoli frutti rossi, la fragolina selvatica, la ciliegia, addirittura una leggera nota d’agrume, per poi passare alla rosa ed al mirto, al rosmarino, fino a completare tutto con una meravigliosa nota di cappero salato (anticipata alla grande dal caro Matteo) che ricorda il mare. In bocca la piccola percentuale che passa in barrique contribuisce ad agevolare il tannino, presente, ma di grande piacevolezza, come a voler rimarcare che il Rosato Salentino è un VINO, che non ha nulla da invidiare ad un Rosso! Coerente con il suo naso ripete il finale salino, marino, sapido e minerale che invita ad un susseguirsi di sorsi potenzialmente infinito!


Concluso in bellezza con una “sfida” impari di sboccatura in acqua, fra me (alle prime armi) ed il mitico Pierluigi Socci, ormai grande esperto, che ha portato comunque all’assaggio di due interessanti metodo classico, il primo, proprio quello dell’Az. Socci già pronto e meravigliosamente maturo ed il secondo, il Sauvignon “sperimentale” del giovane Matteo Maggi che mi ha stupito per la qualità della base e che (avendo solo 6 mesi sur lie) sono davvero curioso di riassaggiare più avanti. 

Ah… stavo quasi per dimenticare i “titoli di coda”…scritti con l’inchiostro oro antico del Sulé di Orsolani… Caluso Passito dal naso intenso, dalla frutta stramatura ai toni boisé, con note di radice di liquirizia e spezie. Un piacere sorseggiarlo in piedi durante i saluti, trasformando il Vino da “meditazione” in Vino da conviviale condivisione! Il legno c’è e si sente, ma è così che deve essere ed è così che ci piace il passito che fanno nella Docg di Erbaluce di Caluso.
Ecco qua, una piacevole giornata in famiglia… la grande e sempre accogliente famiglia del Vino, della quale tutti i Wine Bloggers sono e dovrebbero sentirsi umili figli.  Tra un bicchiere di Vino, una fetta di salame, gli appunti sul taccuino di Matteo e qualche emozione descritta velocemente sul mio smartphone, abbiamo trovato anche il tempo per un selfie che, credo, riassuma al meglio l’informalità e la spontaneità di questi incontri!


Ora, dato che potrei scrivere un libro sulla massima “da cosa nasce cosa”, il mio obiettivo è quello di riunire tutti i giovani Wine Bloggers italiani (e magari non solo italiani) in occasione di un evento come il Merano Wine Festival ed organizzare degli incontri nelle Cantine condivise dai Wine Bloggers stessi, al fine di passare altre giornate così piacevoli e di poter comunicare il Vino con un impatto ancora più contemporaneo e vincente, perché … Wine is sharing e l’unione fa la forza! 😉

M’è rimasto da dire solo tutti per uno uno per tutti, ma fa troppo 3 Moschettieri e noi Wine Bloggers, per fortuna, siamo molti di più! Cari “colleghi” e cari produttori, contattatemi per saperne di più: wineblogroll@gmail.com.




F.S.R.
#WineIsSharing

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