Il Vino è condivisione

Continuo a parlare di Vino, tra amici winelovers, con produttori italiani e stranieri e più vado avanti nel mio istintivo viaggio alla scoperta di un mondo così immenso ed in continuo divenire dal renderne inafferrabile una completa comprensione, più mi rendo conto di quanto alcune “regole” della vita di tutti i giorni non valgano quando si mette piede nell’enosfera.

Ultimamente sento frasi del tipo: “Tu sei troppo buono… in questo settore ti mangeranno vivo!” o ancora “Dovresti farne un lavoro!Sfrutta il momento!” , “Tu devi schierarti altrimenti sembri uno che non ha opinioni!” o la migliore “Non puoi bere Vini convenzionali se ti piacciono quelli Naturali!”… ce n’è un po’ per tutti i gusti, insomma! :-p
Tra i miei incontri reali e quelli virtuali sui social, che spesso hanno una continuità ed un’intensità così importanti e tangibili da rendere anch’essi più che reali, sono sempre alla ricerca di nuovo pareri e nuovi punti di vista e questo per il semplice fatto che, che grazie alle mie esperienze di vita, piuttosto che professionali, ho sempre pensato che il miglior modo per approcciarsi alla vita sia il principio socratico per il quale pur avendo consapevolezza di sè stessi, almeno in parte, si accetta di non sapere… non sapere mai abbastanza… non avere fra le mani la verità assoluta aiuta a raggiungere piccoli frammenti di opinabili, ma sicuramente più complete e meno soggettive verità.
Il mondo del Vino è un po’ come il calcio e la cucina per gli italiani, tutti possono dire la loro, ma poi quando si va a fondo ci si rende conto di quanto sia un discorso a sé, per via del fatto che, mentre chiunque ha dato un calcio ad un pallone almeno una volta nella vita o si è cimentato con la preparazione di una qualsiasi ricetta, sono pochi quelli che hanno davvero vissuto il Vino, che lo conoscono in maniera diretta, se non attraverso qualche calice assaggiato da bottiglie lontane dalla loro terra natìa.
E’ strano… è strano quando vedi persone tacciate di eresia da altre persone che condividono la passione per il Vino, perché non si accetta e non si concepisce la possibilità di amare il Vino a modo proprio, in maniera personale, incondizionata o condizionata… ma comunque secondo le proprie sensazioni.
Perché siamo arrivati al punto in cui sembra intollerabile il fatto che qualcuno apprezzi con estremo piacere e gusto un calice di Vino “naturale”, per poi non avere problemi nello stapparsi un Vino più “convenzionale” reputandoli ottimi entrambi? 
Io sono il primo a credere nei principi ed in quanto tali sono completamente d’accordo con chi sostiene che alcune dinamiche dentro ed intorno al Vino ledano l’intero sistema produttivo italiano, ma noi amanti del Vino che ogni giorno ci confrontiamo, ci scontriamo, ci ritroviamo a fare disamine più o meno approfondite riguardo un “caso”, un’azienda o una singola etichetta, quanti siamo? Forse il 5% di chi beve Vino volendo sparare una percentuale arrotondata per eccesso?!?
Ci preoccupiamo di diatribe fra viticoltori certificati e non, quando il Vino più bevuto in Italia è un Vino industriale? Non sarebbe più saggio ed anche più costruttivo parlare di Vino in maniera più rilassata, leggera e, sì ponderata ed approfondita, ma altresì accessibile a tutti? Certe diatribe e certi approcci meramente distruttivi non portano ad un distacco comune nei riguardi di qualcosa che oltre a tecnica e burocrazia, oltre a scelte ideologiche ed azioni di marketing è o almeno dovrebbe essere cultura popolare, vitalità, socialità e condivisione?
Il Vino non è mio, non è vostro, il Vino è di tutti, ma attualmente il Vino non è per tutti, in quanto ciò che “tutti” bevono è qualcosa di diametralmente opposto a ciò che possa provocare sincere emozioni, a qualcosa che faccia della sua diversità e dalla sua “annualità” il frutto più bello del team working tra uomo & Natura.
Il focus credo sempre di più debbano essere qualità, pulizia e trasparenza, dove per qualità intendo portare uve sane e mature in cantina, con un abbattimento graduale, ma costante della chimica in vigna ed in cantina, per pulizia intendo sia quella in cantina che quella interiore e per trasparenza regole più chiare, certificazioni meno fittizie ed insensate, ma soprattutto un’etichetta che dica cosa minchia ci stiamo bevendo!


Rifuggo
tutto ciò che è meramente industriale, aborro i concimi chimici e tutto
ciò che miri ad illudere, a prendersi gioco di me e dei miei sensi, ma
credo che sia solo questione di consapevolezza, di approccio e sono il primo ad emozionarsi come un bambino a Natale davanti ad un bicchiere di Tafón di
Stefano Legnani o di Rapp di Rocco di Carpeneto
, ma non nego di essere profondamente innamorato del
Podium di Gioacchino Garofoli e dei Vini di Tramin. Cito questi due perché ultimamente mi è capitato di provare emozioni forti e sincere con queste due bottiglie, ma ne potrei citare a decine… forse centinaia di Vini “naturali” che ho Amato bere ed Amo ribere e Vini “convenzionali” che comprerei e stapperei ogni volta in cui ho bisogno di un sorriso.



Comunicare il Vino in maniera opportuna e tecnicamente impeccabile è importante, lanciare messaggi intrisi di valori e principi sani lo è altrettanto, soprattutto in questa era. ma far avvicinare nuovi potenziali appassionati, che hanno dentro il fuoco sacro del winelover, ma devono solo scoprirlo, è fondamentale!

Parliamo di Vino, confrontiamoci e scontriamoci se serve ad arrivare ad uno step successivo, ma facciamolo con rispetto e leggerezza, apprezzando le diversità e se possiamo rendendole nostre o semplicemente lasciando che esistano e vengano espresse.
Viviamo in un mondo in cui se ogni tanto si beve un bicchiere di coca cola e si affogano momenti di down nella Nutella siamo tutti giustificati e ci ridiamo sù, ma se qualcuno viene beccato a bere un calice di Vino di aziende che di industriale non hanno nulla, ma che hanno avuto Competenza? Spirito imprenditoriale? Fattore “C”? Per diventare più grandi di altri si rischia di scatenare una guerra… Accettiamo (o fingiamo di accettare) le diversità raziali, sessuali e culturali, ma non perdiamo mai una sola occasione per dar fiato alle trombe della critica, senza mai un senso di colpa, mai un rammarico e spesso lo facciamo senza avere nulla in mano, basandoci sulle sensazioni del momento o ancor peggio su preconcetti che ci portiamo dietro e condizionano ogni nostra valutazione della realtà. Non viviamo nell’ipocrisia, almeno non nel Vino!
Assaggiamo… anzi, beviamo e che ognuno si faccia la propria idea, che ognuno beva ciò che sente suo, che desideri bere, perché una cosa è certa, là fuori c’è tanta gente che lavora per noi che amiamo il Vino e tra di essi ci sarà sempre almeno uno che avrà lavorato per emozionare proprio Noi!
Io in quanto comunicatore, vorrei solo dare i mezzi ad ognuno per farsi la propria opinione, senza condizionarlo, condividendo le mie emozioni, ma senza imporre le mie impressioni o valutazioni e credo che sia una ricchezza, tanto inattesa quanto apprezzata, quella di poter avere amici produttori di ogni nicchia dalla più grande alla più piccola e di aver modo di confrontarmi ogni giorno con winelovers che spesso ne sappiano più di me riguardo un singolo varietale, piuttosto che un metodo produttivo o un areale a me ignoto!
Intorno al Vino nascono amicizie, Amori, storie da vivere e da raccontare, si rivive il passato attraverso gli aneddoti di un anziano vignaiolo o ci si esalta di fronte alla caparbietà e la volontà di un giovane produttore che in barba alla crisi, senza aver necessariamente vissuto il Vino in famiglia, imprende in questo settore… grazie al Vino si esce da periodi bui e si comprende quanto sia importante vivere a pieno ogni istante, prima che passi… prima che “scada” il tempo che ognuno di noi ha a disposizione… non so perché oggi vi scrivo queste cose, ma il mio blog è un diario, ormai lo sapete… qualcosa che decidete voi se leggere fino in fondo o se cliccare su quella “X” in alto a destra del vostro browser per accantonarla, ma una cosa la so e ve la ripeterò finché potrò e finché avrete voglia di ascoltarmi:

Wine is sharing! Oggi più che mai!

F.S.R.

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