Il Piemonte fa incetta di 3 bicchieri, come al solito, e fin qui nessuna novità, ma venendo da due giorni in cui mi è capitato di assaggiare cosine interessanti, non posso che continuare nel mio intento di partire dai risultati della “guida rossa”, o meglio dagli assenti nella nota lista, per segnalarvi qualche assaggio che reputo degni di ben figurare in ogni tavola o ancor prima in ogni carta dei Vini.
Barolo Vigneto Cerequio DOCG – Voerzio
Barolo cannubi docg fratelli serio & battista borgogno
Barolo Bussia DOCG – Cantine Sant’Agata
Lorens Barbaresco DOCG – Lodali
Genesi Ruché di Castagnole Monferrato DOCG – Cantine Sant’Agata
Clasìc Ruché di Castagnole Monferrato DOCG – Agricola Ferraris
Laccento Ruché di Castagnole Monferrato DOCG – Montalbera
Rapp Barbera del Monferrato Superiore DOCG – Rocco di Carpeneto
Steira Ovada DOCG – Rocco di Carpeneto
Pietro Gattinara DOCG – Paride Iaretti
Pirochetta Vecchie Vigne Dogliani Superiore DOCG – Cascina Corte
Pratoasciutto Dolcetto Monferrato DOC – Tenuta Grillo
“Anas-Cëtta” anghe Nascetta del Comune di Novello DOC – Az. Agr. Cogno
Il Sole dei Tempi – Az. Agr. F.lli Massucco
Il Poggio Gavi DOCG – Az. Agr. Il Poggio
Derthona (Timorasso) – Claudio Mariotto
Vigna Vecchia Moscato d’Asti DOCG – Ca’ d’Gal
Alta Langa Metodo Classico Brut Rosé DOCG – Enrico Serafino
Sulé Caluso Passito DOC – Orsolani
I grandi li aveva citati già tutti il gambero quindi non restava che fare ciò che mi da più soddisfazione, ovvero andare a spulciare fra i miei assaggi degli ultimi tempi e condividere con voi qualche nome di nicchia, chi più chi meno, che sono certo vi stupirà per territorialità, rispetto e grande piacevolezza.
Il Piemonte resta, insieme alla Toscana, il cuore enoico italiano per qualità media, immagine e capacità di esprimere un territorio tramite il Vino, ma il rischio è sempre quello di nominare così spesso i “soliti noti” da mettere in ombra le realtà più piccole, vitali e di personalità di cui questa regione è foriera.
Vitigni autoctoni di grande pregio, spesso lasciati in disparte, come il Ruché, il Timorasso e la rediviva Nascetta, i magnifici passiti di Erbaluce di Caluso, fino allo spettro infinito di possibilità che il Moscato d’Asti sa dare, ma che non tutti conoscono nel suo caleidoscopio di sfumature e diversità di interpretazioni.
Una regione magica in cui Vino e Cibo si completano scambievolmente e si coadiuvano nella realizzazione di esperienze sensoriali ed emozionali di rara intensità!
Non vedo l’ora di tornare in Piemonte!
Ah, quasi dimenticavo… dategli giù di Barolo Chinato! Io lo adoro! 😉
F.S.R.
#WineIsSharing
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