La VinoMobile di DestinazioneVino tra Val d’Orcia e Montalcino

Dopo le tappe iniziali nelle mie Marche, terra in cui sono nato e cresciuto, il viaggio di DestinazioneVino arriva in Toscana, terra che con i propri Vini ha saputo dare inizio alla mia passione enoica ormai qualche annetto fa!

Le due zone che hanno visto solcare le proprie strade dalla VinoMobile sono state l’areale del Brunello di Montalcino e quello della giovane, ma sempre più interessante Doc Orcia.

Tappa obbligata, ormai, quella de Le Potazzine, Cantina che per me ha un valore che va oltre il Vino, in quanto una delle prime che ho approcciato non solo da WineLover, ma in particolare da WineBlogger e nella quale torno sempre con gioia e… tanta sete!!!
Un follower di uno dei miei profili social giorni fa mi ha chiesto “Saverio, ma come mai i tuoi post sui Vini de Le Potazzine sono sempre così positivi? Sembrano uno spot!”, beh… posso solo rispondere dicendo che è vero! Sembrano proprio degli spot!

Semplicemente per il fatto che se una realtà mi piace ed i propri Vini mi stupiscono ogni volta, non posso che condividerne le gesta con enfasi e trasporto, poi spot (semmai gratuiti) o non spot sta sempre a chi legge discernere, magari dopo l’assaggio, senza limitarsi alla sola lettura. Di certo il Brunello 2010, di cui tutti parlano, è uno dei pochi Vini che nonostante il troppo clamore, che in me, solitamente, ha un effetto contrario a ciò che dovrebbe scaturire, mi fa venir voglia di parlarne, di berne e di tenerne in cantina quanto più possibile (poco purtroppo!). La cosa più bella di questa tappa, però, è stata la possibilità di vedere madre e figlia sedute allo stesso tavolo, parlare della propria realtà con gli occhi pieni di fierezza e stima reciproca, con Viola (Potazzina number 1) incantata dalle parole della mamma Gigliola prima e ferma e convinta poi, quando mi ha confidato di non veder l’ora di dedicarsi più al lavoro in Cantina che all’ambito più prettamente commerciale. This is the real wine passion!

Quello delle figlie o, allargando il cerchio, dei figli dei produttori è stato un filo conduttore del nostro viaggio fra Montalcino e la Val d’Orcia, tanto che presso la Cantina Campotondo abbiamo incontrato Paolo e sua figlia Elena, con la mamma Sabrina ad aspettarci a casa per una sorpresa tanto gradita quanto inaspettata.
Paolo è un vero vignaiolo, di quelli che hanno lasciato tutto per dedicarsi alla vigna in quanto tale, dando il via ad una realtà fatta di unicità e creatività, ma anche di tanto rispetto. Campotondo è a Campiglia d’Orcia, un comune a più di 800mslm e le sue vigne rigorosamente ad alberello, sono lì, ad un altitudine dove ormai la vite non si coltivava da anni e che, probabilmente, prima era coltivata solo per produzioni familiari.
I’uve Sangiovese la fa da padrona, dal Mezzodì al Tocco, passando per l’ottimo Banditone, per poi trovare persino un bianco, il Tavoleto, Chardonnay in purezza dallo stile inconfondibile, che ha saputo dimostrare con l’annata 2010 grande tenuta ed un eleganza di rara bellezza. Una chicca, invece, All’Incontro, un colorino in purezza unico nel suo genere.
Tornando alla sorpresa di Sabrina, ciò che mi ha fatto davvero piacere è stato assaggiare i Vini durante una splendida cena all’insegna della convivialità e la famiglia, con l’annata 2006 del Banditone ad avermi rubato il cuore, anche se non nego che se la sia lottata con la cucina della padrona di casa! Un plauso alla giovanissima Elena che ha dimostrato grande conoscenza dell’azienda ed un’innata predisposizione a parlare davanti ad un microfono.

Comunque per non tediarvi troppo vi segnalo che di questa realtà ne avevo già parlato in questo articolo “da San Quirico a Campiglia d’Orcia“, ma ne leggerete più approfonditamente nel Diario di Viaggio di DestinazioneVino nei prossimi mesi.
Altra tappa immancabile, di cui vi avevo parlato in tempi non sospetti e che ha più che confermato la sua valenza, è quella della Fattoria Resta di Anna Lisa Tempestini, una Donna dall’energia unica, accentuata da una location che sa di storia e mistero e profuma di Vino ed aromi legati alla meditazione.
Lo stesso film maker che segue me e Fausto in questo viaggio non ha potuto fare a meno di rimanere colpito dalla particolarità della struttura in cui Casa, Chiesa, vigne, cantinetta, sala degustazione, cucina e, persino, una sala per lo yoga e la meditazione si fondono in un’armonia unica e davvero originale, in cui tutto sembra essere lì per un motivo.
Anna Lisa è una persona che sa dare tanto, passando dalla sua estrema ironia a momenti di grande sensibilità ed empatia che ritroviamo nel suo Vino, il Martin del Nero, dedicato, come detto nel mio articolo dedicato alla mia prima volta alla Fattoria Resta, al capo mastro costruttore di questa meravigliosa e suggestiva struttura.
Descrivere il Martin del Nero ed il suo Sangiovese Grosso tecnicamente sarebbe riduttivo, quindi lo farò in maniera ancora più sintetica citando la frase che abbiamo pronunciato all’unisono io ed il mio compagno di viaggio non appena riassaggiato quel raro nettare, mentre Annalisa era dedita a recuperare formaggio e salame (ottimi!) per la nostra degustazione notturna in cortile: “L’è proprio bono!”. Ci tengo, inoltre, sentendo questa causa molto vicina, a postare una foto che vale più di mille parole, unendomi ad Anna Lisa ed ai #winelovers against cancer di tutto il mondo.


La VinoMobile si è spostata poi nella famosa Pienza, terra del pecorino, ma anche di grandi Vini, grazie a Marco Capitoni, che  nell’azienda che porta il suo nome, è capace di ascoltare il proprio territorio, di capire il proprio microclima e di interpretare ciò che le sue viti gli dicono ogni giorno, in un connubio Uomo-Natura di grande rispetto e spontaneità. Spontaneità che ritroviamo nel lavoro in vigna e nella vinificazione naturale, che non prescinde, però, le competenze e le conoscenze enologiche odierne, partendo da una grande e rigorosa attenzione rivolta alle piante ed all’uva, senza l’utilizzo di pesticidi e concimi chimici e la fortuna di usufruire di una lotta integrata donata dalla natura stessa, grazie anche alla tradizionale, ma ormai poco frequente alternanza tra seminativo, bosco e vigneto.
Una realtà pulita, rigorosa, ma viva in ogni sua fase e davvero interessante nella capacità di guardare avanti, mantenendosi saldi al pensiero “contadino” di un’epoca lontana, ma che, con il know how di oggi, diventa innovazione.

Due Vini: il Capitoni ed il Frasi, il primo Sangiovese e Merlot in percentuali dipendenti dall’annata tra il 5% ed il 40% ed il secondo classico Sangiovese vinificato assieme a piccolissime quantità così come presenti in vigna, di colorino e canaiolo. Il primo affinato in barrique il secondo in botte grande, poi fermi in bottiglia per un anno il primo e per due anni e più il secondo.

Due, un numero che rappresenta, come confidavo allo stesso Marco ed a suo figlio, l’intera azienda, in quanto simbolo del connubio fra Uomo e Vigna, ma anche del lavoro di squadra fra Sangiovese e Merlot per quanto riguarda il Capitoni e dell’ancor più rispettosa sinergia fra i due Vini, che divengono due solo quando l’annata permette al Frasi di essere prodotto, ma che in caso contrario, confluendo proprio le uve destinate ad esso nel Capitoni, ne rendono possibile una vinificazione di qualità anche nelle annata più difficili.
Due come padre e figlio, ma anche come le due anfore in cui sta nascendo la nuova sfida dell’Azienda Agricola Capitoni, che non vedo l’ora di assaggiare!
Fatta questa premessa, impossibile non parlare di una delle verticali più interessanti degli ultimi tempi, con tutte le annate del Vino di punta, il Frasi, che ci hanno permesso una valutazione tecnica ed emozionale di un’intera storia enoica, durante la quale a stupirmi è stata una prima annata, la 2005, che rappresentava lo start up di tutto, una scommessa a scatola chiusa, in cui gli esiti dell’utilizzo del legno non potevano essere calibrati come negli anni successivi non avendo alcun termine di paragone, ma che ha dimostrato longevità, brillantezza ed una schiettezza inattesa. Bellissimo aver compreso, senza saperlo che il ciclo iniziato nel 2005 aveva portato Marco ed il suo enologo a tornare nell’ultima annata proprio a quel concept, a quell’idea di Vino, con il varietale in grado di emergere fra le trame fitte del legno, senza subire in alcun modo la sua importante presenza. Il mio consiglio è di andarvi a leggere tutte le frasi scritte nell’etichetta del Frasi (da qui appunto il nome) per fare un viaggio ancor più emozionale ed intimo all’interno del mondo Capitoni.
Anche in questo caso, oltre che del Vino, i serbatoi di DestinazioneVino si sono riforniti di un lauto pasto all’insegna della cucina più tradizionale, ovvero la più buona, della padrona di casa.
Nonostante il cuore pieno di Vino e la pancia piena di meraviglie culinarie, il duro lavoro ci chiamava e la sua voce veniva da San Quirico d’Orcia, più precisamente dall’azienda che di più ho citato negli ultimi mesi quando mi veniva chiesto di esprimere duttilità e qualità in Toscana, ovvero Poggio Grande di Luca e Giulitta Zamperini.
Due Amici, due persone di grande umanità, ma soprattutto un padre ed una figlia dediti al Vino, in vigna ed in cantina, come pochi vignaioli sanno fare. 
Instancabili lavoratori, che parlano delle proprie vigne come fossero persone, in particolare Luca, che tanto ha desiderato creare questa realtà per poi condividere sogni e passione, sacrifici e responsabilità con sua figlia, come se fossero persone, gente di casa per intenderci.


Dopo una passeggiata in una vigna dal panorama mozzafiato, tra Sangiovese, Colorino e vitigni internazionali, in Cantina ho potuto, ancora una volta, verificare con naso, bocca ed anima quanto cavolo sia minuzioso e di qualità il lavoro fatto a Poggio Grande. Da un futuro Tagete da far impallidire, in prospettiva, la maggior parte dei bianchi toscani e non solo, ad un Cabernet Sauvignon che quasi quasi mi fa ricredere riguardo alcune mie convinzioni non troppo positive sul vitigno in generale, fino ad un grande Sesterzo imbottigliato da pochissimo, che spiazza per la sua precisione e la sua fine eleganza, come fosse un Brunello?!? Forse di più? Io un’idea ce l’ho, ora lascio a voi ogni valutazione in merito!

Bello cenare all’Antico Forno, ormai tappa fissa per le nostre scorribande “valdorciane”, che ci ha permesso di sederci a tavola col caro Luca e comprendere al meglio la sua filosofia enoica e constatare ancora una volta quanto la sua passione superi ogni ostacolo! Ovviamente anche di questo ne parlerò in maniera molto più dettagliata nel libro. Ah, visto che potrebbe sembrare pubblicità per il libro che uscirà al termine del viaggio, vi ricordo che sarà gratuito! 😉

Bellissima tappa questa, per la VinoMobile ed il duo+uno di DestinazioneVino, ma il viaggio continua ed io non vedo l’ora di ripartire, lasciandomi alle spalle la sacralità di Montalcino, le meravigliose “dune” ed i cipressi posti ad arte della Val d’Orcia, ma soprattutto portando con me tante emozioni e momenti vissuti e condivisi con veri amici, grandi persone e validissimo produttori!
Se vi va e solo se vi va, continuate a seguire questo pazzo viaggio e qualcosa di buono, sono certo, lo troverete!

F.S.R.
#WineIsSharing
#DestinazioneVino

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