Benvenuti nelle Cantine del Veneto di DestinazioneVino

Al ritorno da una delle tappe più interessanti e coinvolgenti di DestinazioneVino non potevo che condividere con voi impressioni, sensazioni ed emozioni che ho riportato con me da questo indimenticabile viaggio.
Tutto parte dalla Valpolicella, terra che amo particolarmente, ma dove è indispensabile conoscere i produttori, vedere dove sono le loro preziosissime vigne, come lavorano per creare ogni proprio Vino, ma soprattutto quanto siano intrisi di passione i loro cuori. Questo perché nell’Italia del Vino più un territorio si avvicina al concetto di “brand”, più diventa difficile discernere fra qualità e notorietà, fra onestà e mera finzione, ma io posso dire di essere certo, senza tema di smentita, di aver trovato delle realtà fatte di verità e qualità, con a capo giovani di grande talento, ma soprattutto uniti dal rispetto profondo per la propria terra e per chi berrà i loro Vini.

Ad accogliere la VinoMobile nella prima Cantina in tabella di marcia ci sono Lara e Daniele Damoli, due fratelli che, insieme al papà, continuano a portare avanti la viticoltura, che ha, praticamente, sempre fatto parte di questa famiglia.
Se Daniele è il Deus ex Machina in vigna ed in Cantina, sostenuto ed aiutato dal padre, Lara è colei che divulga il verbo e la storia dei Damoli, in maniera intensa e con il trasporto di chi sente ogni singola parola come sua e non di certo come se si trattasse della solita presentazione aziendale, ormai trita e ritrita. Vini che conoscevo, ma che mi hanno stupito ancora una volta con la loro evoluzione, stappando piccole chicche con qualche annetto sulle spalle, confermando il Brigasco (IGT Veronese) e l’Amarone Classico della Valpolicella Checo come gli esemplari di razza di una linea che fa dell’ottima qualità media e della spiccata personalità le proprie peculiarità.

Calorosa ed impeccabile l’accoglienza, di persone che hanno compreso sin dal principio la mission di DestinazioneVino ed il mood di questo progetto, che non è di certo quello dell’impostazione e della costruzione, bensì della spontaneità e la libertà.
Dopo una piacevole notte presso l’Hotel Villa Moron, che cito in quanto le iniziali sono le stesse della nostro VinoMobile, Lara e Daniele ci invitano nel tempio delle tipicità locali ovvero la boutique dei salumi e dei formaggi (nonché dei Vini) di Corrado Benedetti, dove mi sono ritrovato a vivere una vera e propria full immersion in una produzione di una qualità disarmante, gestita da una persona di una lungimiranza ed un attaccamento al proprio territorio davvero ineguagliabili.
Fatta questa breve, squisita deviazione, la VinoMobile riparte alla volta dell’agriturismo Corte San Mattia, dove trovo ad accogliermi il mitico Giovanni Ederle, che oltre ad essere il factotum dell’azienda agrituristica di famiglia, ha creato proprio la Cantina che porta il suo nome.
Se il tempo durante la prima tappa del tour era stato, a sprazzi, più clemente, di certo il pomeriggio passato insieme a Giovanni è stato caratterizzato da freddo e pioggia, che comunque non ci hanno impedito di fare una piccola perlustrazione tra i suoi splendidi vigneti e l’azienda agrituristica dove può capitare di trovare cavalli “immortali” brucare liberi tra i filari e sentirsi immersi in un’atmosfera senza tempo, pur essendo a pochi minuti dal centro di Verona, tanto da poterne vedere nitidamente il centro semplicemente affacciandosi dalla terrazza panoramica dell’agriturismo.
Dopo una delle più interessanti e dinamiche chiacchierate fatte fino ad ora ed un giretto in cantina, dove Giovanni trasforma il grande prodotto della sua terra in altrettanto grandi Vini all’insegna della pulizia e del rispetto, per fare una sacrosanta pernacchia al tempo infausto, ci spostiamo dentro, dove ad aspettarci c’erano due delle cose che di più scaldano il cuore: Vino e camino acceso.
Con lo schioppettio (se avete letto schioppettino siete messi peggio di me e sarebbe ora di pensare meno al Vino!) del fuoco e le sei etichette di Giovanni di fronte, inizio a sentirmi subito a casa, tanto che vivo la degustazione con la serenità di chi vuole prima di tutto godersi il momento. Se la linea “base” è tanto semplice quanto spiazzante per la sua piacevolezza, è nella complessità dei 3 Vini di punta della produzione di Giovanni Ederle che trovo un riscontro emozionale tale da continuare a sorridere, nella consapevolezza di sembrare un po’ un ebete, ma che ce devo fa?!? So proprio boni! Per non tirarla troppo per le lunghe tenterò di incuriosirvi un po’ abbinando un pensiero ad ognuno dei 3 Vini:
Donna Francesca (IGP bianco veronese) – l’aria e la terra… estasi armonica;
Rubro del Forte (IGP rosso veronese) – la dolcezza della forza… mon petit “Sherry”;
Amarone della Valpolicella …visto che non ora mai non me lo levo dalla mente che “lui” era un piccolo* grande Am…arone, “solo” un piccolo grande Am…arone! (*giovane);
Dopo una cena in cui si è parlato di tutto tranne che di Vino e per chi mi conosce è tutto un dire ed una notte rifocillante notte immersi nel verde, ma con le luci di una delle più belle e romantiche città al mondo riflesse sui vetri delle finestre, DestinazioneVino lascia la Cantina Giovanni Ederle, alla volta di Terre di Pietra, il sogno diventato realtà di Laura Albertini, una grande Donna ed un’altrettanto grandiosa vignaiola.
Laura, con al suo fianco il compagno di vita e di vigna Cristiano, baciati dal sole di una delle più belle giornate in termini di meteo che DV abbiamo visto fino ad ora, da bravi vignaioli ci fanno salire sul loro pick-up per fare una capatina là dove tutto nasce ed in quello che sembra essere il loro habitat naturale, i vigneti.
Un tuffo nel lavoro e nella passione di chi tratta ogni singola vite come una figlia e, quindi, il terreno come fosse il suo svezzamento.
Il concetto di Biologico visto con sensibilità ed equilibrio, ma soprattutto un grande rispetto per la materia prima che giunta in Cantina si tradurrà in Vini che si distanziano dalla solita concezione, in particolare riguardo quelli da appassimento, in quanto a potenza e struttura, spostandosi volutamente su piani più vivi ed eleganti della complessità e della freschezza che dura e fa durare. 
Prima di passare a dedicarci ai Vini, abbiamo avuto l’onore di partecipare ad uno dei momenti di più sana e vera convivialità, ovvero il pranzo della domenica, dove sono stato strafelice di vedere il Vino riappropiarsi del suo posto, ovvero la tavola, che, per chi si ritrova spesso a doverlo assaggiare in contesti diversi, è davvero raro, se non “at home”. Pranzo conclusosi con la prima crostata ufficiale brandizzata DV per la quale chiederemo i diritti alla Cantina Terre di Pietra!!! Scherzi a parte, dovevate vedere la mia faccia quando Laura ha portato in tavola quel piccolo capolavoro… mi sono commosso! Inoltre, era anche muy bonita!
Ci spostiamo nella sala degustazione, dopo aver sbirciato in alcuni ambienti davvero suggestivi, tra fusti e botti di legno e bottiglie conservate con cura e creatività, dove la chiarezza delle idee di Laura e la sua profonda umiltà, hanno trovato riscontro nei calici di Vini vivi, che sembrano non avere un solo apice, ma semplicemente momenti diversi della propria esistenza nei quali dire qualcosa di speciale della propria personalità, come volessero emozionare sia per la loro qualità istantanea che incuriosire ed invitare ad essere attesi e scoperti nel tempo con dei veri e propri indizi di longevità e qualità. Parlai di Terre di Pietra tempo fa in questo WineBlog, ma trovarmi con Laura e Cristiano a guardare indietro puntando al futuro, mi ha davvero dato emozioni e sensazioni indescrivibili per intensità e nitidezza. Se durante il pranzo avevo avuto la dimostrazione di come un Valpolicella Classico possa fregarsene altamente del passare del tempo, con la verticale di Amarone della Valpolicella Classico Rosson (2005-2009) mi sono dovuto arrendere di fronte ad un concetto di freschezza abbinato ad un Vino da appassimento nuovo, forse unico e che rende godibile ed accessibile la complessità dei Vini di Laura, in un’ottica di armonica eleganza, che fa pensare ad una sinfonia “classica” suonata nel giardino di casa, con le bambine che giocano e l’aria che di accarezza il viso.
Lasciata Laura e la sua splendida famiglia, dopo una splendida giornata all’insegna della condivisione e del confronto, la rotta di DestinazioneVino ci porta in Friuli, ma metterò per un attimo da parte la consecutio temporum in quanto dedicherò un post a parte all’esperienza friulana, vorrei, quindi, concludere la tappa veneta con l’ultima azienda del tour di questa regione: l’Az. Agr. Corvezzo. La Cantina Corvezzo è di certo la più grande in termini di numeri fra quelle aderenti a DestinazioneVino e per alcuni di voi stonerà in mezzo ad una stragrande maggioranza di realtà tra il piccolo ed il piccolissimo, ma è nella contraddizione che, spesso, si trovano le risposte più importanti ed io non ho avuto nessun dubbio quando ho chiesto a Giovanni Corvezzo di prendere parte a questo progetto, proprio per dimostrare che non sempre “piccolo è bello ed ancor meno è buono” e per far capire che si può fare Vino con coscienza e rispetto sia nell’azienda da 10,000 bottiglie che in quella da 2 milioni di bottiglie, se solo si abbiano la consapevolezza e la forza giusta per affrontare un investimento in termini economici e psicologici ancor più grande. Pensate solo alla conversione in biologico di un’intera azienda da 150ha, impossibile? Beh… non per Giovanni Corvezzo, che ha voluto puntare totalmente sul rispetto del proprio territorio, dei propri terreni ed ancor più di chi andrà a bere i suoi Vini.
A prescindere dall’innata simpatia di Giovanni, con il quale sto condividendo un’avventura della quale tornerò a parlarvi prossimamente, era importante per me mostrare a voi tutti due approcci diversi al Vino, quello del vignaiolo che per forza di cose deve essere anche imprenditore se pur con vocazione diversa e quello del produttore, che in realtà, come nel caso di Giovanni, non è solo imprenditore, ma da un seguito al lavoro di una famiglia che se pur giovani, da oltre 100 anni lavora nell’agricoltura e nella viticoltura. Spesso si tende ad etichettare grandi aziende come “industriali”, beh… vi invito a farvi un giro presso l’azienda Corvezzo per comprendere quanto il fattore umano conti ancora e quanta attenzione individuale ci sia per ogni Vino, in una realtà nella quale è sicuramente il Prosecco a coprire la più grande fetta della produzione, ma che vanta delle piccole tirature di Vini che vi stupiranno, primo fra tutti il Manzoni Bianco che non perdo mai l’occasione di citare. Qualità su tutta la linea e felicità profusa in una Cantina dove splende sempre il sole e tutti sono degli Happy Farmer nell’animo!
La tappa del Veneto è stata, sicuramente, una delle più entusiasmanti ed a confermarlo le emozioni condivise da me e dal mio compagno di viaggio Fausto sui nostri profili social, ma domani vi porterò in Friuli ed il viaggio enoico ed emozionale non sarà da meno, vedrete!


F.S.R.
#WineIsSharing
#DestinazioneVino

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