Cantine Di Filippo, Todini, Roccafiore e Fabrizio Dionisio – DestinazioneVino fra Umbria e Toscana

DestinazioneVino è un viaggio e come tutti i viaggi ha bisogno di un punto di partenza e di uno o più punti d’arrivo, ma nel nostro caso anche i punti di partenza sono molteplici. Questo perché l’ormai rodato team di DV, formato da me Fausto e Paolo (il videomaker), ha basi diverse che spesso ci portano a doverci trovare in un punto qualsiasi al centro dell’Italia per poi dirigere la VinoMobile verso le varie tappe dell’eno-tour. Vi dico questo, come premessa dell’ultima tappa di tosco-umbria di DestinazioneVino.

Caricati tutti a Cesena, partiamo alla volta di Saturnia, nella Maremma più dura e cruda, ma anche più suggestiva e viva, dove avremmo dovuto visitare i vigneti della Fattoria La Maliosa, ma il clima avverso e varie vicissitudini da viaggiatori ci hanno impedito di poter completare la nostra visita, che abbiamo deciso di rimandare a data da destinarsi. Già che c’eravamo, però, non abbiamo resistito a fermarci per fare “quattro” chiacchiere con Antonella Manuli, la proprietaria, grande visionaria dalle idee molto chiare e Lorenzo Corino, agronomo, ricercatore, ma soprattutto vignaiolo piemontese, che ha creduto sin dal principio al progetto La Maliosa, del quale vi parlerò una volta ultimata la nostra tappa, ma che vi consiglio di scoprire online tramite il sito dell’azienda ed il blog di Lorenzo, poiché c’è davvero tanto da leggere e sapere.
Ripartiti alla volta dell’Umbria, ci rendiamo conto, ancora una volta, di quanto meravigliosa sia l’Italia, paese nel quale, sbagliare strada e perdersi nel bel mezzo dell’Amiata, piuttosto che ritrovarsi ad attraversare paesini di poche centinaia di anime, è un dono da accogliere e vivere con curiosità e positività.
Tutto questo per romanticizzare le svariate volte in cui il navigatore ha pensato bene di burlarsi di noi! DestinazioneVino è anche questo!
Scherzi a parte, in Umbria ci siamo arrivati e ad attenderci c’era Roberto Di Filippo, dell’omonima Cantina, con il quale abbiamo potuto vedere con i nostri occhi quanto l’uomo possa incidere in modo positivo e costruttivo sulla Natura e sul contesto territoriale che lo ospita: da progetti di ricerca sui sinergismi fra l’allevamento di oche e le coltura delle viti, ai cavalli che sostituiscono, là dove possibile, le macchine nelle lavorazioni dei terreni… davvero suggestivo vederli all’opera!
L’idea che ho avuto, passeggiando fra le vigne dell’azienda di Cannara, è stata sin da subito quella di un vero e proprio habitat naturale nel quale uomo, animali, piante coesistano rispettosamente e questo proprio grazie a scelte e soluzioni umane, ponderate, ragionevoli ed addirittura convenienti (tanto per sfatare qualche erronea convinzione!).
Vini Biologici con una salubrità spiccata, ma soprattutto grande piacevolezza ed espressività del varietale e del terroir nella sua interezza, compresa la personalità di Roberto che incide non poco sulle dinamiche aziendali e su ciò che mi ritroverò poi nel calice. Questo è il caso del Grechetto, netto, schietto e dalla beva instancabile, del Trebbiano Spoletino Farandola fresco e minerale, sempre più  armonia fra “vecchio e nuovo”, per non parlare dei Rossi di Montefalco e del Sagrantino Etnico davvero interessanti con il loro equilibrio votato ad una beva molto più al servizio della cucina, ma al contempo ad un più ampio spettro di complessità varietale. Devo ammettere, però di essere stato particolarmente colpito dal Sangiovese Properzio, un Vino che esprime molto di Roberto e del suo modo di fare Vino, dalla vigna al bicchiere, che sa essere diretto, ma celare un’estrema ed intrigante profondità tutta da scoprire e da apprezzare, con una beva senza barriera alcuna.
La visita alla Cantina Di Filippo non poteva che concludersi con la massima naturalezza, con un episodio di grande convivialità ed allegria, ovvero un pranzo con tutti i membri dell’azienda proprio lì dove fino a pochi attimi prima stavamo degustando le varie etichette aziendali.
Che dire… Vini democratici simbolo di coesione e sinergia fra uomo e Natura, quelli di Di Filippo. Dimenticavo

Lasciata Cannara ci dirigiamo verso la bellissima Todi, dove ad attenderci c’è Eleonora Spadolini, responsabile della Cantina Todini, una realtà che ho deciso di inserire nel progetto in quanto nel bel mezzo di un cambiamento epocale, che vede questa realtà in una fase tanto delicata quanto propositiva e positiva.
Calice in una mano, bottiglia di Rubro 2009 nell’altra, ci rechiamo in vigna e godendoci uno stupendo tramonto facciamo due chiacchiere con Eleonora, sorseggiando questo Sangiovese di razza, affinato in legno piccolo poco più di un anno, quanto basti per arrotondarne i tannini e concedergli un’apprezzabile profondità.
Cantina, sicuramente, diversa da molte altre realtà che ho visitato ed avrò modo di visitare, in quanto più moderna, più strutturata e dotata del non plus ultra per quanto concerne gli strumenti di vinificazione ed è proprio per questo che ho ritenuto opportuno condividere con voi anche un concept più moderno ed enologico di Vino, in quanto, se applicate con pulizia, salubrità e rispetto tutte le tecniche e tutte le “filosofie enoiche” possono coesistere. L’obiettivo di DestinazioneVino è proprio quello di dare a chi legge, guarda, ascolta gli strumenti per farsi una idea personale che prescinda condizionamenti dettati dai miei gusti o dalle mie idee riguardo questa o l’altra scelta del produttore.
Sono felice di aver trovato due Vini di assoluto livello e molto espressivi del territorio come il Bianco del Cavalliere (Grechetto di Todi Superiore Doc) ed il Rubro (Sangiovese di Todi Doc) di cui vi accennavo prima, fino ad arrivare ad un taglio bordolese, il Nero della Cervara (Umbria IGT), che sembra voler comunicare le potenzialità della Cantina Todini in maniera più generale, con buonissimi risultati. Oltre ai tre Vini di punta, mi ha stupito la scelta di produrre i Marte (Rosso e Bianco): un Grechetto di Todi ed un Sangiovese due Vini “Free”, ovvero senza solfiti aggiunti, che, se pur in via di sviluppo, rappresentano una scelta interessante per il futuro dell’azienda.
La tappa termina presso il ristorante dell’azienda, dove conosciamo parte della proprietà e possiamo continuare a chiacchierare con Eleonora, il tutto nella più serena e facile convivialità. La curiosità e la voglia di guardare avanti, con umiltà e rispetto da parte della proprietà mi ha rassicurato molto riguardo le sorti della Cantina Todini, che finalmente sembra aver impostato le coordinate giuste, grazie alla grande e meritata fiducia della proprietà in Eleonora e nel territorio.



A Todi torneremo per la tappa conclusiva del tour umbro di DestinazioneVino, ma ora si va a Cortona, dove ci aspetta il caro Fabrizio Dionisio, Mr Syrah come qualcuno lo ha soprannominato.
Se per quanto riguarda le altre tappe ho parlato di convivialità e familiarità, beh… al Castagno si raggiunge l’espressione massima del concetto di accoglienza, in quanto sono proprio Fabrizio e la sua famiglia ad aprirci le porte della propria casa di Cortona, ad offrirci un caffè ed a raccontarci della sua vita dentro ed intorno al Vino, con la massima sincerità e grande sensibilità.
Un momento da ricordare, seduti intorno al tavolo della cucina, ad assaggiare Vini che sembrano davvero un prolungamento della personalità e dell’animo di Fabrizio, che con caparbietà ed un pizzico di irrazionalità è riuscito a portare avanti una passione fortissima, in un luogo a lui così caro. Del Rosé, del Castagnino e del Castagno vi avevo già parlato qui, anche se devo ammettere che in particolare per il Rosé l’evoluzione in bottiglia a distanza di pochi mesi dal mio primo assaggio, è stata disarmante! Oggi, però, vorrei dedicare qualche riga al Cuculaia, una Riserva, un Cru, un Vino estremo fatto di sogno ed annata, dagli equilibri potenzialmente labili eppure perfettamente stabili.
Prodotto solo nelle migliori annate il Cuculaia rappresenta la realizzazione della mission che Fabrizio si era imposto “fare un grande Vino nel giardino di casa”. Mai avrei pensato di poter ritrovare nel mio calice un Syrah affinato  ben 3 anni in legno piccolo, da quelle caratteristiche, con un frutto ancora percepibilissimo, uno scheletro minerale che è lì per sorreggere una freschezza ancor presente, ma che non dovrà temere di cedere il passo al tempo proprio grazie a questa mineralità.
Ciò che il legno ha dato nei primi due anni viene, durante il terzo, assimilato, armonizzato ed in parte persino restituito dal Vino stesso, che esce dalle barrique già conscio del suo raro equilibrio e della sua eleganza, ma che, al contempo, sembra voler dare tutti gli indizi per pensare ad una grande longevità, sensazione che, se pur solo in parte, è confermata dalla 2009 assaggiata.
Davvero una bellissima esperienza a casa Dionisio, che nonostante raffiche di vento che farebbero impallidire la Bora triestina, ci ha permesso di entrare in un piccolo grande mondo che guarda a Cortona da un punto di vista diverso, unico, sia in termini di vista panoramica che di visione enoica.

Dato che i Km non spaventano la VinoMobile e che ogni tappa è organizzata in base alle singole esigenze dei produttori, da Cortona, facciamo rientro a Todi dove ci aspetta la visita ad una Cantina a me particolarmente cara, che ho visto crescere e che trovo essere un reale punto di riferimento sia a livello imprenditoriale che vinicolo: Roccafiore.
A farci da Cicerone fra vigne, cantina e barricaia è Luca Baccarelli, giovane proprietario che a dispetto della sua età dirige l’azienda da ormai 10 annate.
Conoscevo già Luca ed i suoi Vini, un po’ come per gran parte dei produttori di DestinazioneVino, ma non avevo mai avuto modo di soffermarmi su alcuni punti con la dovuta calma ed in particolare su quella che non stento a chiamare “Missione Grechetto”, che lo vede promotore di un vero e proprio movimento a tutela ed in favore della rivalorizzazione di questo antico vitigno autoctono umbro, in quanto espressione sincera e tradizionale di una regione storicamente bianchista come l’Umbria e dalle potenzialità spesso sottovalutate in termini di qualità e longevità.
Il suo progetto Centopercento Grechetto è stato, sicuramente, un primo step verso la scalata che lo vede, a tutti gli effetti, come un punto di riferimento e posso assicurarvi che, data l’attuale disomogeneità produttiva e le diverse generazioni di produttori a confronto non è facile, ma mi è bastato guardare Luca negli occhi per un istante ed ascoltare la fermezza, la convinzione ed il trasporto delle sue parole per comprendere che “o ce la farà o ce la farà”, non ho dubbi a riguardo!

Tornando alla nostra visita, inutile raccontarvi in che posizione meravigliosa siano posti Vigneti e Cantina di Roccafiore, ma spero che prima le foto, poi i video che pubblicheremo vi spingeranno ad verificare coi vostri occhi tanta poesia. Posso e voglio, però, parlarvi di Vino partendo dal mio rammarico per non aver potuto assaggiare l’ultima annata di Fiorfiore (Grechetto di Todi Umbria IGT affinato 12 mesi in botte grande + 4 in bottiglia), rammarico che si trasforma in felicità quando ci si rende conto di aver, sin dal primo assaggio, creduto fortemente in un Vino che anche quest’anno e andato letteralmente a ruba. In realtà, il fatto di non poter assaggiare quello che è a mio parere uno dei migliori bianchi italiani – vi sembro esagerato? Magari avete ragione, ma vi sfido… tenete qualche bottiglia in Cantina della prossima annata che uscirà in commercio poi ne parliamo – ha reso l’intera degustazione molto più libera da termini di paragone ed una potenzialmente limitante forma mentis, tanto che sin dal primo assaggio di Bianco Fiordaliso (Grechetto 85% e Trebbiano Spoletino 15%) molto fresco, minerale e spensierato, fino al Prova d’Autore (40% Sagrantino, 30% Montepulciano, 30%
Sangiovese) complesso, profondo e lunghissimo, non ho mai sentito provato alcuna mancanza.

Nel mezzo i due assaggi che mi hanno colpito di più: un Rosé nato per “dispetto”, mentre Luca era negli USA, ad opera del visionario padre Leonardo che innamoratosi dei Rosati di Provenza ne volle uno tutto per sè tanto da anticipare la raccolta del Sangiovese e da vinificarlo in bianco, traducendo il tutto in un calice di grande finezza, mai sopra le righe, che strizza l’occhio ai bianchi e non viene appesantito dal tannino del varietale che spesso incide nei rosati da salasso. Un Vino che sa di terra, cielo e mare, dalla buona acidità e minerale sapidità, di quelli che se stappata con le persone giusta una bottiglia è poca e due… pure!
L’altro assaggio che ha catturato la mia attenzione e ha scosso il mio cuore enoico è stato il Roccafiore, un Sangiovese “come piace a me”, sincero, lapalissiano, senza se e senza ma, con l’equo contributo del legno e la giusta dose di eleganza, senza mai dimenticare la sua peculiare attitudine alla territorialità. Vino espressivo, in cui si ritrova Roccafiore, in cui si ritrova Luca, ma, soprattutto, in cui si ritrova l’espressione più autentica del varietale principe degli autoctoni italiani, spesso alterato e schiaffeggiato in favore di mode o tendenze, che qui trova nella sua qualità e nella sua naturalità espressiva la chiave di volta.

Provo sempre una sorta di “dolore fisico” quando lascio realtà in cui mi trovo così a mio agio, ma era giunta l’ora di un pranzetto veloce e poi tutti verso nuove tappe delle proprie vite in attesa del prossimo viaggio targato DestinazioneVino che non vedo l’ora di condividere con voi!

Non vi nego che è dura scrivere solo degli “spot” delle varie tappe del tour di DestinazioneVino, ma sappiate che per ogni Cantina c’è ancora tanto tanto da raccontare e quando sarà il momento avrete libero accesso all’intero Diario di Viaggio, che confido possa spingere chiunque di voi prendere la propria auto e compiere il proprio viaggio enoico.

F.S.R.
#WineIsSharing
#DestinazioneVino

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