L’Era del Vino Rosato

Siano prodotti con la tecnica del salasso o vinificando uve a bacca rossa in bianco, o ancora strizzino l’occhio alle mode d’oltreoceano come nel caso dei blush wines, sembra che l’era dei Rosati sia arrivata!

A dirlo non sono solo io, che da pochissimo mi sono riconciliato o forse per la prima volta interessato con maggior rispetto e trasporto a questo mondo rosato, bensì sono i numeri a parlare: negli ultimi 12 anni il consumo rosato globale è aumentato del 20%, mentre la produzione è aumentata del 16% per tenere il passo con l’aumento della domanda.
Nel Regno Unito, ad esempio, le vendite di Rosé sono salite del 250% negli ultimi 12 anni e di un incredibile 750% in Svezia.
Tuttavia la Francia resta la terra d’elezione per il Rosato, con una proporzione che si aggira su un rapporto 1 a 3 delle bottiglie vendute.
La produzione di Rosé in Francia è raddoppiata negli ultimi 12 anni. Gli Stati Uniti si confermano un polo importantissimo per la vendita di Vini Rosati, con oltre 3,2 milioni di ettolitri nel solo anno scorso.
Simpatica, poi la coincidenza fra il mio cresciuto interesse nei Vini Rosati, con un recente studio da parte del Consiglio dei vini della Provenza (CIVP), che ha scoperto che negli Stati Uniti, Russia e Australia oggi abbiamo lo stesso numero di bevitori di Vino rosato di sesso maschile e femminile, cosa impensabile fino a qualche anno fa e che va a sradicare la credenza che il Rosato sia un Vino da Donna! Tanto che gli americani si sono divertiti a coniare un neologismo ad hoc: Brosé! Bah…
Passiamo ora all’Italia, dove negli ultimi tre anni la produzione di Vini Rosati è cresciuta del 25% e ormai questa tipologia di vino rappresenta il 5% della produzione nazionale.
L’estate è ormai finita, ma dato che siamo in vena di miti e convinzioni da sfatare, io vi butto lì qualche Rosato che credo bevibilissimo anche meno “freddo” del solito e con preparazioni culinarie in puro stile autunno-inverno:

Cerasa Michele Calò & Figli: Il nome dice già tutto riguardo la vista di questo prezioso rosato ed altrettanto suggerisce dell’impatto organolettico nel quale è presenza costante la ciliegia, che ben si integra con frutta rossa fresca e leggerissime note di vaniglia dovute alla piccola parte passata in barrique. Struttura, sapidità, persistenza. Il Rosato che ha spianato la strada alla mia rinnovata passione per questi Vini.
Rosato Sanlorenzo: un Rosato a Montalcino?!? Sì, ed è anche buono! Estremo, da salasso, prodotto di necessità, ma dimostratosi virtuoso e sicuramente interessante. Colore di rara intensità, naso unico per un rosato, pieno, croccante, fervido. In bocca la consistenza è quella di un rosso, c’è poco da fare, ma è questo che mi aspetto da un Rosato fatto nella terra dei rossi per eccellenza. Il legno dona amalgama ed armonia, ma non cede alcuna nota offensiva o coprente, anzi sembra voler esaltare l’espressività del Sangiovese Grosso nella sua più fresca essenza.
Pieno, denso, lungo, con un notevole scheletro minerale che ne agevola una beva mai stancante.
Orcia Rosato IGT Toscana – Poggio Grande: scrissi, dopo il mio primo assaggio durante l’ultimo Orcia Wine Festival, che si trattasse di uno dei migliori rosati base Sangiovese mai assaggiati, ma paragoni a parte e con nuovi assaggi all’attivo, non posso che confermare la validità di questo Vino, completo nel suo equilibrio fra struttura e classe, fra finezza e semplicità nella beva.
Rosato Umbria IGT – Roccafiore : Un “dispetto” fatto a Luca da suo padre, come vi ho già raccontato giorni fa, dopo la tappa di DestinazioneVino presso la Cantina Roccafiore. Mai “dispetto” fu più benevolo con il destinatario di tale “scherzetto”, in quanto quella che Luca come una vera e propria improvvisazione, ha dietro il migliore di tutti i fattori sui quali porre le basi per un nuovo Vino: il gusto personale. Un Vino dalle peculiarità dei migliori bianchi, senza alcun carico sovrastrutturale, che trascende le dinamiche di mercato e la necessità, ma allo stesso tempo è capace di andare a ruba, solo e soltanto per la sua disarmante eleganza e duttilità.
Rosa del Castagno Toscana IGT – Fabrizio Dionisio: altro Rosato in “Provenza Style”, ma che a mio parere va il paio con quello di Roccafiore nel dimostrare quanto possiamo dar filo da torcere ai nostri cuginetti d’oltralpe anche in questo tipo di vinificazioni. Un Syrah che trasporta in “bianco” il suo sapere essere sempre intrigante e stuzzicante, ma con ancor più savoir faire e delicatezza. Bello, fresco, minerale e con un’evoluzione dal grande potenziale.
RosAntico Toscana IGT –  Podere Pomaio: un Vino Pop, fatto da giovani per i giovani, ma senza alcun artifizio. Un Vino pink-green, che si fa bere come il mare si lascia guardare mentre siamo seduti in spiaggia a sorseggiarlo. Dai il RosAntico è davvero ganzo!
Extra “Rosato non Rosato”

Frescodi Nero (Tempranillo) – Agr. Pietro Beconcini: all’apparenza un rosato… in realtà non lo è! In quanto si tratta di una particolare vinificazione in rosso del Tempranillo, finalizzata ad estrarre frutto e freschezza da un uva capace di grande duttilità. Davvero una chicca!
Altri Vini di cui vi parlerò, riassaggiandoli, nei prossimi mesi:
Puntarosa Cerasuolo d’Abruzzo D.O.C. Marchesi de’ Cordano;

Codazzo “Oro” Marche Igt Rosato – Az. Vit. Terracruda;
Pian di Stelle 2012 – Agricola Antonella Pacchiarotti (IGT Lazio Rosato).
Da assaggiare ne avete, ma come sempre se c’è qualche integrazione che ritenete opportuno condividere con me, non esitate a farlo! Ovviamente, ci tengo a precisare che le mie segnalazioni non rappresentano in alcun modo una classifica o un fatto esclusivo e che ogni mio consiglio è frutto dell’istinto del momento, ma è e sarà sempre inclusivo, perché “Wine is sharing” e senza le vostre condivisioni mi perderei assaggi ed emozioni che difficilmente potrei incontrare da solo!
F.S.R.
#WineIsSharing

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