Vitigni autoctoni poco conosciuti di oggi sono: Cagnulari, Susumaniello, Vermentino Nero, Tintilia, Albarola, Enantio e Tazzelenghe.
Come promesso qualche giorno fa,
continua la ricerca dei vitigni sconosciuti o semi-sconosciuti
italiani. Siete stati in tanti a segnalarmene di nuovi e sono certo
che nelle prossime settimane ci sarà spazio per ulteriori
approfondimenti a riguardo, al fine di valorizzare queste uve
antiche, spesso radicate nella storia e nella tradizione dei nostri
territori, che per varie cause hanno rischiato di non arrivare ai
giorni nostri, ma che, per fortuna, grazie ad alcune illuminate
Cantine fanno ancora parte del nostro inestimabile patrimonio
ampelologico.
continua la ricerca dei vitigni sconosciuti o semi-sconosciuti
italiani. Siete stati in tanti a segnalarmene di nuovi e sono certo
che nelle prossime settimane ci sarà spazio per ulteriori
approfondimenti a riguardo, al fine di valorizzare queste uve
antiche, spesso radicate nella storia e nella tradizione dei nostri
territori, che per varie cause hanno rischiato di non arrivare ai
giorni nostri, ma che, per fortuna, grazie ad alcune illuminate
Cantine fanno ancora parte del nostro inestimabile patrimonio
ampelologico.
Cagnulari: Il Cagnulari sembra essere uno dei
vitigni autoctoni meno conosciuti della Sardegna e si distingue per
il grappolo dalla forma caratteristica, compatto, con due ali e gli
acini piccoli, dalla buccia molto delicata. In passato le uve
Cagnulari, vinificate assieme a quelle di altre varietà, offrivano
vini robusti, adatti per il taglio di vini esili. Sempre meno
utilizzato, il vitigno era destinato a scomparire a vantaggio di
altre varietà più produttive. Ad oggi alcune cantine stanno
cercando di valorizzare e riportare in auge questo varietale
vinificandolo in purezza ed enfatizzandone le peculiarità
identificative: parlo dell’Az. Agricola Cherchi e Siddura ad esempio.
vitigni autoctoni meno conosciuti della Sardegna e si distingue per
il grappolo dalla forma caratteristica, compatto, con due ali e gli
acini piccoli, dalla buccia molto delicata. In passato le uve
Cagnulari, vinificate assieme a quelle di altre varietà, offrivano
vini robusti, adatti per il taglio di vini esili. Sempre meno
utilizzato, il vitigno era destinato a scomparire a vantaggio di
altre varietà più produttive. Ad oggi alcune cantine stanno
cercando di valorizzare e riportare in auge questo varietale
vinificandolo in purezza ed enfatizzandone le peculiarità
identificative: parlo dell’Az. Agricola Cherchi e Siddura ad esempio.
Susumaniello: “Il Susumaniello carico come un
somarello”. Questo detto popolare del Salento dice già molto sulle
caratteristiche di questo prorompente vitigno, che ai tempi in cui la
quantità era senza remore anteposta alla qualità produceva talmente
tanto da meritare questo accostamento con l’animale da soma.
somarello”. Questo detto popolare del Salento dice già molto sulle
caratteristiche di questo prorompente vitigno, che ai tempi in cui la
quantità era senza remore anteposta alla qualità produceva talmente
tanto da meritare questo accostamento con l’animale da soma.
E’ un vitigno autoctono della Puglia,
dunque, anche se, come in molti altri casi, si suppone lo sia
diventato dopo essere stato portato sulle coste della regione,
importante scalo commerciale, dalla dalmazia.
dunque, anche se, come in molti altri casi, si suppone lo sia
diventato dopo essere stato portato sulle coste della regione,
importante scalo commerciale, dalla dalmazia.
Da questo vitigno, che in pochi hanno
avuto l’ardire di vinificare in purezza, scaturiscono Vini strong,
molto rudi, ma a loro modo espressivi di una terra che lavora e sa
affrontare anche l’annata più dura. Io personalmente ho assaggiato
quello dell’Az. Due Palme molto schietto e varietale ed il Tagaro
u’Cucci più complesso, per via del più lungo affinamento in
barrique.
avuto l’ardire di vinificare in purezza, scaturiscono Vini strong,
molto rudi, ma a loro modo espressivi di una terra che lavora e sa
affrontare anche l’annata più dura. Io personalmente ho assaggiato
quello dell’Az. Due Palme molto schietto e varietale ed il Tagaro
u’Cucci più complesso, per via del più lungo affinamento in
barrique.
Vermentino nero: Il Vermentino Nero è vitigno molto
raro, probabilmente originario della costa dell’alta Toscana, dove
ancora oggi poche, ma attente, aziende lo coltivano e ne preservano
il patrimonio generico e storico-culturale.
raro, probabilmente originario della costa dell’alta Toscana, dove
ancora oggi poche, ma attente, aziende lo coltivano e ne preservano
il patrimonio generico e storico-culturale.
I tecnici pensano che si tratti di una
mutazione del più tradizionale vermentino bianco, ma non v’è
certezza alcuna a riguardo.
mutazione del più tradizionale vermentino bianco, ma non v’è
certezza alcuna a riguardo.
Io personalmente ho assaggiato quello
dell’azienda Castel del Piano , Pepe Nero, che reca nel nome parte
delle sue peculiarità organolettiche votate tutte ad una speziatura
piacevolmente intrigante.
dell’azienda Castel del Piano , Pepe Nero, che reca nel nome parte
delle sue peculiarità organolettiche votate tutte ad una speziatura
piacevolmente intrigante.
Tintilia: ne parlai tempo fa in un mio
articolo, in quanto rimasi molto colpito da questo vitigno autoctono
tipico del Molise. La Tintilia è un’uva che per secoli fu
considerata dai molisani il varietale di riferimento in termini di
qualità, ma a causa dell’avvento della “quantità” si rischiò
l’estinzione completa. Per fortuna, anche in questo caso,
l’attenzione e la perseveranza di pochi ha permesso alla Tintilia di
arrivare ai giorni nostri e di continuare a far assaporare tutta la
sua qualità. Io ho trovato molto espressiva quella della Cantina San
Zenone.
articolo, in quanto rimasi molto colpito da questo vitigno autoctono
tipico del Molise. La Tintilia è un’uva che per secoli fu
considerata dai molisani il varietale di riferimento in termini di
qualità, ma a causa dell’avvento della “quantità” si rischiò
l’estinzione completa. Per fortuna, anche in questo caso,
l’attenzione e la perseveranza di pochi ha permesso alla Tintilia di
arrivare ai giorni nostri e di continuare a far assaporare tutta la
sua qualità. Io ho trovato molto espressiva quella della Cantina San
Zenone.
Albarola: L’Albarola è un’uva a bacca bianca
diffuso in Liguria nella zona delle Cinque Terre ed in Toscana.
Presenta molte affinità con la Bianchetta Genovese, tanto che si è
arrivati ad asserire che siano la stessa uva, con due appellativi
diversi, come accade per molti altri vitigni tradizionali italiani.
diffuso in Liguria nella zona delle Cinque Terre ed in Toscana.
Presenta molte affinità con la Bianchetta Genovese, tanto che si è
arrivati ad asserire che siano la stessa uva, con due appellativi
diversi, come accade per molti altri vitigni tradizionali italiani.
A causa degli acini “accalcati” fra
loro il vitigno era anticamente conosciuto col nome di Calcatella.
loro il vitigno era anticamente conosciuto col nome di Calcatella.
L’uva dà un vino chiaro dal delicato
colore giallo paglierino, con riflessi verdognoli, dal profumo
accentuato di erba di campo. Sono pochissimi colore che “osano”
vinificarla in purezza, ma va loro reso atto che si possono ottenere
buoni risultati se la si tratti con rispetto. Quello di Santa
Caterina, sulla falsariga degli orange wines sa regalare emozioni
davvero uniche!
colore giallo paglierino, con riflessi verdognoli, dal profumo
accentuato di erba di campo. Sono pochissimi colore che “osano”
vinificarla in purezza, ma va loro reso atto che si possono ottenere
buoni risultati se la si tratti con rispetto. Quello di Santa
Caterina, sulla falsariga degli orange wines sa regalare emozioni
davvero uniche!
Enantio: L’Enantio, o in latino Enanzio
(comunemente chiamato Lambrusco a foglia frastagliata), è un vitigno
dalla grande rilevanza storica ed agronomica, in quanto sembra essere
molto legato alle viti selvatiche.
(comunemente chiamato Lambrusco a foglia frastagliata), è un vitigno
dalla grande rilevanza storica ed agronomica, in quanto sembra essere
molto legato alle viti selvatiche.
Citato, persino, da Plinio nel I°
secolo D.C.: “Labrusca hoc est vitis silvestris quod vocatur
oenantium” …una vite selvatica chiamata Enantio.
secolo D.C.: “Labrusca hoc est vitis silvestris quod vocatur
oenantium” …una vite selvatica chiamata Enantio.
Se questo non bastasse, si tratta di un
varietale che è riuscito a resistere alla filossera tra la fine
dell”800 e l’inizio del ‘900, tanto da poter trovare in Veneto e
Trentino vigne prefilossera fino ad oltre 150 anni, come quelle della
Cantina Roeno.
varietale che è riuscito a resistere alla filossera tra la fine
dell”800 e l’inizio del ‘900, tanto da poter trovare in Veneto e
Trentino vigne prefilossera fino ad oltre 150 anni, come quelle della
Cantina Roeno.
Tazzelenghe: Il Tazzelenghe è un vitigno autoctono
friulano a bacca rossa, originario della zona collinare di Buttrio,
Cividale (UD). Nello scorso secolo era molto apprezzato, soprattutto
come varietà da botte, e largamente diffuso in Friuli Venezia
Giulia, ma successivamente se ne persero quasi totalmente le tracce a
favore dei vitigni a bacca bianca.
friulano a bacca rossa, originario della zona collinare di Buttrio,
Cividale (UD). Nello scorso secolo era molto apprezzato, soprattutto
come varietà da botte, e largamente diffuso in Friuli Venezia
Giulia, ma successivamente se ne persero quasi totalmente le tracce a
favore dei vitigni a bacca bianca.
Il Tazzelenghe vanta un tannino
importante, che necessità di un adeguato affinamento in legno per
addolcirsi, dando così origine a Vini di rara complessità e
profondità. E’ un’uva ostica, che se lasciata macerare un po’ più a
lungo del dovuto si guadagna a pieno il suo sopranome di
taglia-lingua, da qui il suo nome. Mi è molto piaciuto quello della famiglia Jacùss.
importante, che necessità di un adeguato affinamento in legno per
addolcirsi, dando così origine a Vini di rara complessità e
profondità. E’ un’uva ostica, che se lasciata macerare un po’ più a
lungo del dovuto si guadagna a pieno il suo sopranome di
taglia-lingua, da qui il suo nome. Mi è molto piaciuto quello della famiglia Jacùss.
Ho deciso di rimandare l’appuntamento
con il Cesanese, in quanto sto aspettando di assaggiare
alcuni Vini davvero interessanti, grazie ai quali vorrei approfondire
e molto le caratteristiche e le doti emozionali di questo vitigno.
Quindi, come al solito, stay tuned!
con il Cesanese, in quanto sto aspettando di assaggiare
alcuni Vini davvero interessanti, grazie ai quali vorrei approfondire
e molto le caratteristiche e le doti emozionali di questo vitigno.
Quindi, come al solito, stay tuned!
F.S.R.
#WineIsSharing
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