Un Vino giallo da 13 filari – La Coda di Volpe di Oppida Aminea

Dell’ArcipelagoMuratori avevo già avuto modo di parlarvi in tempi non sospetti, ma
vorrei tornare a scriverne grazie ad un assaggio che mi ha colpito
particolarmente, qualche giorno fa, ma lasciatemi fare prima la mia
consueta premessa.
Siamo
ad Oppida Aminea, nel Sannio beneventano, una delle 4 “Isole/Cantina”
che fanno parte dell’Arcipelago Muratori, dove la Famiglia Muratori,
con la supervisione ed il supporto di Francesco Iacono, produce i
cosidetti “Vini gialli”, in quanto frutto di uve a bacca gialla.
Oppida
Aminea e la Tenuta Giardini Arimei
, rappresentano il cuore
mediterraneo dell’azienda, quel Sud carico di sole, profumi e
sfumature che vanno dal giallo al dorato, per sfociare nell’ambra se
parliamo dei passiti prodotti ad Ischia.

Se
del passito avevo già scritto in occasione di una degustazionededicata ai Vini Vulcanici, oggi ad impormi di scrivere, grazie
all’emozione suscitatami, è stato un Vino bianco o, meglio giallo,
che sa di quell’intrigante mix fra storia, leggenda e contemporaneità
che già da solo rappresenta uno di quei condizionamenti positivi che
non temo di evidenziare e di amalgamare con le peculiarità
organolettiche di un Vino.

Ops…
mi sono appena accorto di aver scritto tanto, come al solito, senza
dirvi il nome di questo fantomatico Vino: Coda di Volpe Filari 1-13
annata 2014(Sannio Doc).
Questa
Coda di Volpe è prodotta seguendo gli insegnamenti degli antichi
romani che, come potrete leggere voi stessi in controetichetta,
ritenevano che fosse nei primi filari l’essenza più spiccata e
marcata dell’uva e che, quindi, i Vini prodotti da quegli stessi
primi filari potessero esprimere al meglio il varietale sia al naso
che al palato.
E’
così che nasce il Coda di Volpe Filari 1-13 di Oppida Aminea, che a
prescindere dalle parole di Plinio il Vecchio, rappresenta in pieno
la volontà della Famiglia Muratori e di Francesco Iacono, di mettere
il terroir in bottiglia. Un terroir inteso come rapporto
imprescindibile ed interdipendente fra contesto paesaggistico, vigna
e uomo, che funga da firma indelebile di ogni singolo Vino ed ancor
più di ogni singola annata.
Un
Vino che racconta e si racconta, che aiuta a rompere il ghiaccio con
una storia intrisa di genio e tradizione, ma che non è solo questo,
altrimenti non sarei qui a condividerlo con voi… è un Vino buono,
che splende come il più caldo dei soli d’estate e come quel sole
riscalda gli animi in corpo e struttura, armonizzato dalla carezza di
una brezza marina che sa di mare e vulcano, ma ancor prima di
margherite e lychees. Il sorso sembra il dolce finale di una
passeggiata che abbia come meta una collina affacciata sul mare, dove
stendere a terra una coperta e gustare una fetta di torta di quelle
della nonna, che sanno di crema e di pastafrolla… ehm, sia chiaro,
il pic nic da soli no, eh!!!

Davvero
una sferzata di energia, capace di grande intensità pur mantenendo
un’impeccabile e leggiadra eleganza, in particolare al naso.
Peccato
che dei Vini che mi rubano il cuore ce ne siano sempre troppo pochi,
ma per fortuna, nel caso di Oppida Aminea, da assaggiare c’è molto
altro e la qualità non manca!
Un grazie a Michela Muratori per il grande contributo che sta dando in azienda e per avermi dato la possibilità di assaggiare una vera perla rara.

F.S.R.
#WineIsSharing

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