Montalcino è una Repubblica enoica fondata sul lavoro e la famiglia

La domenica del Benvenuto Brunello è notoriamente la giornata da bollino nero, sia per i produttori che per gli operatori costretti a farsi largo fra la gente, con ovvie difficoltà nell’assaggiare Vini in maniera idonea, a causa dell’alta temperatura e degli effluvi più o meno gradevoli. Eppure a me piace, perché è proprio la domenica che posso girare fra i banchi d’assaggio affollati ed osservare, comprendere, far mie le reazioni di winelovers, più o meno esperti, ma capaci sicuramente di percepire il fattore predominante di un Vino, ovvero l’emozione.

Oggi, in particolare, avendo meno raggio d’azione e, quindi, meno assaggi a disposizione ho deciso di dedicarmi ad alcune di quelle cantine che potessero rappresentare, a mio parere, un lato non so se meno conosciuto, ma di certo meno percepito di Montalcino, ovvero quel sottobosco di realtà artigianali e/o familiari che dal basso spingono l’intero contesto verso traguardi sempre più importanti.
Realtà che hanno la capacità di mantenere una forte continuità col passato, la tradizione e l’artigianalità, senza risultare mai anacronistiche. Sia chiaro, non è una classifica, tanto meno una lista esclusiva, in quanto molte altre aziende tra le quali anche alcune citate nel post di ieri rientrerebbero in questa cerchia, ma ci tenevo a segnalare realtà che, mi piace pensare, abbiano solo bisogno di essere più conosciute e riconosciute:
benvenuto brunello

Fattoi: una famiglia che vive la tradizione e nella tradizione, continuando a vedere la viticoltura come un do ut des, nel quale l’uomo deve necessariamente dare senza pretendere e cercare di rispettare al massimo ciò che è frutto di tanto lavoro, ma soprattutto del territorio e della natura stessa. Felice di aver conosciuto quest’azienda grazie a Lucia, una coetanea, che sente forte il legame con il passato e non lo ha mai reputato un peso, anzi, ne fa motivo di orgoglio e fierezza. Vini che sintonizzano sulle stesse frequenza palato e cuore, senza bisogno di “smacchinare” troppo.

Ventolaio: anche in questo caso si segue il fil rouge della conduzione familiare, che mai come a Montalcino è quasi una consuetudine, ma che rappresenta comunque un valore decisamente incidente, che si riflette sul prodotto finale. Vini che fanno della loro consapevolezza di essere classici la loro forza. Un classico vibrante e sempre contemporaneo, come il volo del calabrone di Korsakov, che non stanca, non annoia e ben si adatta a tempi e contesti, senza di colpo ferire.

Albatreti: Gaetano Sabbioni, detto, da me, il Barba (chi ama l’NBA ricondurrà questo nickname al mitico James Harden, ma la barba di Gaetano ha di gran lunga più centimetri di esperienza!) è il personaggio che non sa di essere personaggio, ma fa un Rosso di Montalcino ed un Brunello che sanno di essere figli dell’espressione più classica di questi Vini. “Questo è proprio un gran Vino” hanno esclamato almeno 4 persone dopo averlo assaggiato oggi e questo solo nel lasso di tempo in cui io fossi in fila, nel caso non vi fidaste più di me! 😉

Podere San Giacomo: probabilmente la maggior coerenza che abbia trovato in questi 3 giorni fra rosso, brunello 2011 e riserva 2010, con una riserva di un’eleganza ed una pulizia che ho trovato solo tra i migliori. Vini educati e mai sopra le righe, con un approccio tradizionale, ma che sa guardare avanti. Generazioni a confronto e passione da vendere. Un’azienda che sprizza positività da tutti i pori! Mi piace!

Mocali: un’altra gran bella famiglia del Vino, con un approccio impregnato di umiltà e valori veri, come l’etica e la sostenibilità. Un terroir capace di grandi cose, votate ad una naturale raffinatezza, sfoggiata senza tanti fronzoli. Tra i Vini più intriganti!

Come già accennato questi sono solo alcuni esempi di quanto sia erroneo pensare a Montalcino come culla di nababbi o di brand che vivono ormai di rendita. Ciò che amo di più di Montalcino è la sua capacità di rinnovarsi, di capire da propri errori e rialzarsi, rigenerarsi con quel bellissimo mix di vecchie e nuove generazioni che non hanno bisogno di attendere passaggi di testimone, anzi… convivono e collaborano guardando verso uno stesso futuro. Un futuro in cui il rispetto e la coerenza pagano sempre, quanto sincerità ed etica e nel quale una costellazione di piccole aziende familiari è in continuo fermento. L’asticella continua ad alzarsi e c’è chi non ha bisogno di null’altro che di fiducia in sé per saltarla.

F.S.R.
#WineIsSharing

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