Nelle Marche, dal primo spumante al mondo ai metodo classico contemporanei di Federico Mencaroni

Visto che qualcuno sostiene che il mio
riavvicinamento (in termini di residenza) alla mia terra natìa mi
stia spingendo a parlare sin troppo delle Marche, oggi vi parlerò…
delle Marche!
Scherzi a parte, ma lo sapevate che il
primo spumante al mondo fosse ad opera di un marchigiano doc?
 Io cito spesso
questa nozione storica, ma è importante ricordare l’opera di
Francesco Scacchi da Fabriano, in quanto almeno trenta anni prima del
monaco francese Dom Perignon nell’abbazia di Hautevillers, nel
lontano 1650, iniziò a produrre quello che era a tutti gli effetti un
metodo ancestrale (o Metodo Scacchi), più che un metodo classico. Quindi se volete fare
una pernacchia ai cugini d’Oltralpe questo è il momento! Ovviamente sto giocando, ma faccio
questa premessa, in quanto quello che può sembrare solo un mero cenno storico è, a mio
parere, fondamentale per confermare la vocazione di un intero
territorio alla spumantizzazione, ancor più con le competenze
odierne.

Proprio nei giorni scorsi, facendo una
delle mie ricerche ed in particolare sul
Verdicchio, mi sono
imbattuto piacevolmente in una Cantina che ha voluto incentrare gran
parte della sua produzione proprio sul
Metodo Classico prodotto da
questo varietale e le due bottiglie assaggiate mi hanno colpito a tal
punto da volerne condividere con voi alcune impressioni.

Parlo
dell’azienda Federico Mencaroni di Corinaldo, una piccola città
nella provincia di Ancona, davvero meravigliosa!

L’azienda prende il nome dall’attuale
titolare Federico, che rappresenta la quarta generazione di
viticoltori, ma soprattutto la svolta per questa realtà che passa,
con il suo arrivo, da un produzione per lo più dedicata allo sfuso,
ad una ricerca estrema della qualità ed un approccio molto
contemporaneo al Vino, con un forte segnale dato dal packaging e
dalla scelta di produrre due metodo classico con lunghe permanenze
sui lieviti.

La dedizione e la passione che tengono
Federico così legato alla sua azienda, al suo territorio e alla sua
campagna, hanno dato vita ad una linea di Vini apprezzabile, nella
quale spuntano, senza dubbio, due spumanti di grande personalità
come Contatto e Apollonia.

Una scelta non delle più semplici,
vuoi perché Corinaldo non è Cupramontana, vuoi perché c’è ancora
un po’ di difficoltà nel far comprendere la realtà validità dei
Metodo Classico italiani ed ancor più di quelli da varietali
autoctoni come il Verdicchio, ma la conduzione familiare dell’azienda
ed una lavorazione autentica e quanto più artigianale possibile
dell’uva e del vino stanno dando grandi risultati a questa realtà,
che tra l’altro punta molto sull’accoglienza in cantina, punto
cardine della comunicazione vino-territorio e che purtroppo non tutti
comprendono. Vitigni autoctoni e unici per caratteristiche
organolettiche e versatilità come il Verdicchio dei Castelli di Jesi
ci offrono la possibilità di creare un vino come vogliamo e come più
ci piace.
Io ho avuto l’opportunità di
assaggiare 3 Vini prodotti da questa Cantina marchigiana e devo
ammettere che ho trovato una lungimiranza notevole, che più passa il
tempo più diviene contemporaneità, ma che, per fortuna, non
coincide con la mera volontà di accontentare le tendenze o le
richieste di mercato, bensì fa della personalità e dell’originalità
due sinonimi di eccellenza e due peculiarità vincenti.
Isola Verdicchio dei Castelli di Jesi
2013:
un Verdicchio più che piacevole, dalle coerenti note varietali
sia fruttate che floreali, ma che spicca per la sua sapidità, che
non può che ricordare sinesteticamente il mare che dista solo pochi
km da Corinaldo. Una buon propedeutico per i due metodo classico.

Apollonia – Verdicchio dei Castelli di
Jesi DOP Metodo Calssico Brut Nature Millesimato 2010:
se amate il
Verdicchio in toto ed ancor più se del Verdicchio vi piacciono
spalle larghe e quel tono di voce un po’ rauco, ma che sa tanto del
rimprovero del nonno che adoravamo, questo è il vostro Vino!
Varietale come pochi altri sanno essere tanto da ricordarmi un pic
nic su una collina dell’entro terra marchigiano a pochi km in linea
d’aria dal mare, durante i primi di marzo, allo sbocciare delle
margherite… nello zaino (lo so, il cestino di vimini sarebbe stato
più romantico, ma mi sembro cappuccetto rosso?!?) il pane che mi
diletto a fare da quando ero piccolo ed il mio snack preferito (chi
mi conosce può confermare) le mandorle tostate salate. Davvero uno
dei Metodo Classico più rispettosi del varietale che a prescindere
dal fatto che lo sia anche grazie all’assenza di dosaggio, mostra un
animo fortemente territoriale e per chi ami Marche e Verdicchio è
sicuramente un valore aggiunto.

Contatto – Verdicchio dei Castelli di
Jesi DOP Metodo Classico Brut Millesimato 2010:
la versione tecnica
dell’Apollonia, che attinge agli studi enologici ed alle esperienze
franciacortine di Federico, che a mio parere, però, ha già ben
compreso che il Verdicchio sia un mondo a parte e come tale vada
trattato, nel rispetto della sua forte personalità e con la
sensibilità tale da farne emergere la sua potenziale eleganza. Se
l’Apollonia rappresenta il Metodo Classico varietale al 100%, in
questo caso la liquer aiuta a renderlo più apprezzabile anche da
palati meno inclini alle note amarognole e più ruvide del
Verdicchio, andando a privilegiare le componenti al palato in quanto
a struttura, freschezza e mineralità. Un Vino che lascia pensare ad
una maggior predisposizione all’evoluzione e che non parla più il
dialetto locale, bensì gli idiomi universali della pulizia e
dell’eleganza, senza rinunciare ad una forte impronta personale, che
in questo caso non disdegno sia più legata all’indole ed al gusto
del produttore, piuttosto che al solo territorio.


Un bell’esercizio stapparli
entrambi e comprenderne le peculiarità e le divergenze, pur venendo
dalle stesse uve di un Verdicchio che conferma alla grandissima la sua ineguagliabile duttilità e la sua predisposizione alla spumantizzazione classica, ancor più che in autoclave.

Detto questo concluderei con una frase
che mi ha scritto Sonia, export manager e compagna di Federico, che
racchiude in sé ciò che questa Cantina, giovane, ma dalle radici
profonde, vuole comunicare: “Vogliamo essere un piccolo punto di
riferimento della cultura e dell’eccellenza vinicola. Creare con un
“sorso” emozione, entusiasmo ed esperienza.”

F.S.R.

#WineIsSharing

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