Una considerazione basata sui seguenti punti:
– Il Vino in contraffatto in questione è prodotto (come già descritto qui) in oltre 36.000.000 di pezzi, con qualità quantomeno opinabile ed un prezzo a scaffale a dir poco inaudito. Riguardo la natura del Vino esistono svariate leggende alle quali non credo, ma che non invogliano di certo all’acquisto;
– Il consumatore generico e generalista, purtroppo, beve ancora l’etichetta e questa notizia ironicamente fa riflettere proprio su questo aspetto, dato che chi ha ordito le trame di questa truffa ha sicuramente speso molto di più per il packaging ed in particolare per etichette e capsule che per il contenuto delle bottiglie, che è stato comunque dimostrato essere un “onesto vino bianco frizzante italiano”;
– Lo Champagne raggiunge apici, probabilmente inarrivabili per la maggior parte dei metodo classico italiani, ma quegli stessi apici sono più che rispecchiati e a mio parere ridimensionati da prezzi, spesso, fuori logica. Bravi loro o tonti noi?
– C’è chi opina le mie considerazioni in merito tirando in ballo la gloriosa storia dello Champagne ed io sono più che d’accordo riguardo i fasti di quello che è un vero e proprio mito enoico globale e che mai mi sognerei di osteggiare sul piano del pedigree, ma se ci sta che il consumatore medio subisca il fascino dell’etichetta, non posso pensare che quello stesso consumatore che acquista M. et C. a più di 25/30€ sugli scaffali della GDO lo stia facendo perché ha sete di storia!
Dunque, con tutto il rispetto per lo Champagne che apprezzo e che vorrei fosse più conosciuto per i suoi piccoli produttori dai prezzi molto molto più onesti e la qualità molto molto più apprezzabile, quanto è ancora più importante l’abito e quanto lo è l’essenza?
Il Prosecco, che è stato tirato erroneamente in ballo, nulla ha a che vedere con lo Champagne (se pur esistano alcuni Prosecco Metodo Classico che almeno nel metodo si avvicinino allo zio ricco d’oltralpe), eppure anch’esso sta godendo di una riconoscibilità e di un boom del proprio branding a livello globale, cosa che preoccupa molto in termini di qualità, in quanto si susseguono nuovi impianti e reimpianti come se non ci fosse un domani! Si auspica o si teme, decidete voi, che l’obiettivo sia quello del miliardo di bottiglie ed è qui che abbasso le mani e le rialzo per applaudire i cugini francesi, che non hanno mai fatto il passo più lungo della gamba e non hanno mai sciabolato fino a rovinare il filo della propria sabre. La FIVI, neanche a dirlo ha già manifestato le proprie rimostranze, staremo a vedere! Nel comprendere (relativamente) la voglia di cavalcare l’onda, come come tutti i trend moderni potrebbe ridursi ad una normale increspatura del mare, confido che tutto questo non danneggi una denominazione che è comunque in grado di fare qualità grazie a quei, se pur pochi, produttori che si stanno dimostrando più coscienziosi e rispettosi del proprio territorio e del consumatore.
Ci sarebbero altre considerazioni, ma per ora mi fermo qui, ribadendo che non ho nulla contro lo Champagne, anzi… vorrei solo che alcuni di essi costassero 5€ (il packaging è davvero costoso) ed altri, che purtroppo non si trovano con tale facilità a scaffale, vengano pagati per ciò che valgono e non distribuiti tramite canali secondari a cifre irrisorie.
Comunque, tornando alla truffa, alzi la mano chi ha voglia di organizzare una cieca con una bottiglia dello Champagne contraffatto, una di buon Prosecco, un metodo classico da autoctono italiano e magari un altro base Pinot Nero? Sarebbe bello poter usare questo metodo per riportare sulla retta via tutti i bevitori di etichette, ma purtroppo non è cosa facile, ma se ne conoscete qualcuno adoperatevi per compiere la vostra missione di conversione, salvatelo!
Ora che ci penso, però, la tiratura dello Champagne tarocco ritrovato nel trevigiano è davvero elitaria! Solo 9200 bottiglie! Vuoi vedere che qualche collezionista sarebbe disposto a pagarla più del “vero” M. et C.? Che mondo strano è questo…
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