Cantina Colle Santa Mustiola – Vini fuori dal tempo nella terra degli etruschi

Ci sono aziende che ho conosciuto in tempi non sospetti, magari casualmente, assaggiandone un vino inaspettatamente e fuori contesto e, per quanto la mia memoria enoica possa essere valida, mi capita ogni tanto di avere delle momentanee “fallanze” (tanto per usare un termine vitivinicolo) mnemoniche, tanto non non riuscire a riportarle alla mente in maniera repentina. Questi piccoli vuoti di memoria hanno un vantaggio però: mi permettono di assaggiare un vino senza condizionamento alcuno, iniziando una conoscenza più profonda di quella realtà partendo dal vino e non dalla vigna e dal vignaiolo, come solitamente mi capita di fare.
Questo è ciò che mi è successo con l’azienda Colle Santa Mustiola, che molti di voi sapranno trovarsi a Chiusi, capitale dell’Etruria nel periodo Etrusco e città del Re Porsenna. 
Una realtà attiva come azienda vitivinicola sin dai primi del 1900, quando il nonno dell’attuale proprietario Fabio Cenni produceva vino da commercializzare poi presso i propri magazzini a Milano. Fabio prende in mano le redini dell’azienda negli anni ’80, iniziando un accurato lavoro sui sui cloni di
Sangiovese già presenti in vigna e la ricerca di nuovi, finalizzati a dare vini con
espressione di territorio e longevità, per arrivare al primo imbottigliamento di Poggio ai Chiari nel 1992.
santa mustiola vini
Attualmente i vigneti hanno
da 15 ai 30 anni con un patrimonio genetico di 28 cloni 
di Sangiovese, di cui 5
pre-filossera.
Nei 5ha di proprietà, ciò che mi ha colpito di più, non è stata tanto la densità di 10.000 ceppi per ettaro, bensì le rese che definire molto basse sarebbe un eufemismo, ovvero rese di 35/40ql
x ettaro.
L’amore di Fabio per il Sangiovese si evince dalla grande selezione in vigna, nella quale ha letteralmente abolito i diserbanti ed ogni molecola che possa entrare nel
circolo linfatico, mentre adotta concimazioni naturali e le fermentazioni, compresa quella malolattica, sono rigorosamente spontanee, senza inoculo
di saccaromices, in fine macerazioni sulle bucce di 30/40 giorni.
Il territorio è
imprescindibile, un grande vino nasce in vigna ed in particolare un grande Sangiovese ha bisogno
di un terreno vocato, non essendo un vitigno ubiquitario, mi spiega Fabio, che ha trovato proprio nel territorio e nei terreni (pleocenici su fondali marini con depositi alluvionali), nell’altitudine di 300mslm e nel microclima che risente dell’influenza dei laghi di Chiusi e Trasimeno che regalano elevate escurzioni termiche notturne, il contesto ideale per il suo prezioso Sangiovese. Un Sangiovese capace di esprimersi, così, con rara eleganza e minerale sapidità e di non rinunciare al suo spettro aromatico, grazie alle importanti escursioni termiche notte-giorno.
Una mission, quella di Colle Santa Mustiola, che affonda le radici nella storia ed in particolare in quella etrusca, che Fabio Cenni vuole riallacciare in modo evidente e coerente alla qualità dei suoi Vini ed alla filosofia di lavoro adottata, pregna di rispetto e consapevolezza territoriale, storica e culturale. Una storia testimoniata dalla suggestiva cantina sotterranea, una tomba etrusca, che si dipana in grotte e gallerie perfette per accogliere ed elevare i Vini dell’azienda.
A Fabio poi, non potevo che chiedere un aneddoto legato alla sua vita di produttore e vignaiolo e mi hanno così colpito la semplicità ed al contempo la semplicità delle sue parole che vorrei riportarlo con le sue stesse parole:
“Ti voglio parlare del mio
primo incontro con Giulio Gambelli alla fine degli anni 80, incontrato casualmente a
casa di amici di Montalcino, senza sapere chi fossi e da dove venissi, versò il mio
vino nel bicchiere lo osservò, lo portò al naso e senza nemmeno assaggiarlo mi
disse: “Ma tu a Chiusi dove sei verso il lago o verso il monte Cetona?” Ed
io:”Eh…verso il lago” , “Vai tranquillo su quei terreni farai
sempre dei grandi vini”
Chapeaux!”
Onore all’indimenticato Giulio Gambelli, un vero pezzo di storia enologica italiana, ma anche un leggendario degustatore e questo episodio lo testimonia.

Ora, però, tocca a me parlare e condividere con voi le mie impressioni, le mie sensazioni… le mie emozioni riguardo i Vini di Colle Santa Mustiola che ho avuto modo di assaggiare:
vino poggio ai chiari
Kernos 2014 – Toscana Rosato IGT: un rosato di quelli che già dal colore suggerisce la sua derivazione: un salasso con criomacerazione. Questo Kernos brilla di luce e per un amante dei rosati intensi come me è stato davvero un piacevole incontro. L’impatto è quello che dal naso ti fa correre alla bocca tanta è la voglia di prenderlo letteralmente a morsi! Il frutto è coerente con i suoi cromatismi, ma sono le note balsamiche ed il finale salino che lo rendono ancor più invitante.
Davvero un’interpretazione territoriale e piena di personalità.

Vignaflavia 2010 – Toscana Sangiovese IGT: non sono Gambelli e non potrò mai avere le sue doti e la sua conoscenza territoriale, in particolare di queste zone, ma è in questo Vino che sento esprimere al meglio il terroir, dal terreno, al microclima con le sue sferzanti escursioni termiche indotte dai laghi, ma soprattutto la personalità che credo di aver intuito di Fabio. Una personalità che non si impone sulla Natura, la ascolta, la segue fin dove può per poi interpretarla nella maniera più consona alla sua essenza. Il Sangiovese in tutte le sue vitali sfaccettature di fiore e frutto, che a quella del legno preferisce la sua speziatura naturale ed al quella del terreno aggiunge la sua mineralità intrinseca. Un Vino che la semplicità e la spontaneità nella più rara forma di eleganza.

Poggio ai Chiari 2007 – Toscana Sangiovese IGT: il top di gamma, il più conosciuto, ma anche quello dal quale ci si aspetta di più, fermo restando che io l’ho assaggiato alla cieca sia visiva che mnemonica! Anche in questo caso il legno è una culla che cinge e sorveglia, che accudisce e non scuote l’anima del Sangiovese di Fabio.
Il naso è una ballata rock, senza assoli disarmonici… una melodia di quelle romantiche ed eleganti, suonate da un abile chitarrista con gli stivali di pelle nuovi. Dolce il finale, ma non di quelli che straziano il cuore, bensì di quelli che regalano un sorriso incredulo per i razionali, ovvio per i sognatori. Lungo, lunghissimo in bocca ed ancor più dentro al petto. L’eleganza a volte imbriglia, costringe, affibbia canoni e condiziona calici, mentre in questo caso è l’immagine di un mosaico che si palesa solo quando ogni tessera sia giunta al suo posto e basterebbe toglierne una ed una soltanto per lederne l’equilibrio. Eppure, il Poggio ai Chiari le tessere le ha tutte ed il mosaico che vedo chiudendo gli occhi è di rara bellezza.

Un’azienda, quella di Colle Santa Mustiola che sta facendo parlare di sè da anni, pur non appartenendo, per scelta, a nessuna Docg. Forse Plinio il Vecchio non c’aveva visto così male quando scriveva della vitis vinifera Clusina in tempi assolutamente non sospetti.

F.S.R.
#WineIsSharing

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