Insegnare il Vino a scuola in Italia forse sarà possibile

Sapete quando pensate una cosa da anni, ma l’avete condivisa solo da pochi giorni con degli amici e quella stessa cosa poi si materializza in una qualsiasi forma, ma in maniera così evidente da farvi sentire come se un vostro desiderio fosse stato realizzato? Beh, a me è successo leggendo della proposta di legge fatta pochi giorni fa a Palazzo Madama dal Prof.
Attilio Scienza e dal noto enologo Riccardo Cotarella. Per quanto si tratti solo di una proposta di legge e per quanto possa aver ritenuto, spesso, opinabili le posizioni dei due indiscutibili esperti appena citati, non posso che essere lieto di condividere con voi un primo, piccolo, passo verso la possibilità che il Vino entri nelle scuole italiane.

storia del vino a scuola

La storia del vino, infatti, potrebbe essere presto una nuova materia scolastica.  Insieme a Scienza e Cotarella vi erano Paolo Castelletti, segretario generale Unione Italiana Vini e Isabella Marinucci, responsabile Area Vini di Federvini è il senatore pugliese Dario Stefàno (Sel),membro della commissione Agricoltura.


Il disegno di legge prevede che si studi la storia del vino, un’ora a settimana, nelle scuole primarie e secondarie. L’idea è quella di iniziare già dal prossimo anno scolastico con dei progetti pilota, ma al prescindere dalle specifiche tecniche della proposta, vorrei dire la mia riguardo questa opportunità che, se gestita bene, potrebbe produrre un approccio al Vino sicuramente differente dei giovani ed una maggior consapevolezza generale di quello che è un prodotto della Natura, ma anche della storia dell’uomo.
In primis l’idea che il Vino entri sin dai primi anni delle elementari, per assurdo mi trova d’accordo, in quanto potrebbe essere raccontato, spiegato, introdotto nelle menti fresche, spugnose e curiose dei bambini più piccoli come un fattore culturale, ma anche un trait d’union fra generazioni sin troppo limitate nel contatto con la Natura, dall’avvento della tecnologia ed i ritmi frenetici di gran parte dei genitori 2.0.
Immagino bimbi giocare con la storia del Vino, ma soprattutto escursioni in vigna ed in cantina, con un’interazione giocosa, ma corretta e propedeutica tra chi lavora nel mondo del Vino e gli alunni.
Fondamentale sarà insegnare l’importanza storica, sociale e culturale del Vino a partire dall’antichità, ma credo potrebbe essere ancor più interessante, soprattutto per i bambini più piccoli, partire dal lavoro, dal concetto che diventa pratica, per poi passare ad una maggior dose di teoria negli anni a venire. 
Il Vino è uno dei pochi soggetti, uno dei pochissimi argomenti che vantano un numero di gemme enorme, che in questo caso, per assurdo ne determinato la qualità, ovvero il legame con ogni ambito umanista, dalla già citata storia alla letteratura, passando per l’arte ed arrivando alla religione, ma anche con le materie scientifiche e tecniche come la biologia, la chimica, l’agronomia e soprattutto la geografia. 
Pensate a quanto le nuove generazioni appaiano, spesso, impreparate nella conoscenza stessa del proprio paese ed a quanto sarebbe interessante e stimolante utilizzare il Vino come veicolo aggiuntivo per una maggior consapevolezza geografica dell’Italia attraverso una possibilità che solo l’Italia ha, ovvero quella di collegare ad ogni singola regione i suoi varietali e la sua cultura del Vino.
Ciò che reputo ancor più importante, però, è l’opportunità che l’introduzione dell’insegnamento enoico nella scuole potrebbe dare agli insegnanti, opportunamente formati, di educare i ragazzi delle medie e delle superiori ad un approccio al Vino ed al bere più maturo, più consapevole e meno superficiale. Molti di voi penseranno questo sia utopistico, ma in realtà, posso dirvi con convinzione frutto di varie esperienze personali, che i giovanissimi ai quali parlo di Vino sono curiosissimi e sono sempre più sensibili ad un concetto di qualità che per ora è focalizzata per lo più sulla cucina e sul mangiare e quindi meno sul bere, che è visto come un elemento di sballo o di svago spicciolo, capace di diventare molto pericoloso sin da età davvero impensabili.
Far passare concetti semplici e non tediosi legati al piacere di bere bene e di saper bere e creare una maggior capacità di discernere tra il bene ed il male enoici, sarebbe davvero un passo avanti enorme per una società in cui i social stanno togliendo tempo a qualsiasi interesse e l’omologazione regna sovrana.
Di certo, tutto questo ha dei pro e dei contro, ma nel dubbio, pensare al Vino come argomento di studio nelle scuole italiane non può che renderci tutti felici e fiduciosi, invece che fatalisti o distruttivi. Produttori, vignaioli, comunicatori e tutti coloro che facciano parte di questo meraviglioso mondo dovrebbero (dovremmo), a mio parere, dedicare qualche attimo del proprio tempo a pensare a come sfruttare al meglio quest’occasione, qualora venisse approvato il disegno di legge, per creare un livello di consapevolezza generale anche solo di mezzo gradino più alto, perché step by step si potrebbe davvero arrivare ad un rispetto di un pezzo della nostra storia, della nostra cultura e del nostro vivere quotidiano che oggi non può essere preteso. Molti si crogiolano nell’assurdo piacere di essere “nicchia”, amano essere “i soli” a sapere, un’enoica oligarchia basata più sull’assenza di sapere generalizzata che sulla reale sapienza degli “oligarchi” stessi e le stesse grandi aziende potrebbero preoccuparsi nel percepire che l’alleata ignoranza possa venir meno e la mia speranza è che, proprio in questo senso, non ci siano “giochi sporchi” e che nessuno provi a sfruttare questa, che continuo a chiamare, possibilità per fini economici. Siamo in Italia, di sicuro ci sarà chi “ci mangerà” o meglio dire “berrà” e bla bla bla… molti penseranno qualcosa del genere e posso comprenderlo, ma se continuassimo a ragionare così ogni volta che si presenta l’occasione di cambiare qualcosa dovremmo davvero rassegnarci ad una vita piatta e priva di propositività. Io credo che il Vino nelle scuole potrebbe rappresentare una bellissima novità, un’opportunità ed un reale esperimento sociale, capace di creare interesse, consapevolezza e, perché no, un’apertura a possibilità lavorative/professionali che aumentino il bacino dal quale attingere, in Italia, alle future generazioni che opereranno in qualsiasi ambito del mondo del Vino, quindi incrociamo le dita!


F.S.R.
#WineIsSharing

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