Stati Uniti, Matt Bellassai, Millennials, Made in Italy, Prosecco -> VINO

Forse il titolo più assurdo che abbia mai scritto, ma aspettate di leggere l’articolo e magari sarà coerente con esso! :-p
Oggi butto giù un pensiero che, come
spesso accade, parte da lontano e può sembrare, ai più, abbastanza
confuso, ma proverò a dipanarne la matassa quanto più possibile.
Gli States sono da sempre un grande
mercato per il Vino italiano
, ma, un po’ come nello sport (in NBA
fanno statistiche anche sul numero di volte in cui un giocatore ha
perso la scarpa in partita e non scherzo!), i loro dati e le loro
valutazioni sono dettate da uno stile di vita completamente diverso
dal nostro e, nel nostro caso, da un approccio al Vino ed al Cibo che
noi per cultura, rispetto e necessità di tutelare le nostre
eccellenze non potremmo mai avere. Attenzione quindi a prendere
pseudo studi universitari, fantomatiche ricerche di mercato e
notizione d’effetto che in molti casi sono solo frutto di opinabili
indagini su ancor più opinabili campioni.


Io credo di essere un portatore sano di ironia ed è una componente fondamentale di ogni aspetto della mia vita sia nella “critica” che, ancor più, nell’autocritica, ma
cerco, per quanto in mio potere, di abbinare ad essa dei contenuti
che vadano oltre il mero scherno o la battuta simpatica fine a se
stessa. Negli USA, invece, l’eccesso, anche nell’ironia, produce successo.
A testimoniarlo è la più grande social star del Vino americana (e
numeri alla mano… del mondo!).
Non mi esprimo mai con giudizi critici ed ancor meno nei confronti di chi ha creato qualcosa di indubbio successo e sono ed ammetto di aver riso di gusto guardando alcuni suoi video su youtube, ma mi permetto di citare questo
caso solo ed esclusivamente per mostrarvi e dimostrarvi che il nostro
rapporto con i media, con i social, ma ancor più col Vino e la sua
cultura e successivamente con i mercati, non potrà mai essere
subordinato ai condizionamenti di chi non ha il nostro approccio e
non ha la nostra capacità di abbinare ironia a cultura e sapere.
L’eccellenza italiana da sola non andrà
da nessuna parte, il made in Italy è morto e defunto là dove non si
è capaci di dare una svolta comunicativa ad esso, ma non è il Vino
che deve cambiare in funzione del mercato, è il modo di comunicarlo
e la nostra capacità di far comprendere al mondo dove siamo, chi
siamo e quanto possiamo dare.