Tenuta Gatti – Una storia di famiglia, territorio e Vino

Quella di Nicolas Gatti Russo (no, non siamo parenti… o almeno non credo!) è una storia davvero ricca di fascino e di meraviglia. Un argentino imprenditore nel ramo della tecnologia che tornando in Sicilia per riscoprire la terra natìa dei suoi genitori, scopre che il suo padre naturale era l’erede di una nobile famiglia del messinese. Da qui la svolta, che lo porta ad ereditare la Tenuta Gatti, un’azienda agricola che produce Vino, olio ed agrumi dai primi dell’800, immersa in un contesto ancora autentico ed integro. 
La Tenuta Gatti si trova in Cuprani – Librizzi, nella Sicilia più incontaminata ed è proprio dal rispetto per la natura e per il territorio che sin dal 1990 questa realtà è stata convertita interamente al regime biologico. 

La tenuta che si estende su una
superficie di 217 ettari nella splendida cornice naturale dei monti
Nebrodi,
ma la produzione vitivinicola è da considerarsi una vera e propria nicchia, relativamente nuova, per quanto riguarda la linea di Vini attuale, in quanto è solo dal 2008 che si inizia la nuova linea di imbottigliamento. Nicolas ha da subito fatto suo un legame intrinseco con li territorio, che arrivando da una vita vissuta lontano da questa terra, ha ancor più valore e ha il suono di un richiamo, di quelli che non si possono rifiutare.
Varietali autoctoni come Grillo, Inzolia, Nocera e Nero d’avola e
vitigni internazionali quali merlot e cabernet sauvignon, approcciati in maniera iper-rispettosa in vigna e con maggior consapevolezza e contemporaneità di un tempo in cantina: i bianchi fanno solo acciaio, mentre
i rossi in maggioranza tonneaux, botti grandi e/o barriques.
Nei Vini che ho avuto modo di assaggiare ho percepito un filo conduttore tanto palese quanto inatteso da Vini Rossi siciliani, da vigne così giovani, ovvero un nerbo acido di grande chiarezza ed equilibrio che fanno auspicare lunga vita a Vini che avevano già affinato per qualche annetto.
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Sicè 2012 – Nocera Terre Siciliane IGP: varietale antichissimo, tipico del messinese, che si crede sia stato utilizzato persino dai Romani per la produzione del Mamertinum, il vino delle vittorie. Cenni storici a parte, ciò che mi ritrovo nel calice è un Vino che stupisce nell’armonia dei profumi intensi di frutta e finissimi di spezia e torrefazione, ma che soprattutto disarma con la sua freschezza e la sua velata ed elegantissima mineralità. Un rosso siciliano atipico che lo pone in una sorta di dimensione a tutta sua, dove il tannino non risulta mai aggressivo, ma fa intuire la sua gioventù e la verticalità ne rende piacevolissima la beva oggi, ma protende dritta verso gli anni di polvere in cantina che meriterebbe. Questo Vino mi fa pensare al viaggio di Nicolas, che compie un tragitto sola andata, così lungo in termini di tempo e di km, eppure così rapido per il cuore che arrivò in Sicilia, ben prima che l’aereo ed i piedi di Nicolas toccassero terra.

Cvrpanè 2010 – Mamertino DOC: eccolo qui il Mamertinum, citato poc’anzi come uno dei Vini più amati dai Romani e che oggi viene prodotto con Nero d’Avola e Nocera, come da disciplinare. Intenso, ma garbato, nei suoi profumi di fragola e ribes e profondo nella speziatura che non teme il legno, anzi lo esprime con molto savoir faire. Anche in questo caso la freschezza e la mineralità si fanno sentire a tal punto dall’insinuare quel dubbio che ti porti a prendere in mano la bottiglia almeno un paio di volte durante la cena per rileggerne l’annata. Un’espressione davvero importante di un territorio, ma anche di una tradizione antica che si fonde con una filosofia moderna e rispettosa. Uno di quei casi in cui nel tiro alla fune fra materia prima e legni a trionfare è la personalità di uva e terreni.

Franco 2010 – Rosso Sicilia IGT: cabernet sauvignon e merlot… il classico taglio bordolese. La prima cosa che viene da pensare è “ma perché con tutte le splendide uve autoctone di cui dispone la Sicilia?”… beh, tralasciando l’aspetto meramente commerciale, assaggiando questo Vino io mi sono dato una risposta, che è la seguente… perché, no?!? Mi sono ricreduto non appena messo il naso nel calice, in quanto alle note più classiche dei tagli bordolesi affinati in legno piccolo, sono subentrate dopo qualche minuto sfumature di menta ed ortica che portavano una ventata di freschezza e leggerezza alla compattezza del frutto e la compostezza del legno.
Di certo il più morbido dei tre, il più femminile, ma il rischio dell’omologazione e della scontatezza è stato evitato grazie a terreni che sono stati i protagonisti di tutti i Vini assaggiati con la loro incidenza più che positiva in mineralità e complessità.

Davvero una piacevolissima scoperta questa Tenuta Gatti, che confido di poter visitare con le vigne in fiore ed il sole a farmi da compagno. 
La Sicilia è davvero una grande terra del Vino e sono cantine come questa e persone come Nicolas che la possono rendere ancora più grande, perseguendo la qualità e sentendosi custodi privilegiati di un territorio meraviglioso, capace di rendere a chi è generoso e coscienzioso con esso, ben più di quando gli si dia.

F.S.R.
#WineIsSharing

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