L’Italia è piena di dimore storiche fantastiche e non sono rare le situazioni in cui ad esse si leghi in modo quasi simbiotico il Vino.Se c’è un luogo in cui il connubio fra storia e Vino, fra lusso e Natura, fra eleganza e spontaneità, acquisisca i connotati della meraviglia questo è di certo il Castello di Velona a Castelnuovo dell’Abate, a due passi da Montalcino.Un Castello che, oggi ristrutturato, si fa simbolo in Italia e nel mondo dell’ospitalità di alto profilo, senza, però, cedere il passo a quel decadente e fittizio lusso di alcune location italiane ed internazionali, bensì puntando sulla bellezza del luogo e del contesto paesaggistico… oltre ovviamente al Vino!

Inutile dire che io non sia un grande frequentatore di strutture a 5 stelle, ma l’ipocrisia non mi appartiene e sarei folle se dicessi che una resort come il Castello di Velona non mi affascini. Ci tengo, però a sottolineare che ho conosciuto questa realtà, molto contenuta a livello vitivinicolo rispetto alla media di Montalcino, proprio grazie al Vino, con un tramite di eccezione, ovvero l’enologo/agronomo Maurizio Saettini che, in tempi non sospetti, mi presentò prima tre annate del Brunello del Castello di Velona e poi il giovane Mario Fedolfi, attuale responsabile dell’azienda agricola.
La cosa che mi ha sin da subito colpito di questa azienda sono i 6 vigneti (tutti i scritti a Brunello), che sorgono tutte intorno al castello del 1100, confermando una coesistenza romantica fra una struttura un tempo eretta a difesa di un popolo (quello di Siena in lotta con Firenze) e la Natura che la circonda. Mi piace pensare che oggi il castello, nonostante abbia, ora, il compito di aprire le braccia ad avventori di tutto il mondo, piuttosto che chiudersi in segno di protezione, mantenga ancora un ruolo ideale e romantico di difesa, vegliando sulle vigne.
Restando in tema di vigne, un altro aspetto che influisce radicalmente, nel vero senso della parola, sul Brunello del Castello di Velona è la diversità dei terreni, un vero e proprio mix di tutti quelli presenti a Montalcino, che unitamente a diverse esposizioni, permettono di tirar fuori dai “soli” 5ha di vigneti peculiarità uniche e spiccata personalità, oltre a poter gestire meglio ogni annata andando a cercare sottili equilibri tra quelli che potremmo definire senza tema di smentita 6 cru.
Il Castello di Velona non è solo una struttura ricettiva di pregio ed una crescente azienda agricola, bensì è un luogo di grande fascino e dal forte legame col territorio, tanto da esser sempre stato amato dagli
abitanti di Montalcino e ce ne si può rendere conto facilmente, girando per il paese e facendo due chiacchiere con le
persone anziane, foriere di aneddoti da raccontare
sul Castello.
Passiamo al Vino, le tre annate che ho avuto modo di assaggiare se pur, ovviamente, differenti, hanno manifestato una buona coerenza espressiva in quanto a territorio ed andamento climatico.
Brunelllo di Montalcino Castello di Velona 2011 – 2010 – 2009
Brunello di Montalcino 2011 – Castello di Velona: assaggiato a benvenuto brunello e comparato alla cieca successivamente con altri più blasonati “fratelli” della medesima annata, in una degustazione in cui non ci sono stati vinti né vincitori, bensì sono piacevolmente emersi i due fattori fondamentali nella mia ricerca enoica personale ovvero territorio e carattere. Questo Brunello brilla per concretezza ed eleganza, un’evoluzione del percorso aziendale che parte dalla vigna e piano piano sta arrivando alla cantina (ne costruiranno una nuova a breve proprio sotto al castello). Vino che lascia intuire grandi prospettive, ma come si addice ad un Brunello contemporaneo, è già buono ora, grazie ad una freschezza lineare ed un arazzo tannico, tale è la precisione nella tessitura.

Brunello di Montalcino 2010 – Castello di Velona: nell’annata delle “meraviglie”, ma diciamocelo, anche la più “pompata” a livello mediatico, è difficile emergere per le realtà meno competitive, ma questo è un Brunello che sta già prendendo la strada evolutiva più giusta con solo un anno in più di bottiglia. La freschezza in questo caso fa il pari con la mineralità, che agevolano una gran bella beva distesa e romanticamente morbida, ma senza superflui voli pindarici. Ancora una volta mi ritrovo nel calice un Vino concreto, ma mai rigido ed austero, tutt’altro! Vini che creano subito empatia, grazie a questo naturale contrasto fra il lusso e la grande storia del luogo che guarda dall’alto della sua imponenza le vigne e l’umiltà e la spinta contemporanea del frutto di un lavoro partito dal basso e che punta ad arrivare in alto con la dovuta pazienza ed una buona consapevolezza.

Brunello di Montalcino 2009 – Castello di Velona: come sapete, non mi piace fare figli e figliastri, ma devo ammettere che tra tutte le annate questa è sicuramente quella che mi ha colpito di più, forse perché fosse quella sulla quale avevo meno pretese e probabilmente grazie ad un ovvia maggior componente evolutiva, fatto sta che è con un calice di questa 2009 che mi sono emozionato di più. Fermo restando che è indiscutibile che le altre due annate siano più equilibrate e che nel calice si senta una maggior attenzione in vigna ed in cantina. Il Vino è più aperto, dolce e caldo degli altri e quindi? Difetto? No… solo coerenza con l’annata e se si continua a parlare di quanto ciò sia importante ai fini della sincerità di un Vino, credo che ogni singolo assaggio vado identificato, collocato ed apprezzato anche e soprattutto per questo. Integro, non cotto, come altre 2009 e con le due doti, ormai, autoctone del terroir del Castello a garantire piacevolezza nel sorso, ovvero buona vena acida, quindi freschezza, e finale sapido che sembra voler dimostrare che questi Vini non temono un po’ di suadenza e di morbidezza in più. Un Vino da cena a lume di candela, intenso e senza spigolature, sensuale e non scontato. A volte, soprattutto nei grandi Vini da invecchiamento, quali il Brunello, è giusto ricercare nella finezza e nell’eleganza la quadratura del cerchio e le peculiarità da premiare sopra ad ogni altra, ma io, personalmente, premio ancor di più quegli assaggi che riescono a dimostrare classe senza rinunciare a quel tocco di sinuosità e di prosperità in più, che qui sento.
Per intenderci, donne, non preoccupatevi se disponete di qualche kiletto extra, se avete il dono dell’eleganza, del savoir faire e di una sensualità che non sfoci mai nella vile volgarità, alla lunga vincerete su chi non ha null’altro da offrire che un involucro ben curato ed una linea che tenda all’omologazione.
Tutti cuori destinati a crescere con la maturità delle viti, che in un luogo così carico di calcare attivo e di… carattere espressivo sono certo sapranno dare frutti sempre più forieri di complessità.
Devo ammettere, in fine, che sia stato un po’ masochistico limitarsi scrivere di questa azienda e del Castello, guardando le foto delle splendide suites e della piscina, seduto ad una scrivania che da su una finestra che oggi mi riserva solo un cielo tetro e lacrimevole, ma coglierò l’occasione per andare quanto meno a farmi un giro in vigna quanto prima.
F.S.R.
#WineIsSharing
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