Dopo un inizio giugno che aveva più dell’autunno che dell’estate, il sole ed il caldo sembrano essersi ricordati della nostra Italia e ci stanno regalando giornate pienamente estive, seppur le previsioni a lungo termine sembrino far pensare ad una stagione al di sotto della media in termini di temperature.
Ecco perché ho pensato ai Vini che berrei in un’estate che alterna caldi africani come quello dell’ultimo weekend a fresche serate di quelle in cui è meglio portarsi dietro la giacca e per star ancor più sicuri anche l’ombrello, per intenderci.
Questo per andare a sradicare la convinzione che l’estate sia la stagione dei bianchi e dei rosati, in quanto, specie con un clima così incerto, nessuno ci impedisce di stapparci qualche bella bottiglia di rosso magari osando temperature di servizio sotto la norma.
Un mare di bollicine italiane
Partiamo con le bollicine, simbolo del bere giovane e fresco, ma anche dell’eleganza e della finezza, il vero passepartout estivo:
Prosecco Colfondo: il boom del Prosecco ha portato, come spesso accade in Italia, ad una sorta di ripudio di alcuni e soprattutto degli enofighetti di un Vino che in realtà ha la sua storia e la sua dignità e che, quando ben fatto, può regalare non poche soddisfazioni, soprattutto nelle versioni colfondo. Vi cito due o tre aziende al volo: Bele Casel, Zanotto, Costadilà, Corvezzo e Casa Belfi sono solo alcuni di quelli che vale la pena assaggiare. Per me la bollicina più divertente e rigenerante nel corpo e nello spirito che si possa stappare d’estate! Un Vino di estrema duttilità.
Qualora ce l’abbiate (non so per quale motivo) col Prosecco, per quanto io non vi capisca, potete sempre optare per un metodo ancestrale: ottimo quello di Donato Angiuli (Puglia).
Metodo Classico da vitigni autoctoni: se siete stanchi del “solito” Champagne, se in occasione delle prossime partite degli europei volete mettere in fresco una bottiglia che non rischi di portar bene ai cugini d’Oltralpe, o semplicemente se non potete permettervi un Dom Perignon e non avete accesso a quell’interessantissimo sottobosco di piccoli produttori francesi che fanno grandi champagne a prezzi più che abbordabili, la soluzione c’è e fa bene ai produttori italiani! L’Italia ha nella sua ricchezza di varietali differenti la sua peculiarità enoica primaria e questo sta portando, unitamente alla voglia di sperimentare dei vignaioli e dei produttori, ad una sempre crescente produzione di metodo classico che abbiano come base uve del territorio. Tra quelle che vedo davvero benissimo d’estate in ogni situazione dalla giornata afosa alla serata più fresca, ci sono sicuramente quelle che vedono come base Verdicchio, Durello, Gavi come quelli di Liana Peruzzi, Colognola, Garofoli e Socci (verdicchio), di Sandro de Bruno (Durello) o ancora il Gavi di Poggio di Gavi, ma anche i rosati da Lambrusco (ottimi quelli di Ermete Medici e Cantina della Volta) . Spettacolarmente vitali e minerali quelli siciliani, come il Noblesse di Benanti da uve Carricante (con un piccolo saldo di altri autoctoni).
Se poi volete una chicca provate quello da uve Groppello di Revò di Laste Rosse.
In generale è ormai facile imbattersi in metodo classico in ogni regione e territorio d’Italia, quindi non vi resta che assaggiarli e trovare quelli che strimpellino al meglio le corde del vostro gusto.
I Vini bianchi esitivi da tenere sempre pronti in frigorifero
Vermentino (Sardegna): il Vino che bevo di più nelle mie estati, perché mi fa viaggiare ad ogni calice, portandomi nella meravigliosa Sardegna, con la sua macchia mediterranea, la sua sapidità marina ed il suo vento caldo che accarezza il viso e scompiglia i capelli… ehm… sì, di chi ce li ha!
Io quest’anno ho assaggiato davvero dei gran bei Vermentino primi fra tutti quelli delle Cantine Masone Mannu (Gallura), Siddura (Gallura), 1Sorso e Vigne Rada.
Bianchello del Metauro: uno dei Vini più freschi e democratici, eppure sempre meglio interpretato dai pochi (ma buoni) produttori marchigiani di questa piccolissima denominazione. Un Vino che sa di quelle colline che guardano verso il mare e che ne scorgono il dolce ondeggiar delle acque e ne sentono il sapore, leggero, sulle labbra. Tra i produttori più interessanti Terracruda, Il Conventino di Monteciccardo e Cignano, ma varrebbe la pena conoscerli tutti uno a uno, data l’esiguo numero totale.
Grecchetto: per quanto siano completamente differenti, le mie estati contempleranno sempre una par condicio sincera fra Grechetto di Todi (Clone g5) e Grechetto di Orvieto (Clone g109), il primo molto simile al Pignoletto ed il secondo più assimilabile al Greco di Tufo. Per apprezzarne le sfumature più interessanti io vi consiglio in ordine sparso fra Todi ed Orvieto ed alcuni fuori denominazione Roccafiore, Barberani, Todini, Fratelli Pardi, Raina, Palazone, Cantina Cenci, Margò, Mani di Luna, Sergio Mottura e Di Filippo.
Tra gli extra andrei sicuramente al Sud con Fiano e Falanghina (Mustilli, Donnachiara, Ciro Picariello e Lunarossa fra tutti, con un “intruso” pugliese, ovvero quello di Alessandra Leone), la Biancolella (Marisa Cuomo, Giardini Arimei, D’Ambra) e
la “triade” siciliana Insolia, Grillo e Cataratto (Marino Abate, Gorghi Tondi, Barone Sergio, Tenuta Gatti, Porta del Vento ad esempio).
Ecco i Rosati di quest’estate
Salento: quando si parla di Rosati con la “R” maiuscola in Italia si può solo far riferimento alla loro patria putativa, ovvero il Salento e quando si parla di Salento è impossibile, per il sottoscritto, non citare il Cerasa ed il Mjere (straordinaria l’annata 2015) della Cantina Michele Calò e Figli che a mio parere rappresentano il riferimento per la vinificazione in rosa (a lacrima in questo caso e quindi non da salasso) del Primitivo e del Negroamaro. Ottimo anche Le Pozzelle di Candido (con una “spremutina” di Malvasia nera). Se allarghiamo la ricerca alla Puglia in generale inserirei anche il Rosato di Polvanera, quello di Angiuli e quello di Pietraventosa.
Il resto d’Italia: il Rosato, diciamocela tutta, a volte è un vezzo, a volte una questione di tradizione altre ancora una necessità del produttore che in annate storte deve effettuare un salasso dalla massa di un rosso ed invece di sprecare nel vero senso della parola il risultato di quel salasso, decide di provare a vinificarlo in rosa. Questo a volte porta a clamorosi insuccessi, che non arrivano neanche in bottiglia (altri purtroppo sì…), ma in alcuni casi da vita a dei precedenti così positivi da invogliare il produttore stesso a mettere in linea anche un Rosato. Tra quelli che mi hanno colpito di più quest’anno posso citare i toscani base Sangiovese di Colle Santa Mustiola (Poggio ai Chiari), Sanlorenzo e Poggio Grande, per poi passare a Rossese di Dolceacqua rosato Du Nemu fino all’ottimo Kòmaros di Garofoli da uve Montepulciano, che strizza l’occhio ai Cerasuolo d’Abruzzo che ha i suoi due mostri sacri in Valentini e Emidio Pepe. Ce ne sarebbero anche in questo caso a centinaia da segnalarvi, ma questi sono già un ottimo punto di partenza per godervi una bella estate in rosa, ricordandovi che il Rosato è il Vino che meglio di ogni altro vi permetta di giocare con le escursioni termiche e le diverse temperature di servizio, servendolo più fresco durante le giornate più calde ed a temperatura più vicina a quella ambiente nelle serate fresche che quest’estate sembra ci regalerà.
Una categoria a parte la dedicherei agli orange wines o meglio ai macerati sulle bucce dei quali ho parlato ampiamente qui: www.wineblogroll.com/orange-wines-vini-macerati-sulle-bucce.
I Vini Rossi che non temono l’estate
Sui rossi massima libertà, ma il mio consiglio è quello di non temere un breve passaggio in frigo per portare le bottiglie non solo a temperatura, bensì anche di 3 o 4 gradi sotto, in modo da poterne godere maggiormente, soprattutto nel caso di rossi giovani e speziati che di certo non perderanno alcuna sfumatura al naso. Tra questi ultimi il Ruché e l’Aleatico sono quelli che mi hanno dato più soddisfazione (Cantine Sant’Agata e Terracruda ad esempio), ma anche il buon vecchio Sangiovese si presa bene ad essere servito a temperature leggermente più basse, sulla falsa riga dell’inno al Chianti “Cool” di qualche annetto fa, ma se non ve la sentite di mettere un rosso fermo in frigo per motivi di integrità enoica, spero non avrete problemi con la Bonarda (ottime quelle di Tenuta Belvedere e Colle del Bricco) ed il Lambrusco (oltre alle già citate Ermete Medici, Cantina della Volta, citerei Paltrinieri, Vigna del Cristo di Cavicchioli e l’Omaggio a Gino Friedmann della Cantina Social di Sorbara) da far scorrere “a fiumi” (responsabilmente, ovvero scegliendo di bere bene e già questo basterà a contenere “i danni”) durante le grigliate con gli amici.
I Passiti hanno sole dentro
Dulcis in fundo la miglior conclusione di una serata estiva, calda o fredda che sia, ovunque vi troviate, mare o montagna, casa o spiaggia, terrazza o ristorante, non c’è stagione più bella in cui sorseggiare un buon passito facendo due chiacchiere con la persona giusta, ancor più che “meditando”. Zibibbo, Moscato, Albana, Ansonica, Erba Luce, Muffati di Picolit, Verdicchio o Grechetto... ce n’è davvero per ogni gusto e sfumatura dell’oro. Tra le Cantine che ho apprezzato di più e che sono certo porterò con me in questa estate citerei Gorghi Tondi, Coste Ghirlanda, San Biagio Vecchio, Le Sughere, Orsolani, Specogna, Marco Cecchini e Valentino Butussi (per il Picolit), Angelo D’Uva ed infine i Maestri della Botrytis, i Barberani.
Insomma, all’hashtag #EstateNonTiTemo, per quanto pazza essa possa essere, io penso che non me la passerò poi così male dati i Vini che mi aspettano, ma sono certo che anche voi saprete correre agli enoici ripari e che il vostro frigorifero o, per i più fortunati, la vostra cantinetta refrigerata saranno pieni di sole e gioia liquidi.
F.S.R.
#WineIsSharing
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