Come già fatto varie volte in passato, oggi ho deciso di dare spazio ai winelovers, ai sommelier, ai produttori, ma anche solo ai semplici appassionati, in un social post, che scaturisca da una mia semplice domanda posta o meglio postata su facebook e su altri social (Linkedin, Twitter, Instagram) un paio di giorni fa. La domanda era la seguente:
Se doveste consigliare tre zone
Se doveste consigliare tre zone
vitivinicole italiane ad un winelover straniero in visita in Italia
per la prima volta, quali consigliereste?
La domande poteva, ovviamente, essere declinata ed interpretata in diversi modi, ma le linee di pensiero ed gli approcci che sono emersi dalle risposte sono stati i seguenti:
– In molti hanno preferito andare sul “sicuro”, consigliando le zone più note per importanza storica e qualitativa, nonché per riconoscibilità ed identità dei Vini prodotti. Questa scelta è stata, ovviamente, dettata dal fatto che il winelover in questione si apprestasse idealmente a venire per la prima volta in Italia, quindi quale sarebbe potuto essere il miglior biglietto da visita dello stivale enoico se non quello rappresentato da: Langhe, Montalcino ed Etna? Con due extra rappresentati dalla Franciacorta per gli amanti delle bollicine e dall’intramontabile Chianti. Queste sono le risposte che di certo non tengono conto solo di panorami e capacità d’accoglienza delle cantine, bensì del Vino stesso e di notorietà e capacità di stupire di alcune denominazioni. Il concetto è semplice “Puoi far andar via dall’Italia un winelover senza avergli fatto assaggiare Barolo e Brunello? O senza avergli fatto sentire la mineralità dei Vini dell’Etna?” La risposta è no, ma io aggiungerei qualche deviazione di rotta in Piemonte ed un passaggio in Val d’Orcia dato che ci siamo! Strano che non siano state affatto citate zone solitamente molto battute e forse sin troppo note, dal non destare più la curiosità di qualche anno fa, come Bolgheri… ai “post l’ardua sentenza”!
– Altri hanno seguito di più la via dello stupore e della novità. Regioni ed areali meno noti in modo da “educare” il winelover ad un’Italia del Vino, forse, meno conosciuta, ma egualmente interessante e degna di essere visitata. Tra le regioni più citate ad emergere con mio grande stupore ed ancor più grande gioia sono state le Marche, citate da un grande numero di appassionati, seguite a ruota dalla Puglia, dall’Umbria, l’Abruzzo e da tutto il Sud Italia, compreso il Vulture, la Calabria del Cirò e la meravigliosa Sardegna.
– Altri ancora hanno osato con un tema che potesse fare da filo conduttore alla visita dell’ipotetico winelover/enoturista in Italia ed il fil rouge più consigliato è stato quello della viticoltura eroica, suggestiva ed indimenticabile, capace di regalare emozione e sensazioni che lascino il segno e possano fomentare ed alimentare ancor di più il fuoco sacro della passione enoica nelle persone che hanno modo di visitare luoghi come le Cinqueterre, le piccole isole di Ponza, Pantelleria, Ischia o i meravigliosi vigneti terrazzati della Valtellina, della Val d’Aosta o della Val di Cembra solo per citarne alcuni. Davvero un’esperienza affascinante quella del tour dei vigneti eroici italiani.
– Poi ci sono quelle regioni… quelle aree… che sono così note e così belle, che forse sono state date un po’ per scontate, tanto da non esser state citate a gran voce, ma da apparire come certezze indiscusse. Parlo della Valpolicella ed il Veneto più in generale del Friuli Venezia-Giulia e del Trentino Alto-Adige. Regioni meravigliose che parlano di Vino con grande identità territoriale e con tanto tanto da assaggiare.
– In fine ci sono le regioni meno citate, ma che vale la pena considerare come possibili mete di una visita più approfondita, magari non per il neofita o per il winelover al primo enotour italiano, ma per chi ha già le idee più chiare. Semplicemente perché, a mio parere, si tratti di regioni in cui c’è tanto da scoprire e da assaggiare, ma con una previa scrematura ed una ricerca più minuziosa e mirata di zone e cantine. Le regioni in questione sono l’Emilia-Romagna e l’Oltre Pò Pavese che dopo anni di incertezza, hanno fatto passi da gigante verso la qualità ed ancor più nell’identità di ogni singolo terroir, e questo lo apprezzo particolarmente, tanto da essere certo che possano emozionare tanto quanto le altre, ma che necessitano un approccio diverso. Un approccio che tenga conto delle nicchie (vedi il grande movimento naturale emiliano) e delle peculiarità di ogni singolo produttore, vedi il Barbacarlo delle colline di Broni in Oltre Po’.
Insomma, l’Italia del Vino è davvero immensa e di cosa da vedere e da assaggiare, ma ancor più da provare in quanto ad emozioni, ce ne sono infinite ed è bellissimo vedere quanti percorsi ideali e quante opportunità meravigliose e tutte egualmente degne abbiamo da offrire. L‘incoming dei winelovers, influencers dei winebloggers internazionali e dei comunicatori in genere, spesso è snobbato a favore dei due estremi che vedono da una parte il classico e generico enoturista e dall’altro i buyers o gli importatori e questo è uno degli errori madornali che molte cantine e molti consorzi italiani fanno da sempre. Creare dei blogtour, delle giornate dedicate ai comunicatori di tutto il mondo, ospitarli e mostrar loro in due o tre tranches durante l’arco di uno o due anni, il meglio dell’Italia del Vino può portare ad un’educazione del comunicatore stesso, che spesso si sente confuso e spossato di fronte alla miriade di segmentazioni e di frastagliate denominazioni, nonché delle centinaia di tipologie di varietale, che l’Italia racconta nei libri, ma che se visitata può snellire e rendere comprensibile ed accessibile in modo decisamente più semplice. Il winelover, sempre più spesso comunicatore sul web e sui social, educherà a sua volta il potenziale cliente e se il lavoro di selezione di queste personalità fosse fatto in maniera adeguata, nell’arco di pochi anni si potrebbe arrivare a creare una nuova e più accurata immagine dell’Italia del Vino. Abbiamo già fatto l’errore di non utilizzare i “resti” dell’Expo per creare noi la città del Vino, proviamo ad eccellere almeno nell’utilizzo dei nuovi media e nel veicolare al meglio un connubio fra Vino e bellezze paesaggistiche, storiche, tradizionali che l’Italia ha da offrire e nel quale non è seconda a nessuno!
Ah… in realtà il winelover in Italia verrà davvero e non da solo, ed io gli farò semplicemente leggere ogni singolo commento postato da tutti voi e sarà lui a crearsi il suo enotour italiano.
F.S.R.
#WineIsSharing
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