Giusto qualche giorno fa ho partecipato ad un evento che sin dal nome incarna ciò di cui parlavo qualche riga fa, ovvero “incontro con il produttore”, organizzato da Bruno Bottazzi, abile e competente distributore, che rappresenta la terza generazione di una realtà che affonda le sue radici negli anni ’50, periodo in cui il nonno di Bruno, Nello Bottazzi, decise di lasciare la sua Emilia alla volta di Besozzo, nel varesotto.
Sapete che questo blog esula da mere dinamiche commerciali, ma ci tenevo a parlarvi di Bruno e della sua attività, in quanto non l’abbia conosciuta per fini professionali, bensì per amicizie comuni con produttori che ammiro e di cui ho già scritto in passato e che lo stesso Bruno ha ritenuto opportuno inserire nella propria formazione fatta di top players, ma di quelli senza puzza sotto il naso, frutto di uno scouting attento e di nicchia.
Oggi Bottazzi 1957 dispone di una rete internazionale capillare e la cosa che mi ha colpito più piacevolmente è il fatto che un’attività come questa non si limiti a “vendere”, bensì voglia comunicare il Vino e non solo attraverso i propri agenti, ma anche mettendo buyers e winelovers in contatto diretto con i singoli produttori.
Un’interessante vetrina quella dell’evento organizzato presso il Golf Club le Robinie in cui ho avuto modo di incontrare nuovamente quei produttori di cui già ho avuto modo di parlare, e di cui sono stato più che felice di assaggiare le nuove annate, ma anche di conoscere realtà a me sconosciute che sono lieto di poter condividere con voi oggi.
Partiamo dalle tre aziende che conoscevo già e delle quali vi ho già parlato in passato:
Fontezoppa: una realtà marchigiana alla quale, da un anno circa, mi sto dedicando con grande attenzione e passione. Questo perché Mosé Ambrosi, si sta dimostrando un produttore controcorrente, pieno di coraggio e di quella giusta dose di follia che lo ha portato a credere in due vitigni, la Ribona (o Maceratino) e la Vernaccia Nera di Serrapetrona, in cui in pochissimi credessero, per di più osando interpretazioni mai scontate, volte a lunghi affinamenti e grande longevità. Ottima la Ribona 2013 e seducenti tutte le speziate sfumature di Vernaccia Nera, con un Morò 2013 in grado di farmi ricredere su un Vino con il quale inizialmente non andai molto d’accordo, ma che ora porterei con me in un bunker in caso di guerra nucleare. – Quando la certezza è palese, ma non si basa sulla scontatezza.
Cantine Sant’Agata: ormai definito “the King of Ruché” dai più. Franco Cavallero conferma la sua capacità di trasmettere, con il suo fare istrionico e la sua competenza, passione per un territorio davvero difficile da gestire, specie quest’anno in cui la grandine ha decimato il suo raccolto, e per un vitigno carico di fascino. Le sue varie interpretazioni del Ruché continuano ad essere davvero intriganti, raggiungendo l’apice in termini di espressività nel Genesi. Da aspettare il Barolo 2011, che fa ben sperare in un’evoluzione niente male! – Vini eleganti, ma con carattere da vendere!
Marchesi de’ Cordano: Francesco D’Onofrio con la sua azienda mira a raccontare il suo Abruzzo in maniera intensa e dinamica. Vini puliti e varietali, espressione di un approccio vitivinicolo ed enologico moderno, ma di un gusto tradizionale. Una chicca la sua Cococciola e da seguire con estremo interesse i suoi Pinot Nero (fermo e metodo classico) del progetto Santagiusta, da uve coltivate a quasi 700mslm. – Abruzzo 2.0.
Ecco, invece, le novità:
Pietro Nera: che la Valtellina abbia un fascino unico, grazie alla bellezza dei suoi vigneti eroici ed alla particolarità dei suoi vini è indiscutibile, ma quest’azienda, nello specifico, mi ha particolarmente affascinato per un’eleganza diffusa nei suoi Sassella, Infermo e Sforzato. Eleganza coadiuvata da una buona freschezza di base e da grande mineralità salina. Vini da attendere con pazienza, ma già carichi di personalità. – Vini belli come le vigne da cui provengono.
Le Fornacelle: se Bolgheri, a mio parere, stia avendo una flessione negativa disarmante negli ultimi anni per via di un’omologazione ormai evidente, quest’azienda si è distinta per un’identità spiccata, frutto di attenzione e rispetto in vigna, che nel calice si tramutano in forza vitale ed intensità varietale.
Ottimo il Foglio 38, un Cabernet Franc in purezza, che non ti aspetti in Toscana e che, grazie alla fermentazione ed alla vinificazione in legno assume connotazioni prive di note verdi e pungenti, ma ammalia con una rotondità sorretta da un grande piglio. – A Carducci sarebbe piaciuto!
Vinisola: un raggio di sole, caldo, puro e luminoso che porta con sé tutto il bello di Pantelleria. A tutto Zibibbo, con interpetazioni che spaziano da un piacevole ed equilibrato Charmat, ad un bianco secco da bere a casse, fino ad arrivare nel più identificativo passito di Pantelleria, da mordere acino dopo acino. – Vini di sole e di mare… l’armonia di un’isola meravigliosa!
Tenimenti Chioccioli Altadonna: una Famiglia dedita al Vino ed al raggiungimento della massima espressione delle proprie terre. Passione e grandissima competenza vengono messe al servizio di vigneti che esprimono tutto il potenziale dei terreni, dei territori e delle esposizioni in cui si trovano, con uno spettro organolettico che agevola la distinzione fra le varie tecniche di vinificazione ed ogni singola sfaccettatura del terroir aziendale.
Scegliere un singolo Vino equivarrebbe ad indurvi ad una privazione troppo grande, in quanto credo che in questo caso più che in altri vadano assaggiati tutti per comprendere in toto le peculiarità di questa cantina. – Vini seri, che divertono anche i winelovers più esigenti.
Un evento ben organizzato, in una cornice appropriata e capace di ospitare un numero consono di addetti ai lavori e winelovers, che hanno potuto assaggiare, come me, vini decisamente interessanti e, soprattutto, confrontarsi direttamente con ogni singolo produttore.
E’ un piacere scrivere di chi non si limiti a “vendere vino”, ma voglia comunicarlo e farlo conoscere in modo diretto, coerente e sincero.
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