A Volterra la favola dei Vini “impossibili” del Podere Marcampo

“Ora vi racconto una storia che farete fatica a credere…” inizia così Favola, una canzone di quelle che possono esser lette, ascoltate e sentite con intensa profondità o con leggera superficialità, cambiando completamente significato.
Inizio con queste parole perché quella che vi racconterò oggi è, a suo modo, una favola che alcuni potrebbero leggere con superficialità – sbagliando-, ma molti – ne sono certo – comprenderanno nella sua essenza.
Il luogo incantato ce l’abbiamo e si chiama Volterra, i protagonisti intrisi di sogno, speranza e quel pizzico di sana follia – che nelle favole spesso coincide con la magia – anche! Parlo della storia di Genuino e Claudia Del Duca, padre e figlia, Re e Principessa se così vogliamo vederli, anche se, a giudicare dal “mazzo” che si fanno entrambi, i titoli nobiliari non credo facciano troppo per loro!
cantina podere marcampo
Nel regno di Volterra, c’è un luogo in cui nessuno avrebbe mai pensato di poter anche solo impiantare una barbatella, per via di terreni duri, che hanno la peculiarità di celare a poco più di un metro di profondità interi strati di sale – giustificati dalla vicinanza alle saline di Volterra. Eppure, come in tutte le favole, i protagonisti vedono nell’impossibile la realizzazione della propria missione, del proprio cammino verso un lieto fine ed è per questo che Genuino e Claudia, ristoratori e sommelier, hanno deciso di credere là dove nessuno aveva mai creduto prima, impiantando due ettari di vigna nel loro Podere Marcampo.
Questo accadde nel 2005 e là dove neanche gli agronomi avrebbero mai scommesso un euro sul potenziale vitivinicolo di quel terroir, oggi sono stati impiantati altri 4 ettari, tanta è stata  la soddisfazione nel confermare la loro intuizione riguardo la possibilità di fare Vino  di qualità a Volterra (gli Etruschi erano stati i primi a crederci). Oltretutto, concedetemi l’appunto: con una forte identità!
Un’identità, che ironia della sorta, è data proprio da quei terreni, così difficili eppure così carichi di stratificazioni di storia.
Una terra con un frazione argillosa del 40% che con quella presenza così ingente di sale ha portato da un lato a dover cercare dei cloni e dei portainnesti adatti a tali condizioni e che sviluppassero le radici in modo palmare così da non andare a più di un metro di profondità altrimenti sarebbero morte, dall’altro a una struttura ed una mineralità uniche nel loro genere.
Padre e figlia lavorano la terra continuamente per evitare che l’argilla si compatti, nessun tipo di diserbante è mai entrato in vigna e l’unico aiuto che viene concesso alle piante è l’acqua, che con le estati calde e siccitose di queste zone sarebbe impensabile non contemplare. A riguardo, ditemi voi se c’è qualcosa di più naturale dell’acqua?! Anche su questo potremmo aprire infiniti dibattiti, specie in un’epoca in cui il global warming sta palesemente cambiando le dinamiche colturali in ogni parte del mondo.

I vigneti sono adagiati su due lati opposti della collina e le particelle vengono vinificate separatamente, in modo da potersela “giocare” con i tagli, in base all’annata, con masse più mature e di corpo ed altre più slanciate e fresche, alla continua ricerca dell’armonia e dell’equilibrio.
Inutile dire che nelle annate “storte” i vini di punta non vengono prodotti e che l’approccio dei due protagonisti della nostra favola è quello del completo rispetto in vigna ed in cantina, dove, per la gioia degli amanti del genere, vengono utilizzati solo lieviti indigeni, cosa che inizio, devo dirvi la verità, ad apprezzare – là dove sia possibile utilizzarli e compatibilmente con la qualità del Vino – sempre di più, perché in molti casi – specie nei rossi – corrispondono ad un’espressione varietale più pura.
Come avrete capito il Podere Marcampo è un’azienda fondata sul lavoro e sul rispetto per il territorio, cosa che ho potuto apprezzare anche nei Vini assaggiati di cui, con piacere, condivido con voi qualche impressione.

I Vini di Podere Marcampo

vini podere marcampo
Genuino 2015 IGT: l’espressione più immediata di ciò che si può fare su questi terreni con i due varietali attualmente allevati, ovvero Sangiovese (80%) e Merlot (20%). Se la freschezza fosse un cavaliere lo scheletro minerale sarebbe il suo scudiero, non vi è alcuna giostra, alcuna singolar tenzone fra le componenti dure e quelle morbide in questo vino che ha in seno la virtù di fondere la sua spontanea schiettezza con una fine disinvoltura.
Giusto alle Balze 2013 IGT: data la sua radicata presenza nelle zone limitrofe anche a Volterra il Merlot potrebbe definirsi “autoctonizzato” e, seppur il mio focus è da sempre l’esaltazione dei vitigni locali, è molto interessante capire come un varietale internazionale, con così tanti termini di paragone in Italia e nel mondo, possa rispondere ad un terroir unico come quello di Marcampo. In questo caso il varietale c’è, è integro, fedele alle più consolidate espressioni toscane di Merlot,  ma ciò che mi ha dato le sensazioni più positive è stata, senza ombra di dubbio, il non riscontrare un’eccessiva incidenza dell’affinamento in legno, cosa che incute in me, sempre, un certo timore. A rasserenarmi ancor di più sono state le parole di Claudia, che mi ha confidato di voler andare sempre più verso una minor presa di legno, non utilizzando legni nuovi e integrando botti più grandi, cosa che per una piccola cantina significa anche una gestione diversa delle vinificazioni e dello spazio.
Un Merlot che sa di sole e di terra, ma che guarda verso il mare come a voler ricordare che un tempo quelle terre erano ricoperte dall’acqua e che oggi di quell’acqua è rimasto il sale.
Severus 2014 IGT: eccoci arrivati alla prova del 9, per me, ovvero il Sangiovese in purezza che speravo di trovare tra le referenze di questa Cantina, come mi aspetto dalla maggior parte delle cantine toscane. Di certo, come prima annata, alla cara Claudia, non dev’essere andata benissimo, dato che la 2014 un po’ in tutta la Toscana (e in molte altre parti d’Italia) per i rossi non è che sia stata proprio agevole, ma come sempre, poi, è il calice a parlare e vi dirò che se questo è il risultato di una “puntata 0” della serie “Severus”, girata all’aperto, low budget e in condizioni avverse, io non vedo l’ora di guardarmela tutta! Scusate, ma è colpa di Netflix!

Dopotutto a Volterra hanno girato anche importanti film ed io credo che la favola di Claudia e Genuino e dei loro Vini “impossibili” sia degna di una saga dell’HBO, ma dato che non credo la gireranno mai, passate alla realtà che è meglio, magari andando a trovarli nel loro splendido agriturismo per toccare con mano, anzi… per assaggiare col vostro palato ciò che questa terra, mista al lavoro di questa famiglia di sognatori, può e sa donare.
Ah… dimenticavo! Che favola sarebbe senza una morale?
“Mai fermarsi di fronte a ciò che sembra impossibile, se anche solo un battito del nostro cuore e una lampadina nella nostra mente ci dicono di provare! Non si sa mai che ci venga il vino bono!”
F.S.R.
#WineIsSharing

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