Il Marroneto di Alessandro Mori – Verticale emozionale di un Brunello verticale

Oggi, potrei parlarvi di punteggi, prezzi, classifiche, ma non lo farò, perché vi racconterò una storia che mi ha emozionato molto.
Una storia solida, che si fa liquida, una storia come tante, che diventa un unicum… è questa la storia di Alessandro Mori e del suo Marroneto, una cantina, ora, riconosciuta trasversalmente come capace di una delle migliori espressioni di Brunello di Montalcino contemporaneo, ma che non è di certo stata sempre così.

La storia di Alessandro Mori, ora titolare e produttore dei vini del Marroneto, è quella di un ragazzo che ha sempre amato la terra di suo padre, nella quale, insieme a suo fratello iniziò quello che lui stesso definisce un “gioco”… il meraviglioso “gioco” del Vino!
Scelte di studio, prima, e professionali, poi,  provarono ad allontanarlo da quella stessa terra alla quale era tanto legato, ma il magnetismo era troppo forte per opporsi troppo a lungo al richiamo di un luogo magico, dove il “gioco” diveniva passione ed il lavoro si tramutava in libertà.
E’ così che, dopo un percorso personale e professionale che, per quanto soddisfacente, continuava a tarpargli le ali, Alessandro decide di dedicarsi anima e corpo alla concretizzazione di un sogno chiamato Marroneto. E’ lo stesso Alessandro Mori a raccontare la sua vita, malcelando gli occhi lucidi di quella commozione che rende l’uomo più vicino alla terra e la terra più vicina al cielo.
Oggi, tutti sono pronti ad elogiare la qualità dei suoi vini, critica ed appassionati vedono in questa realtà un riferimento, un luminoso faro per il Brunello odierno e così è, perché quella del Marroneto è stata una vera e propria rottura con quella tendenza, che ad un certo punto della storia di Montalcino, vedeva alcuni produttori succubi di mere dinamiche di mercato dettate dai “poteri forti” della critica enoica. Alessandro non si è “barricato” nella sua cantina, è uscito ed ha preso posizione contro qualcosa che stesse snaturando completamente una delle più importanti denominazioni al mondo.

cantina marroneto degustazione
Oggi, la scelta di restare sempre coerente e fedele alla propria linea ha premiato Alessandro Mori e i suoi vini, ma non crediate che sia stato tutto così semplice, perché per un’azienda di dimensioni così ridotte, il lavoro è l’unica costante.

La Verticale di Marroneto 1980-2012 (varie annate)

Ciò che vorrei fare oggi, mutuando l’interpretazione che lo stesso Alessandro diede alla sua verticale del Marroneto, alla quale ho preso parte pochi giorni fa in occasione dell’evento Sangiovese Purosangue a Siena, è raccontarvi la storia di questo grande uomo del Brunello e del vino italiano, attraverso i suoi vini, annata per annata:

1980 – Spensierata maturità – La prefazione di un grande romanzo;
1987 – Inattesa lungimiranza – Un tempo grande quanto oggi;
1989 – Sincerità disarmante – Così l’uomo così il vino;
1992 – Nostalgica integrità – Un momento di rottura che diviene unicità.
1994 – Lotta di “classe” – Dritto per la sua strada nel vino e nel cuore… Luce!
1995 – Ritorno al futuro – Il Brunello di ieri, oggi e domani tra tradizione e modernità;
1998 – Leggiadra e persistente eleganza – La finezza nel calice e nell’animo;
1999 – Intrigante sensualità – La passione dell’uomo si fonde con le pulsioni del vino;
2000 – La linearità costante  – Al Marroneto la freschezza non manca mai!
2001 – Il fuoco sacro della passione – Nella sua voce battiti di cuore;
2003 – La difficoltà diviene identità – Aiuta la vite che la vite t’aiuta!
2004 – Niente paura! – L’umiltà di un padre nei confronti di un figlio;
2008 – Un “caldo” abbraccio – Comfort wine!
2010 – Evviva la vite! – La serenità del  vignaiolo!
2011 – La crisi delle “stelle” – Personalità distintiva, esule da considerazioni generalizzate;
2012 – Godimento in divenire – Equilibri in evoluzione, che propendono verso la grandezza. 

Un uomo un vino, un vino un uomo…

Un filo conduttore evidente di tutta la degustazione è stato, senza tema di smentita, la grande vena acida che, in concordanza con l’annata e con l’età, ha attraversato ogni assaggio.
Vini verticali e dinamici, di grande vitalità e mai seduti. Nessun accenno di lotta contro il tempo, bensì una palese costanza in quanto ad identità e personalità. Un terroir che trasforma freschezza e mineralità in finezza e charme ed impeccabile pulizia. Vini che riscrivono, in molti casi, le regole della persistenza, che al Marroneto sembra avere il potere di dilatare il tempo. 

Una scelta particolare e coraggiosa, quella delle annate, non tutte considerate tra le migliori, eppure in grado di stupire e di esistere, ancor più che resistere. A riconferma che l’unica vera “zonazione” è quella da produttore a produttore, di clos in clos, di vino in vino, perché se si potessero rivalutare le stelle a posteriori, sarebbero davvero molti i cambiamenti da apportare a ciascuna annata!
sangiovese purosangue enoteca italiana
Concludo dicendo che, oggi, Alessandro sembra vivere in completa simbiosi empatica con i suoi vini e sente le annate con grande trasporto e prospettiva. Un vero purista del Brunello che vede scorrere nelle proprie vene sangiovese grosso, “grosso” come il suo cuore generoso e aperto alla condivisione di momenti, ricordi ed emozioni.
Dopo una verticale così, viene voglia di assaggiare tutte le annate e di scoprire ancora ed ancora aneddoti della vita di questo istrionico ed abilissimo produttore e sono certo che, in futuro, non mancherà occasione di stappare altre annate, altri di quella che Alessandro chiama libreria della sua vita.

Un grazie a Davide Bonucci per aver organizzato, unitamente ad un grande evento come Sangiovese Purosangue, questa verticale unica nel suo genere.

F.S.R.
#WineIsSharing

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