Ho condiviso con voi viaggi, visite in cantina, assaggi, ma soprattutto incontri… incontri con territori conosciuti, eppure nuovi ad ogni passo, ad ogni sguardo; incontri con calici tanto anelati ed altrettanti inattesi, sorprendentemente inaspettati; incontri con persone, più che con personaggi, che vivono il vino, nel vino, di vino ed in molti casi sono vino.
Ho condiviso molto con voi attraverso le pagine di questo WineBlog, forse più di quanto mai abbia fatto verbalmente, perché l’intento è sempre stato quello di togliere il lucchetto ad un diario che di personale avesse “solo” le esperienze ed il punto di vista, ma che fosse, al contempo, aperto a tutti.
L’ermetismo non è nella mia natura, le parole, no… non le ho mai viste come un gioco, ma mi divertono quando sono quel che sono, senza se e senza ma e quel che vorrei condividere oggi con voi è un’opinione netta che ho da qualche tempo e che, prescinde dalla mia scarsa attitudine ai paragoni ed alle classifiche. Vorrei darvi una dritta,- l’ennesima qualcuno penserà – ma diversa dal solito, forse quella che vada più oltre i confini del mero vino e sfoci in un campo che nel vino è più che contemplato, ovvero quello dell’animo umano e della saggezza dell’essere e del fare piuttosto che dell’apparire.
Dopo aver condiviso le cantine da scoprire al vinitaly, tra quelle che di più mi hanno piacevolmente colpito nell’arco degli ultimi 12 mesi e dopo aver buttato giù una breve lista di “vini strani” da andare ad assaggiare al prossimo Vinitaly, credevo di aver già colmato il vostro ruolino di marcia, ma poi ho pensato che per saturarlo completamente ci voleva il gran finale, ovvero due semplici incontri, con chi è uno e vino, forse anche trino, non so, ma so per certo possa cambiare o meglio ampliare, in pochi istanti, la vostra percezione enoica, portandola qualche step più in in alto… no, scusate, più in basso! Perché più vicina alla terra.
Parlo di due persone, un Piemontese ed un Toscano, un agronomo ed un enologo, due vignaioli, che rappresentano il mondo del vino che amo, quello dell’equilibrio, dell’essenza e della sostanza, in cui la forma è il senno, è la franchezza è… la naturalezza nella sua accezione più concreta e meno aleatoria del termine.
Parlo di chi sa cosa fa e non millanta, di chi non segue mode, ma in tanti vorrebbero emulare e di chi con poche parole e con tanti fatti, mai eclatanti, ma di estrema concretezza, mi ha fatto vedere, vivere e bere vino in maniera differente.
Sapete quelle persone che trascendono ogni faziosità con la loro esperienza e saggezza, ma soprattutto con la propria equità e con il loro rispetto?
Ecco, queste due persone – scusate l’attesa, ma data la loro estrema umiltà ho lasciato i loro nomi per le ultime righe – sono Lorenzo Corino e Federico Staderini e se nulla sarà cambiato dall’anno scorso li troverete a pochi metri di distanza presso l’area ViViT del Vinitaly. Due incontri che valgono il viaggio, ma non solo quello per Verona… quello di una vita. Il Vinitaly, potrà sembrare un evento anti-winelovers, per via di alcune sue dinamiche, ma poi ti ritrovi ad incontrare persone così, nel giro di qualche istante, facendo non più di 4 passi e capisci che, nella sua assurdità, varrà sempre la pena andarci.
Ah… quasi dimenticavo! Visto che ci siete assaggiate anche i loro vini e, mi piace pensare, avrete un motivo in più per ringraziarmi.
F.S.R.
#WineIsSharing
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