Dalla fabbrica al vigna – La storia di Luca Fedele, un operaio diventato vignaiolo

Si torna in Friuli, direzione azienda agricola Luca Fedele, un uomo e un’azienda, in quanto Luca è davvero un “one man wine” ed ora vi spiego perché…
luca fedele cantina vino
L’azienda nasce nel 2014, ma in realtà è una naturale continuazione dell’azienda dello zio di Luca, che produceva i propri vini sin dal 1965.
La storia di Luca è quella del ritorno alla terra e, forse, dato il suo precedente lavoro, anche del ritorno alla vita. Nel 2011, infatti, Luca lascia il suo lavoro sicuro, in una fabbrica di sedie, per tuffarsi nel mondo del vino, partendo dai 2,5 ha di vigna dello zio, oggi divenuti 5ha compresi quelli in affitto. Tutto questo a 40 anni, ma con la voglia di fare di un ragazzino!
Un approccio, quello di Luca, che definire rispettoso sembrerebbe riduttivo, in quanto le sue scelte, non appena presi in mano i vigneti (Luca si occupa di tutte le fasi di produzione, dalla vigna alla cantina, in prima persona) sono sempre state votate alla preservazione del patrimonio rappresentato da viti vecchie tra i 30 ed i 65 anni, che rappresentano quasi la totalità delle vigne.
Un vignaiolo che ha scelto di seguire il disciplinare della lotta integrata per la difesa della vite e non fa uso di diserbo chimico, usa solo concimi naturali (letame -stallatico -stiamo sperimentando anche sovesci) e per la pulizia in vigna si affida a processi prettamente meccanici, mentre per la vendemmia la raccolta viene, ovviamente, fatta esclusivamente a mano in cassetta.
vini naturali friuli
Una piccolissima realtà che non può prescindere dal massimo rispetto per il territorio in cui sorgono i propri vigneti, ovvero il meraviglioso areale del Corno Di Rosazzo, nei colli orientali del friuli. E’ in questo territorio così vocato, che Luca cerca di portare avanti con estrema attenzione e sostenibilità il patrimonio ereditato dal passato, che può ancora essere espresso dalle sue vecchie vigne.
Poi c’è la Frasca, un'”istituzione” per i friulani, ovvero il tipico chiosco friulano in cui ci andava – e si va tutt’ora a quanto pare – a bere un buon bicchier di vino e ad a fare “rifornimento” enoico. La Frasca di Luca è, oggi, il vero e proprio punto vendita dell’azienda, ed è attiva dal 1956, quando l’avviò suo zio.
Tipicità nel vino, nel modo di trasmetterlo e di veicolarne la commercializzazione, che per un vignaiolo come Luca è fondamentale, in quanto gli permette di avere un contatto costante e diretto con chi il suo vino lo acquista e, soprattutto, lo beve, in modo da poterne trarre confronto e crescita per sé e per l’azienda.
I Vini prodotti sono sono Friulano, Malvasia, Pinot Grigio, un rosato da uve Merlot ed i Rossi base Cabernet Franc Franconia e Refosco, infine la bollicina da uve di Verduzzo extra dry. Parliamo di vini che alcuni potrebbero definire estremi, per la quasi totale assenza di solforosa, per le fermentazioni spontanee senza controllo della temperatura, per il fatto che Luca non abbia ritenuto opportuno fare chiarifiche o travasi e più in generale per una concezione di vino molto vicina ai protocolli del “vino naturale”, ma in realtà io vedo Luca come un artigiano che per le sue prime annate stia sperimentando, cercando di fare il meglio con ciò che abbia a disposizione, partendo dall’approccio più rispettoso possibile, nell’ottica di conoscere, in primis, ciò che le sue vigne possono donargli e se e come poterle coadiuvare nel raggiungimento della loro più sincera espressione. Apprezzo molto l’umiltà e l’equilibrio con il quale Luca si sia avvicinato al mondo del vino, in punta di piedi e senza cercare di stupire con effetti speciali e non vi nego che ho apprezzato anche alcuni dei suoi vini, che ho avuto modo di assaggiare ed in particolare: il Sot la Mont Blanc, un Friulano che fa della sua integra spontaneità l’arma vincente. Un grande equilibrio fra la sua piena intensità ed un sorso dritto e sapido… vibrante; il Brezza, capace di esprimere il Pinot Grigio, seppur senza macerazione tradizionale, in maniera molto varietale e per nulla scontata; il Clap Blanc, una Malvasia Istriana pura e semplice, senza estremizzazioni caricaturali, ma grande identità territoriale e interpretativa, espresse dalla componente aromatica equilibrata, spontanea, ma pulita e da freschezza e sapidità al sorso.
La naturalezza enoica nella sua accezione più positiva, vini privi di evidenti sporcature ed in grado di evolvere in maniera lenta ed intrigante nel bicchiere. Il troppo freddo ne inibisce la disinvoltura, li rende timidi, ma, com’è ovvio che sia, ne enfatizza la beva, quindi se volete goderveli davvero in tutto e per tutto, prima che finiate la bottiglia “gelata”, provate a servirli a temperatura di cantina. L’abbinamento perfetto? Le prime giornate di primavera, meglio se stappati e bevuto in aperta campagna, magari con la giusta compagnia!😊
Quasi dimenticavo… il caro Luca non si è fatto mancare nulla, producendo anche una divertente bolla, Emily, da uve Verduzzo fermentate spontaneamente in cemento e spumantizzata con metodo Martinotti, con un naso che vede i lieviti farsi strada tra i profumi estivi di frutta ed agrumi quasi a ricordare un rifermentato in bottiglia, per approcciare il sorso in modo diretto, spensierato e piacevole.
Questa è la storia di un “operaio”, diventato artigiano della terra e del vino, di un uomo che ha rincorso e sta realizzando un sogno e di questi tempi è un sollievo vedere persone che sappiano reinventarsi o, forse, ritrovare sè stessi grazie alla vigna ed al vino. E’ per questo che ho deciso di condividere con voi la storia di Luca, come esempio di coraggio e volontà, nonché di umiltà e semplicità, doti di cui c’è sempre più bisogno.
F.S.R.
#WineIsSharing

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