Oggi vi
porto al Nord, più precisamente nel Feltrino, ai piedi delle
Dolomiti bellunesi. L’azienda della quale vi parlerò nasce agli
inizi del secolo scorso, ma solo recentemente inizia a vedere, non
solo la viticoltura, ma anche e soprattutto la produzione di vino
come un’attività alla quale dedicare tempo, forze e sacrifici.
porto al Nord, più precisamente nel Feltrino, ai piedi delle
Dolomiti bellunesi. L’azienda della quale vi parlerò nasce agli
inizi del secolo scorso, ma solo recentemente inizia a vedere, non
solo la viticoltura, ma anche e soprattutto la produzione di vino
come un’attività alla quale dedicare tempo, forze e sacrifici.
Parlo dell‘azienda agricola De Bacco,
oggi guidata da due giovani fratelli Marco e Valentina De Bacco,
eredi della famiglia che dagli inizi del ‘900 possiede e lavora
queste terre, in un areale vocato, ma che da decenni aveva visto
sparire quasi totalmente i vigneti, specie quelli storici in cui erano coltivati varietali autoctoni come la Gata, la Pavana e la Bianchetta.
oggi guidata da due giovani fratelli Marco e Valentina De Bacco,
eredi della famiglia che dagli inizi del ‘900 possiede e lavora
queste terre, in un areale vocato, ma che da decenni aveva visto
sparire quasi totalmente i vigneti, specie quelli storici in cui erano coltivati varietali autoctoni come la Gata, la Pavana e la Bianchetta.
E’ proprio da questi varietali,
affiancati da coltivazione di vitigni internazionali come Merlot,
Pinot Nero, Teroldego, Traminer, Manzoni Bianco 6.0.13 e Chardonnay,
che questa realtà riparte, lanciando un messaggio chiaro, ovvero
quello di voler riportare l’attenzione su questo meraviglioso
territorio.
affiancati da coltivazione di vitigni internazionali come Merlot,
Pinot Nero, Teroldego, Traminer, Manzoni Bianco 6.0.13 e Chardonnay,
che questa realtà riparte, lanciando un messaggio chiaro, ovvero
quello di voler riportare l’attenzione su questo meraviglioso
territorio.
Nel piccolo vigneto di nonno Pietro –
mi racconta Valentina -, dove tutto ha avuto inizio, c’erano soltanto
le varietà autoctone e qualche vite di Merlot… erano lì da un bel
pezzo e sembravano aspettare l’avvento dei due giovani.
mi racconta Valentina -, dove tutto ha avuto inizio, c’erano soltanto
le varietà autoctone e qualche vite di Merlot… erano lì da un bel
pezzo e sembravano aspettare l’avvento dei due giovani.
La Bianchetta e la Pavana sono le
varietà autoctone alle quali la cantina De Bacco è più legata e,
nonostante le ovvie difficoltà sia produttive che commerciali,
Valentina e Marco non hanno la benché minima intenzione di
rinunciarvi, in quanto offrono l’opportunità di produrre un vino
unico, fortemente caratterizzato e dalla grande identità
territoriale.
varietà autoctone alle quali la cantina De Bacco è più legata e,
nonostante le ovvie difficoltà sia produttive che commerciali,
Valentina e Marco non hanno la benché minima intenzione di
rinunciarvi, in quanto offrono l’opportunità di produrre un vino
unico, fortemente caratterizzato e dalla grande identità
territoriale.
La Famiglia De Bacco è stata la prima a credere in una viticoltura di qualità nel Bellunese e
a vinificare come Dio comandi la Pavana in purezza, nonché i primi a
spumantizzare la Bianchetta e dobbiamo a questa concretezza nell’approccio ad un territorio così apro e ad uve così poco conosciute il fatto che questi varietali non siano andati perduti.
a vinificare come Dio comandi la Pavana in purezza, nonché i primi a
spumantizzare la Bianchetta e dobbiamo a questa concretezza nell’approccio ad un territorio così apro e ad uve così poco conosciute il fatto che questi varietali non siano andati perduti.
Un areale che a causa dell’asperità delle vigne e della quasi totale assenza di altre aziende (negli ultimi anni ne stanno nascendo, proprio seguendo l’esempio della Cantina De Bacco) rappresentava più che una scommessa, ma se oggi in molti sono sempre più convinti che anche a Feltre si possa produrre vino di qualità e puntare ad una viticoltura sempre più sostenibile è solo grazie a quest’azienda e a questi due giovani fratelli che hanno creduto nella propria terra più di chiunque altro.
Proprio dall’unione di questo manipolo di piccole realtà nasce nel 2015 il “Consorzio Coste del Feltrino “
(ricerche storiche hanno portato alla luce lo
statuto dei Vignaioli del Monte Aurin datato 1518 che testimonia la vocazione del territorio ed il legame profondo che c’è fra questa terra e la viticoltura).
(ricerche storiche hanno portato alla luce lo
statuto dei Vignaioli del Monte Aurin datato 1518 che testimonia la vocazione del territorio ed il legame profondo che c’è fra questa terra e la viticoltura).
Un territorio in cui la maggior parte
dei vigneti sono piccoli fazzoletti di terra, ripidi e ghiaiosi, in
cui la lavorazione per via delle pendenze è lenta e faticosa e da qui il gioco di parole che i fratelli De Bacco amano usare chiamando il prodotto di queste vigne “vini verticali”.
dei vigneti sono piccoli fazzoletti di terra, ripidi e ghiaiosi, in
cui la lavorazione per via delle pendenze è lenta e faticosa e da qui il gioco di parole che i fratelli De Bacco amano usare chiamando il prodotto di queste vigne “vini verticali”.
Passiamo ai vini che ho avuto modo di assaggiare:
“Ico” Spumante Metodo Classico Brut Rosè: il Pinot Nero è lo spauracchio di tutti i viticoltori e della maggior parte dei produttori di vino italiani, in quanto sono davvero poche le zone in cui esso riesca ad esprimere tutta la sua voluttuosa eleganza e spesso si tratta di territori davvero difficili, proprio come il Feltrino. Un metodo classico elegante, ampio al naso e dritto, chirurgico in bocca, con una nota calcarea a far vibrare il frutto. Un vino che fa pensare al corteggiamento culminante con un amore netto, sicuro, intriso di passione e sincera dedizione.
Vanduja Rosso IGT Vigneti delle Dolomiti 2015: il primo vino prodotto, che prende il nome dal vigneto storico dell’azienda, che a sua volta deve il suo nome all’ex proprietario, tanto attaccato alla sue terre ed ancor più alla sua uva che si narra dormisse in vigna sotto vendemmia per paura che gli venisse rubata. A prescindere dalla storia di Vanduja, ciò che è interessante in questo vino è il varietale, la Pavana o Pavana nera, vitigno autoctono di queste zone, capace di un naso davvero intrigante tra il frutto, la spezia e quelle sottili note verdi che non fanno pensare ad un’immaturità, bensì ad una maggior freschezza. L’impatto in bocca è sincero nell’esporre il varietale e l’affinamento, che è ben dosato, tanto da smussare in maniera accorta gli spigoli della Pavana, ma al contempo da mantenerne integro il carattere monolitico di chi non si piega a mode e tendenze del momento. Qui c’è tanto di questo territorio e c’è tanto del lavoro che Valentina e Marco stanno facendo per riportarlo in auge di calice in calice.
“Jenia” Vigneti delle Dolomiti Bianco IGT 2015: un blend di incrocio Manzoni, Chardonnay e Traminer che esprime tutta la complessità e la mineralità di cui sono capaci questi terreni così fortemente calcarei, nonché la freschezza indotta dalle rare condizioni pedoclimatiche di questa zona, “forzate” nelle escursioni termiche giorno-notte dalla vicinanza delle Dolomiti. Personalità da vendere per questo Jenia, che si fa bere senza annoiare e mantenendo ad ogni naso, ad ogni sorso l’attenzione su di sè.
Divertente il Saca, una bianchetta metodo Martinotti dalle note estive e dall’approccio easy, ma non troppo che le dona grande duttilità senza risultare scontata.
La Cantina De Bacco è una di quelle realtà in cui non si può non credere, a prescindere dalle dinamiche commerciali e dai vitigni poco “mainstream”, perché c’è passione, c’è attaccamento alle radici, ma soprattutto c’è la voglia di fare buon vino in maniera rispettosa, cercando di portare nei calici dei winelovers il frutto di un ottimo lavoro di squadra fra uomo e vigneto, fra questi due fratelli e la loro terra.
F.S.R.
#WineIsSharing
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.