A Barolo con i vini di Gianluca Viberti della Cantina 460 Casina Bric

Nell’ultimo mese mi sono
dedicato molto al Piemonte in senso lato ed alla Langa in senso
stretto, cercando nuove realtà, assaggiando nuovi vini, ma anche e
soprattutto andando a trovare quei produttori che durante l’anno ho
pochissime occasioni di incontrare, per comprendere a che punto siano
con le nuove annate e con ciò che riposi in vasca o in botte.
E’ proprio di uno di
questi produttori che vorrei parlarvi oggi, in quanto non avevo
ancora avuto modo di farlo in maniera più approfondita. Parlo di
Gianluca Viberti, di 460 Casina Bric, stia a Vergne a Barolo, con
alcuni tra i vigneti più alti dell’areale.
Gianluca Viberti
Conoscevo già bene i
vini di Gianluca, ma non avevo avuto ancora modo di passarlo a
trovare in Langa, nella sua cantina (in attesa del trasferimento
nella nuova ancora in costruzione a Serralunga). Le impressioni che
avevo avuto conoscendolo, confrontandomi con lui ed assaggiando i
suoi vini, sono state più che confermare da questa visita davvero
tra le più concrete fatte negli ultimi anni. Entrando nella piccola,
ma funzionale cantina, la prima cosa che salta all’occhio è
l’estrema pulizia, nonché l’oculatezza nella scelta delle vasche e
delle botti, per dimensione e per peculiarità. Gianluca è dotato di
grande consapevolezza territoriale e, soprattutto, è un enologo
molto preparato, che fa di tutto per tradurre il rispetto che ha per
la vigna e per le sue uve in vinificazioni il meno invasive
possibili, che puntino su concetti propri della tradizione,
sfruttando accorgimenti pratici e non chimici, frutto delle
competenze contemporanee.
Basta l’abbrivio del
primo assaggio da vasca per rendere la chiacchierata con Gianluca
inerziale e per confermare quanto avevo già avuto modo di
comprendere in precedenza, ovvero una visione comune di ciò che è
il vino e di quanto siano importanti equilibrio e concretezza,
piuttosto che voli pindarici e sovrastrutture inutili.
460 Casina Bric – Barolo
Avevo conosciuto la Cantina 460
Casina Bric
grazie a quella che all’epoca era una chicca, ovvero una
bollicina, un metodo Charmat Lungo base
Nebbiolo tutta freschezza e dalla gran beva, ma
capace di avvicinarsi ad un Metodo Classico per finezza ed eleganza. In
quest’occasione, però, ho potuto assaggiare un’altra novità un
Arneis che
si fa bere già a pochi giorni dall’imbottigliamento, con grande
dinamica ed un buon finale salino.
Inutile dire, però, che
la mia visita da Gianluca aveva come priorità quella di riassaggiare
un Barolo che mi aveva particolarmente colpito all’anteprima
“Nebbiolo Prima” dello scorso aprile, vale a dire il suo Barolo
Bricco delle Viole 2013.
Nato da uno dei vigneti
più alti e ben esposti dell’areale, il Bricco delle Viole porta
insito nel suo nome una delle sue principali peculiarità, riferita
più che altro a sensazioni olfattive capaci davvero di dare grande
rispondenza territoriale a questo vino, ma sono due l particolarità
che continuo ad apprezzare in tutto il Nebbiolo di Gianluca ed ancor
più in questo Barolo: la vibrante freschezza e l’estrema eleganza dei tannini.
Questa vena acida data dall’altitudine dei vigneti, dai terreni ricchi di scheletro e dalla capacità di Gianluca di interpretare il frutto delle sue piante con rispetto, è la spina dorsale di ogni vino prodotto dalla Cantina Casina Bric, che unitamente al tannino nobile e ad un lavoro di grande pulizia e finezza, rendono il Barolo più approcciabile e comprensibile sin dai primi anni dall’uscita in commercio, ma al contempo fungono da struttura vitale per puntare ad una grande longevità e ad un’ottima evoluzione nel tempo.
Vini Casina Bric 460 – Gianluca Viberti
Per fare un grande vino
non basta lavorare bene, bensì c’è un estremo bisogno di saper
comprendere cosa si abbia fra le mani, perché se è vero che gran
parte del lavoro si faccia, o quanto meno andrebbe fatto, in vigna è
pur vero che, specie con un vitigno ostico come il Nebbiolo, è più
semplice commettere un errore di interpretazione e reiterarlo nella
convinzione di non poter fare meglio, che cercare di comprendere al
meglio la propria uva e i propri cru nel tempo, sperimentando ed
agendo di conseguenza. E’ proprio la consapevolezza di Gianluca
riguardo le sue uve che porta in bottiglia e nel calice un Barolo che
sin da giovane vede il suo tannino brillare per educazione e nobiltà,
pur essendo ben presente. Vasche creare appositamente con un fondo
inclinato capace di facilitare la rimozione di gran parte dei
vinaccioli, in delestage, eliminando gran parte dei tannini duri e
potenzialmente più scontrosi con una semplice azione meccanica/ponderata e senza
alcun procedimento invasivo.
Il legno è rigorosamente
grande e, come da tradizione, vengono effettuate steccature del
cappello, inoltre, molto positiva è la scelta di utilizzare quanto più possibile il cemento, riducendo la permanenza in acciaio.
Gianluca è un creativo,
un vignaiolo che sa imprendere e non smette mai di fermare il suo
percorso di crescita sia in termini umani che aziendali, ma la cosa
che mi colpisce sempre molto del suo modo di vedere le cose è che,
anche ciò che potrebbe apparire controproducente o difficile da
capire è frutto di ragionamenti di grande concretezza e di
inopinabile assennatezza.



Come per la scelta della
bottiglia, che ad alcuni potrebbe sembrare azzardata, ma che in
realtà non rappresenta un vezzo orientato alla modernità, ma
piuttosto una citazione storica importante legata alla storia piemontese, in
quanto la bottiglia Poirinetta, che risale al ‘700, era prodotta
nei pressi di Poirino a pochi chilometri dalla città di Torino. Fu
successivamente abbandonata a favore di altre bottiglie provenienti
dalla vicina Francia, ma Casina Bric ha deciso di renderle onore tornando al suo utilizzo per i propri Barolo e per la linea Ansì (davvero interessante il Rosso blend di Nebbiolo ed un’ottima Barbera) ed
io non posso che apprezzarlo.

Davvero una di quelle visite in cantina che vorresti durassero più a lungo, ma che ti rendi conto di aver goduto a pieno nonostante la “fretta”. Di certo tornerò a trovare il caro Gianluca nella nuova cantina tra qualche mese, consapevole che se tanto mi da tanto potrà fare ancora meglio in un contesto più ampio ed ancor più funzionale alla sua visioni del vino.

F.S.R.
#WineIsSharing

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