E se l’annata 2017 non fosse tutta da buttare? – L’enologo Emiliano Falsini condivide le sue impressioni

E se l’annata 2017 non fosse tutta
da buttare?
E’ stato questo incipit in un post sui social a destare la mia curiosità pochi istanti fa. A scriverlo è stato un professionista che stimo ed ammiro per il suo lavoro e per la sua schiettezza nell’esprimere i suoi pareri, le sue valutazioni e, soprattutto, le impressioni maturate sul campo. Parlo dell’enologo Emiliano Falsini, ormai un habitué del mio Wine Blog con i suoi interventi sempre equilibrati ed opportuni.
Foto: Emiliano Falsini nei vigneti di Perticaia
Le sue parole hanno confermato molto di quanto sostenuto da me e da altri amici e colleghi meno catastrofisti nelle ultime settimane e – com’è giusto che sia, data la professionalità di Emiliano – hanno confutato tecnicamente molte di quelle che fino a pochi giorni fa potevano essere solo intuizioni ed in alcuni casi mere speranze.

Ho deciso, quindi, di riportare le sue considerazioni – grazie alla sua consueta disponibilità – per tutti coloro che non avrebbero modo di leggerle sui social.

Impressioni sull’annata 2017 
Negli ultimi giorni credo che questo motivo
rimbalzi nella testa e nel cuore di molti winelovers e sopratutto
nell’animo dei produttori di vino.
Oramai siamo oltre il giro di
boa e nel mio girovagare da nord a sud mi sento confortato dai primi
assaggi in cantina e dalle passeggiate nei vigneti dove ancora l’uva
deve essere raccolta.

Ho letto con stupore e, non lo nego con una
certa preoccupazione, le prime fatidiche previsioni vendemmiali a
fine Agosto in cui si parlava di qualità scadente e di parametri
analitici particolari. Tutto questo inizialmente mi ha lasciato
piuttosto basito e sconfortato, ma girando per i vigneti e
assaggiando i primi mosti ho capito che, come ogni anno, sono le
varietà, la gestione agronomica, le attenzioni in vigna e cantina e
la sensibilità del vinificatore a fare la differenza.



Le
generalizzazioni lasciano il tempo che trovano e servono solo a
riempire pagine del web e di giornali che altrimenti rimarrebbero
vuote, per questo ho sempre pensato che per aiutare i produttori a
fare vino devo andare in vigna e capire realmente quali sono le
peculiarità delle singole varietà, dei vigneti e di come esaltare
al massimo quelle uve.



assaggiare uva maturazione
Il parallelismo con la torrida
annata 2003

Il parallelismo con l’annata 2003 (almeno nel
centro Italia)
non regge! Niente di paragonabile, l’andamento
climatico è stato completamente diverso: il caldo nel 2003 arrivò
fortissimo in piena estate dopo una primavera piovosa, senza contare
che venivamo dall’annata 2002, tristemente nota per le piogge. Molti
viticoltori temendo un nuovo 2002 operarono in vigna pensando ad
un’altra annata piovosa, in molti casi fu un mezzo disastro: mi
ricordo sfogliature selvagge ed uve appassite e fortemente bruciate
dal sole. Quest’anno è completamente diverso, le piante hanno subito
una stagione siccitosa fin dall’inverno, le viti come mi ha
confermato in un incontro il Prof. Scienza, paradossalmente si sono,
nei limiti del possibile, adattate alla penuria di acqua,
difficilmente quest’anno ho visto vigneti con pareti fogliari
bruciate o secche, le piante hanno ridotto fin dall’inizio il loro
fabbisogno idrico adattandosi a questa particolare condizione
climatica.

È entrata poi in gioco la sempre maggior sensibilità
dei viticoltori, le sfogliature, le cimature, le lavorazioni del
terreno e tutte quelle pratiche agronomiche che possono migliorare la
gestione del vigneto sono state in molti casi il valore aggiunto per
avere ottime uve anche nel 2017.

Le rese produttive dell’annata
2017
Solo di una cosa ero convinto a metà Agosto e sono più
convinto adesso: la vendemmia 2017 passerà alla storia come una
annata di scarsissima produzione
. Non ho mai creduto ad una
previsione di un calo del 20% ma realisticamente potremmo arrivare ad
un calo del 40% rispetto alla 2016. Le gelate primaverili hanno avuto
effetti sia diretti, con la distruzione di interi vigneti in alcune
aree, che indiretti, condizionando la formazione e la fioritura dei
grappoli; poi il caldo ha ridotto il peso medio degli acini con
conseguente abbassamento del peso dei grappoli.

Come spesso
succede nelle annate calde, con molta probabilità sono le varietà
precoci internazionali come Chardonnay, Sauvignon Blanc e Merlot ad
aver sofferto maggiormente il caldo e la siccità, essendo a
maturazione precoce sono arrivate a maturare in un periodo dove per
mancanza di acqua molte uve sono state raccolte anche se
necessitavano di una maturazione fenolica e migliore.

Le varietà autoctone tardive hanno
retto meglio
Le varietà autoctone a maturazione
tardiva sono, a mio avviso, quelle che hanno risposto meglio, fra
queste includo il Sangiovese, il Canaiolo, il Sagrantino, il
Trebbiano Spoletino, il Nebbiolo, il Montepulciano, l’Aglianico, il
Greco, il Nerello Mascalese e il Nero D’Avola.
La maggior parte di
queste uve deve ancora essere raccolta ed è evidente il cambio di
passo dei vigneti dopo le piogge della prima settimana di Settembre.
Il cambio in questi ultimi giorni è evidente, adesso con temperature
notturne basse e umidità le uve stanno completando sia la
maturazione zuccherina che fenolica ed aromatica.
L’irrigazione
Discorso a
parte meritano i vigneti dotati di irrigazione che in annate come
questa hanno un valido alleato nel contrasto dello stress idrico.
L’irrigazione definita di soccorso è, a mio avviso un concetto
arcaico e superato, fermo restando la siccità in certe zone e
l’aspetto sociale, occorre secondo me oltrepassare questo concetto e
rendere possibile l’irrigazione fin dall’inizio del ciclo vegetativo.
In molte denominazioni si parla di irrigazione di soccorso, in annate
come questa irrigare a Luglio serve a pochissimo. Chi ha irrigato in
maniera preventiva ha prodotto meglio e di più.

(Qui il mio recente articolo sull’irrigazione: www.wineblogroll.com/irrigazione-vigneti-siccita-annata-2017)

La 2017 come spunto di riflessione
importante per la viticoltura del futuro in Italia
Oggi
abbiamo possiamo contare sui molti strumenti che la scienza ci mette
a disposizione ed occorre riflettere su dove la viticoltura deve
andare e che stile di vino andremo a fare. Portainnesti, varietà,
cloni, gestione del vigneto, pratiche agronomiche e tecniche di
cantina, forse questa 2017 segnerà un punto epocale di svolta
nell’interpretazione del nostro settore e ci farà ancora una volta
riflettere su quanta sensibilità e attenzione occorre per produrre
ottimi vini.
Di una cosa sono comunque certo: la vendemmia 2017 ci
insegnerà moltissimo per la gestione del vigneto e delle pratiche di
cantina e ci regalerà anche ottimi vini. 



Ringrazio l’enologo Emiliano Falsini per l’autorizzazione alla pubblicazione del suo post pubblico tratto da facebook.


F.S.R.
#WineIsSharing


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