L’Europa dice “Sì” al Glifosato, nonostante il “No” dell’Italia

Qualche giorno fa il Comitato d’appello del Parlamento UE ha votato a favore del rinnovo dell’autorizzazione dell’erbicida/diserbante glifosato per cinque anni. Premettendo che l’Italia e la Francia (riferimenti per la viticoltura mondiale e tra le prime al mondo per quanto riguarda la superficie coltivata in bio) si sono dimostrate coerenti votando contro il rinnovo insieme ad altre 7 nazioni, sembra che a fungere da ago della bilancia sia stata la Germania che, così facendo, pone un serio veto sul principio di precauzione in sede europea.
stop glifosato
In molti parleranno di complotti e di favori alle multinazionali e di certo il fatto che la Bayer da gennaio potrebbe fondersi con la Monsanto produttrice del più conosciuto e diffuso diserbante a base di glifosato Roundup non poteva passare inosservato, ma la più grande manifestazione di incoerenza da parte della Germania è che lo stato teutonico è uno dei maggiori mercati per l’import del vino biologico e dei prodotti da agricoltura biologica in generale.
“Il voto di oggi dimostra che quando tutti vogliamo, siamo in grado di condividere e accettare la responsabilità collettiva nel processo decisionale”, ha detto il commissario Ue alla salute Vytenis Andriukaitis – lo stesso che ha descritto così il glifosato “Non vincerà mai un concorso di bellezza, ma serve!”.
Nella negatività della decisione resta da prendere in considerazione un fatto positivo, che riguarda il decreto del Ministero della Salute del 22 agosto 2016, che vieta l’utilizzo del glifosato nelle aree frequentate dalla popolazione o da “gruppi vulnerabili” quali parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per bambini, cortili ed aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie, ma anche in campagna in pre-raccolta “al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura”.(Fonte Coldiretti). Purtroppo questo non è un divieto assoluto e di vigne diserbate se ne continuano a vedere sin troppe, ma l’esponenziale crescita di superficie biologica in Italia (a prescindere dalla certificazione), almeno per quanto concerne la viticoltura, fa ben sperare. Mi piace pensare che chi continua a diserbare possa desistere sentendosi “circondato” da chi ha un approccio più rispettoso e riesce a gestire la propria vigna in maniera più sana, salvaguardandone la sua naturale bellezza.
Inutile dirvi che, pur non essendo un talebano del “vino naturale”, se c’è una cosa che non vorrei più vedere nelle nostre vigne è proprio il diserbo chimico, ma lascio a voi ulteriori considerazioni, invitandovi a leggere un mio post di qualche tempo fa in cui troverete, oltre alla mia opinione riguardo il diserbo chimico, alcune considerazioni analitiche e il link al sito della coalizione “Stop Glifosato” nel quale è ancora attiva la raccolta di firme per la petizione contro l’utilizzo del glifosato: http://www.wineblogroll.com/diserbo-chimico-vigna-stop-glifosato.html.
Nel 2016 era già stato ottenuto un grande risultato grazie alla raccolta di quasi 1milione e mezzo di firme, ma pochi giorni fa l’esito è stato ribaltato, quindi non resta che continuare a firmare, ma soprattutto a sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto alla tematica del diserbo chimico e nello specifico del Glifosato.

F.S.R.
#WineIsSharing

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