Intervista a Luca Martini – Miglior Sommelier del mondo WSA 2013

Oggi sono lieto e onorato
di poter condividere con voi la mia “chiacchierata” con un grande
professionista del mondo del vino, nonché un caro amico e una
persona con la quale ho avuto modo di condividere assaggi
emozionanti, viaggi indimenticabili, confronti professionali
importanti e, soprattutto, momenti di convivialità e profonda
passione enoica.
Potrei presentarvelo facendo un mero copia-incolla del suo lungo e articolato curriculum ma quello
lo troverete tranquillamente nel suo sito. Partirei, piuttosto,
descrivendo Luca come una persona di grande umanità e sensibilità,
doti che vengono translate nel vino e che lo portano a percepire e
interpretare ogni degustazione in modo unico e dinamico.
La sua profonda conoscenza dei vini di
tutto il mondo, la sua grande abilità nella pianificazione ed
organizzazione di training e wine tasting del più alto livello,
unitamente alla grande passione per il suo lavoro, lo rendono un
professionista apprezzato in Italia e all’estero.
Luca Martini

Eccovi la mia chiacchierata, dentro e intorno al vino, con il Sommelier campione del mondo Luca Martini:
  • A presentarti ci ho pensato io, ma
    ora tocca a te! Cosa significa diventare “Migliore Sommelier del
    mondo?”
Il conseguimento di un sogno, la
conclusione di un percorso formativo che dura dal 1993, una
gratificazione che porta anni di studio e di assaggi a un
completamento.
  • Come si arriva a conseguire un
    traguardo così importante ed elitario?
Tenacia, costanza, voglia di mettersi
in discussione, umiltà e, non ultimo, l’appoggio della famiglia.
  • Cosa consigli ai colleghi
    sommelier e futuri sommelier a riguardo?
Ai colleghi sommelier e ai futuri
sommelier consiglio di prendersi un po’ meno sul serio e di cercare
sempre di essere onesti con un bicchiere di vino in mano.
Dietro a una grande o piccola bottiglia
di vino ci sono dei produttori che ogni giorno si alzano e lavorano per produrre ciò che noi andremo a degustare, assaggiare. a bere.
Noi, nella nostra posizione, possiamo distruggere o elevare il lavoro
che queste persone fanno. Il rispetto per il lavoro è fondamentale.
  • Quali sono le esperienze che ti
    hanno dato di più a livello professionale?
Sicuramente sono state le esperienze
londinesi, come lavorare a stretto contatto con Steven Spurrier,
editore di Decanter Magazine. Grazie al mercato inglese ho avuto la
possibilità di riuscire, anche in un solo giorno, a fare più
assaggi ed eventi dove ho potuto degustare vini provenienti da tutte
le parti del mondo, non focalizzandoti solamente su un unico stato.
  • Oltre a essere uno dei più grandi
    conoscitori di vino al mondo e un palato più unico che raro, so che
    hai studiato enologia e viticoltura. Dove? Quando? E soprattutto…
    perché?
Enologia e viticoltura le ho studiate
durante il mio viaggio in Australia nel 2002.
Il motivo è semplice: servivano a
completare il mio bagaglio culturale e professionale pal fine di poter approcciare il vino anche da un altro punto di vista. Ad oggi il
sommelier non è soltanto la persona che serve il vino al ristorante,
è anche un comunicatore e uno strumento utile alle aziende per tutto
quello che riguarda il prodotto finale. Per questa ragione, oggi, mi
trovo anche a collaborare con alcune aziende sia dal punto di vista
enologico, che dal punto di vista agronomico.
  • Cosa cerchi in un vino e cosa,
    invece, speri di non trovare?
In un vino cerco l’originalità. Cosa
non voglio trovare? I difetti!
  • Hai avuto modo di assaggiare molti
    dei più grandi vini al mondo più e più volte, conosci vini di
    qualunque territorio vitivinicolo, ma quali sono gli assaggi che
    porti nel cuore? Perché?
Gli assaggi che porto nel cuore non
necessariamente sono relativi a grandissimi vini. Tra questi assaggi molti
vengono soprattutto da vini che sono stati capaci di emozionarmi, ma
anche dalla compagnia con cui li ho bevuti.
Questi vini, una volta messi nel
bicchiere, sono stati capaci di ricondurmi alla terra dove sono stati
prodotti. È questa la cosa più importante!
  • Sei un vero e proprio
    globetrotter. A che punto è la percezione del vino italiano
    all’estero?
La percezione del vino italiano
all’estero è una percezione di vino di qualità. L’unico
problema che riscontro è spiegare a volte le piccole denominazioni
perché gli stranieri fanno un bel po’ di confusione. In generale
il vino italiano è sinonimo di grande qualità, di Made in Italy,
come dimostrato dai tanti investitori esteri sempre di più
affascinati dai nostri vini.
  • Cosa pensi dell’Italia del vino?
Dell’Italia del vino penso che sia in
forte espansione e penso che in questo momento ci sia anche una forte
competizione nel mercato italiano. Dobbiamo sicuramente puntare sul
territorio, l’originalità, ma soprattutto pensare che nel mondo i
vini stranieri sono una parte importante.
Per questa ragione, come abbiamo piacere
che i vini italiani vengano venduti all’estero e quindi di ritrovarli
nelle carte dei vini internazionali, dobbiamo metterci bene in testa
che anche gli stranieri quando viaggiano nel nostro paese avrebbero
piacere di trovare i vini delle loro nazioni in carta.
Essere sempre più aperti mentalmente
ed eliminare tutte le gelosie è la chiave per il successo.
  • In che modo credi vada comunicata?
L’Italia del vino va comunicata per
la sua biodiversità. È molto complicato in questo momento, almeno
dal mio punto di vista, comunicare l’Italia in confronto alle altre
regioni mondiali. Il motivo è che ci ritroviamo ad avere una
frammentazione di varietà, varietali, sottozone e disciplinari
abbastanza complessa. Quindi, per mettere me e tutti coloro
che cercano di comunicare l’Italia del vino nel mondo nelle migliori condizioni per farlo, sarebbe meglio
semplificare piuttosto che complicarci la vita.
L’Italia è l’arte del sapersi arrangiare, è il vivere bene, è questa terra piena di sole che va
comunicata per quello che abbiamo nel bicchiere, anziché andare a
specificare ogni singola sfaccettatura.
  • Ho sempre apprezzato molto il tuo
    stile e il tuo approccio al vino in degustazione e nella vita in
    generale. Come me, hai scelto di non assegnare punteggi e di non
    creare una guida vini. Perché?
Perché non esiste “il miglior vino al
mondo” o “il peggior vino al mondo”. Per quanto mi riguarda, se dovessi dare a un
vino 100/100 sarebbe la fine della mia carriera perché sono sicuro
che il giorno dopo potrei trovare qualcosa di più interessante e a
quel punto non potrei dare un voto più alto.
Preferisco sempre avere dei sogni,
preferisco sempre mantenere l’umiltà di dire che in qualsiasi
cosa, anche nella sua imperfezione, c’è il frutto di un giorno di
degustazione, di una grande compagnia e soprattutto l’emozione di
un bicchiere di vino.
  • Ho avuto modo di conoscere i tuoi
    genitori e tua sorella e di toccare con mano la passione per il vino
    e per il buon vivere che si respira nella tua famiglia. Quanto è
    stato importante crescere in un contesto del genere per la tua
    carriera?
Sicuramente crescere in un contesto del
genere aiuta, mi hanno supportato e sopportato in tutto quello che ho
voluto fare. Anche per loro, sicuramente, non è stato semplice,
penso allo sforzo economico che ha fatto mio padre nell’allenarmi
tutti i giorni e la passione con cui loro hanno compreso e accettato
il mio bisogno di raggiungere gli obiettivi che mi ero prefissato è
stata fondamentale.
Sono stato l’unico in famiglia a
voler studiare in una scuola alberghiera, ma loro mi hanno seguito
anche in questo e alla veneranda età di 45/50 anni si sono messi a
fare i ristoratori, anche se provenivano da un altro settore.
Da parte mia hanno il massimo rispetto,
anche per la loro voglia di mettersi in gioco. Ad oggi in famiglia
siamo tutti ristoratori, quindi lavoriamo nel ristorante, inclusa mia
sorella neo-diplomata sommelier che al momento gestisce il ristorante
di Arezzo.
  • Cosa augureresti ai lettori di
    wineblogroll.com per questo 2018 da poco iniziato?
Nel 2018 il mio più grande augurio per
i tuoi lettori è sicuramente quello di riuscire a scoprire grandi
bottiglie di vino e di farlo con delle altrettanto grandi compagnie,
perché la differenza può farla anche la compagnia con la quale
quelle bottiglie verranno stappate!
  • Grazie Luca! E’ stato un onore e un piacere ospitarti qui su wineblogroll.com.           Noi due ci vediamo all’Only Wine Festival dove, anche quest’anno, avrò l’onore di collaborare con te e il resto dello staff per un evento che di anno in anno continua a crescere notevolmente.
Ci vediamo all’Only Wine Festival!

Potrete incontrare Luca in giro per l’Italia sin dai prossimi giorni in occasione delle Anteprime dei vini toscani, all’Only Wine Festival e nel bellissimo contesto del Divino Festival di Castelbuono del quale è presidente.

Concludo dicendo che avuto modo di vedere
Luca all’opera in Italia e all’estero e a colpirmi, oltre alla
dimestichezza e l’agilità con la quale è in grado di passare da un
idioma all’altro durante la descrizione di un vino, il racconto della
storia di una cantina o una spiegazione enologica e/o agronomica, è
stato sin da subito quel raro blend di umiltà ed eleganza con il
quale approccia ogni contesto

Ho voluto condividere con voi questa nostra chiacchierata semplicemente perché le pochissime interviste che avete avuto modo di leggere su wineblogroll.com e quelle che, spero, avrete modo di leggere in futuro, sono tutte motivate da una sincera stima umana e professionale nei confronti dei “personaggi” che ho il piacere e l’onore di ospitare.

F.S.R.
#WineIsSharing

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