Valentino Butussi – Una famiglia, una cantina, un territorio

Sovente mi capita di riportare alla mente momenti vissuti in giro
per vigne e per cantine, assaggi, chiacchierate con i vignaioli o con
amici con i quali ho avuto il piacere di condividere pensieri, emozioni e
bottiglie. Ieri, è stata una di quelle volte e ad essere rievocate
sono state delle istantanee relative ai miei ultimi viaggi in quella
splendida terra del vino che è il
Friuli.
Mentre ripensavo alle
passeggiate fra i filari, agli assaggi da botte, ai confronti con
enologi, agronomi e produttori mi sono reso conto di una cosa, ovvero
del fatto che ho scritto di molti ma non così approfonditamente della cantina nella quale
sono stato più volte per motivi di studio e – perché no?! – di
piacere.
Parlo della Cantina
Valentino Butussi, realtà sita nei Colli Orientali del Friuli, zona
storicamente rinomata per la produzione di vini di qualità, e
precisamente sulla pedecollinare morenica, di Rosazzo
nella suggestiva vallata denominata “Prà di Corte” (i prati
della corte).
L’azienda nasce a fine ‘800, grazie a Giobatta (Tite: in dialetto friulano), riferimento di
quella che era e è tutt’ora un’azienda a conduzione rigorosamente
familiare.
Fu Valentino, però, ad
intravedere nel vino una prospettiva più rosea, rispetto alla
classica azienda agricola che i suoi genitori avevano portato avanti
sino a quel momento.
La svolta definitiva avviene all’inizio
degli anni ’70, quando il figlio Angelo completò questa
conversione degli ultimi terreni agricoli a vigneto, iniziando,
inoltre, ad imbottigliare i primi vini con il marchio aziendale
Valentino Butussi
.
angelo butussi
Oggi siamo alla terza
generazione, composta dai figli di Angelo: Erika, Filippo, Tobia e
Mattia.
Le nuove leve, sentono
forte il legame con la tradizione e con il territorio, ma spingono
subito per qualche importante cambiamento, stimolati da percorsi di
studi mirati e da un approccio sempre più consapevole in vigna e in
cantina.
cantina butussi
Nel 2005 il primo vigneto in conduzione bio, che porterà
l’azienda alla completa conversione  biologica certificata nel 2013. Le nuove
tecniche di produzione e vinificazione si legano a quelle della
tradizione tramandate di generazione in generazione, negli stessi
anni le prime prove di fermentazione ed invecchiamento in tini di
rovere “tradizionali” di grandi dimensioni.
botte grande cantina friuli
Il mio percorso di
conoscenza di questa realtà vitivinicola parte qualche anno fa e ha
come “causa scatenante” l’incontro con l’enologo dell’azienda,
nonché il maggiore dei 3 altissimi fratelli Butussi (il più basso è 1,90m!) attualmente coinvolti a
360° nelle dinamiche di vigna e di cantina: Filippo.
E’ stato proprio Filippo,
abile tecnico dall’approccio rispettoso, ha introdurmi la storia
della sua famiglia e di quella terra dove da oltre 2000 anni si fa
vino. Tra un “taglio de vin” e l’altro, davanti al fogolàr
acceso, ho avuto modo di fare un vero e proprio viaggio nel tempo,
attraverso le varie fasi aziendali, sempre fortemente legate alle
fasi familiari.



Se della storia dell’azienda agricola Valentino Butussi vi ho
già parlato all’inizio di questo articolo, è del suo presente che
mi preme ancor più parlarvi, ma per farlo voglio comunque partire
da lontano e lo farò riportando alcune considerazioni dello stesso
Filippo, emerse da una delle nostre consuete chiacchierate dentro ed
intorno al vino:


Negli ultimi 15
anni per noi ha rivestito un ruolo fondamentale la conversione
dell’azienda ad un agricoltura rispettosa.
La scelta non è di
certo stata presa per una moda del momento, ma è stata, altresì,
dettata da un’inevitabile presa di coscienza: gli interventi chimici
quali diserbi, concimazioni, trattamenti fitosanitari, stavano
portando nostri vigneti ad essere perennemente “pompati”,”dopati”
e assuefatti all’utilizzo di queste sostanze, tenuti in una specie di
campana di vetro dove con la chimica cercava alla meno peggio di
portare terreno e piante in un’apparente condizione di equilibrio. Un
equilibrio non reale, ma fittizio, artefatto, che dimostrava la
completa inadeguatezza di quella concezione di conduzione agronomica
sopratutto nelle annate difficoltose, con eccessi di secco, o con
precipitazioni al di sopra della media. E’ proprio in quelle annate
la qualità delle uve e conseguentemente dei vini non era all’altezza
dei nostri standard e di ciò che il nostro territorio con una
maggior consapevolezza agronomica ed enologica potesse fare.
Riportare in
equilibrio naturale la vigna non è stato semplice, ma oggi ci ha
permesso di portare in bottiglia vini capaci di raccontare l’annata e
il nostro terroir in maniera diretta, spontanea, realistica e non
manipolata.”
filippo butussi enologo
Ciò che mi ha
colpito di più di Filippo e delle nostri confronti enoici è
stato l’approccio razionale applicato al rispetto. Una consapevolezza
tecnica ed enologica di alto livello che diviene a sua volta grande
consapevolezza dei limiti della stessa enologia moderna troppo
interventista e, spesso, tendente ad un’omologazione che lede
l’espressività di terroir e, quindi, l’unicità. Quella di Filippo
non è una scelta estemporanea, bensì un percorso lungo e ponderato
che lo ha portato, oggi, a lavorare in sottrazione e a desiderare un
vino sempre più pulito in senso stretto (assenza di chimica di
sintesi) e in senso lato (privo di palesi difetti organolettici).
Questo a conferma del fatto che per fare vino rispettoso in vigna e in cantina non bastino i rudimenti della tradizione, ancor meno se quella del “contadino” o del “nonno di turno” (per quanto alcune pratiche e altrettanti insegnamenti empirici possano di certo tornare sempre utili), ma occorra unire al know how tramandato dalle generazioni passate una rinnovata competenza tecnica agronomica ed enologica capaci di ovviare alle lacune del passato in maniera “naturale” e rispettosa, evitando gli interventi superflui e barattando la chimica con la conoscenza.
vigneti friuli grave

A testimonianza della volontà di continuare a sperimentare, traendo il massimo dal passato, Filippo mi ha confidato di essersi trovato un “hobby”, ovvero quello di “rimettere al mondo” un vecchio vigneto a pochi passi da casa sua, con dentro il classico blend di vigna friulano, in maniera totalmente “naturale”, ma sperimentando pratiche e tecniche agronomiche consapevoli. Per lui andare in vigna, senza lo stress di dover produrre a tutti i costi, tutti gli anni, il grande vino, è una sorta di liberazione ed è come se con il passare del tempo il vigneto e l’uomo raggiungano contemporaneamente il proprio equilibrio.

vigne vecchie friuli
Veniamo a noi… sono molti i vini che ho
avuto modo di assaggiare durante le mie varie visite in azienda, come
molti sono stati gli assaggi dei vini che verranno e che mi fanno
davvero ben sperare per un’ulteriore salto di qualità dell’azienda.
Oggi, però, vorrei condividere con voi le mie impressioni personali
su 3 vini in particolare, ovvero le ultime tre selezioni che ho
assaggiato:
vini butussi valentino
Pinot Grigio Ramato 2016 –
Valentino Butussi – Colli Orientali del Friuli Doc
– ho scelto
il Pinot Grigio della linea Valentino Butussi in quanto, pur trattandosi di un vitigno non propriamente autoctono, quest’uva e
la sua vinificazione “ramata” fanno parte della tradizione
friulana da anni ormai. Se è vero che è dai vini “base” che si
può comprendere il potenziale di un’azienda questo Pinot Grigio la
dice lunga sull’attitudine alla qualità della famiglia Butussi.
Un’espressione fedele del varietale al naso, che in bocca si svolge
ampio, secco e dalla buona mineralità finale tra il ferro e il sale.
Un vino completo, che si lascia bere senza risultare scontato. La sua
tipicità mi ha spinto più volte a portarlo con me in giro per
l’Italia quando ho dovuto parlare di Friuli e di Colli Orientali.
Avrei potuto scegliere il
Pinot Grigio selezione, prodotto in una tiratura molto limitata, e di
gran lunga uno dei migliori Pinot Grigio che abbia mai avuto modo di
assaggiare, ma sarebbe stato riduttivo, in quanto in pochi avrebbero
potuto assaggiarlo e credo che una cantina come questa non debba
temere il confronto con un grande numero di appassionati, anche con i
vini “d’entrata”. Una piccola scommessa, che sono convinto di
poter vincere, per quanto non ami giocare d’azzardo.

Genesis – Valentino
Butussi – Colli Orientali del Friuli Doc – Sauvignon 2015 –
la
punta di diamante della cantina Butussi, una sorta di rivalsa su chi
aveva dubbi riguardo la possibilità di fra un grande Sauvignon
“naturale” in Friuli e più precisamente in questo areale. Un
Sauvignon d’impatto, ma non volgare, che fa del connubio fra la
maturità del frutto e la freschezza delle note balsamiche e erbacee
la propria cifra stilistica. L’equilibrio che si palesa al naso viene
confermato in un sorso educato, garbato ma di grande spinta acida e
sapida. Ciò che colpisce di più di questo Sauvignon è la sua
profondità, lunga e imperterrita.
La delocalizzazione
sensoriale di alcuni Sauvignon, l’astrattismo di alcune espressioni
di questo varietale, lasciano spazio, in questo vino, ad una maggior
concretezza. I riferimenti d’Oltralpe ci sono, ma non incidono tanto
quanto i terreni ricchi di calcare attivo e la maturità del vigneto.

Pignolo – Valentino
Butussi 2009 – Colli Orientali del Friuli Doc –
ero molto
indeciso sull’ultimo vino da scegliere fra quelli assaggiati con
Filippo e la sua famiglia, ma non potevo tralasciare il vino più
tipico di questa azienda e di questa terra, ovvero il Pignolo.
Vitigno ostico, duro, nervoso, spesso difficile da domare, specie
inizialmente, ma che sa essere capace di grandi sorprese. Il Pignolo
è proprio come i Friulani, inizialmente possono sembrare timidi,
riservati addirittura chiusi, ma poi una volta entrati in empatia si
lasciano conoscere per ciò che sono davvero, persone dall’animo
gentile, ma di grande concretezza. Questo è quello che ho percepito
assaggiando questo vino, ovvero un naso timido, austero, che una
volta schiuso ha mostrato con raro garbo la sua armonia aromatica tra
frutto e spezia, anticamera di un sorso che sfoggia fiero la sua
personalità a tratti morbida a tratti spigolosa, che trova il suo
equilibrio nella piacevole dinamica fra acidità, corpo e tannino.
Nella grande varietà di
vitigni autoctoni e “autoctonizzati” (non c’è altra regione che
abbia reso territoriale un così grande numero di alloctoni,
vinificati per lo più in purezza), il Pignolo si dimostra un cavallo
di razza, da saper domare e attendere ma con le potenzialità del
grande rosso.
E’ un bene che alcune
aziende siano tornate a credere in questo varietale e a proporre vini
importanti con Pignolo in purezza.
vigneti friuli
La produzione comprende, ovviamente, anche i bianchi tipici come la Ribolla e il Friulano, i rossi come Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Refosco, nonché un metodo classico, uno charmat base Ribolla e l’immancabile, per quanto raro, Picolit. Tutti molto espressivi del vitigno e della loro tipicità territoriale.
Tra le “selezioni” spicca il Santuari, taglio bordolese

La forza dell’azienda
Valentino Butussi è senza dubbio il legame che questa famiglia ha con il proprio territorio e è proprio da questo legame che scaturisce la volontà di rispettarlo  di esprimerlo nella maniera più sincera e qualitativa possibile.



F.S.R.
#WineIsSharing

Lascia un commento

Blog at WordPress.com.

Up ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: