Degustazione Traversale del Verdicchio – La duttilità del vitigno principe delle Marche

Anche quest’anno ho voluto fare il punto della situazione riguardo il vitigno principe della mia terra natìa: il Verdicchio.
L’ho fatto con la consueta degustazione “Trasversale del Verdicchio”, che ha portato nel mio calice oltre cento referenze figlie di annate, produttori, zone e interpretazioni differenti.
Ogni anno il mio report della degustazione cambia e quest’anno ho deciso di citarvi le aziende che mi hanno colpito di più e il loro vino o i loro vini di riferimento tra quelli assaggiati in occasione della “Trasversale”.
Cantine e vini saranno riportati in ordine di assaggio (casuale) e non per territori o denominazione. Non volendo condizionare la vostra lettura, spiegherò il perché di questa scelta nelle conclusioni.

verdicchio degustazione trasversale wineblog

Traversale del Verdicchio 

La Tenuta San Marcello è una famiglia, ancor prima di essere un’azienda e l’obiettivo di questa famiglia del vino, capitanata da Massimo e Pascale, si rivela essere quello più “eco-concreto”, vale a dire l’autosostentamento, mantenendo costante la produzione nel tempo, ma riducendo anno dopo anno l’impatto ambientale. Il risultato di questa visione tanto umanistica e sostenibile quanto lungimirante a livello imprenditoriale è, comunque, la produzione di una linea di vini che parlano del territorio – grazie alla vinificazione esclusivamente in purezza di vitigni autoctoni – e che fanno della loro sincerità la peculiarità primaria.
Una piccola produzione in regime biologico con pratiche prese ponderatamente in prestito dalla biodinamica, che ha visto “s-bucare” ancora una volta il Buca della Marcona 2015 tra gli assaggi più luminosi della Trasversale. Un Verdicchio intenso, complesso, ma al contempo schietto capace di stupire per equilibrio e per la sua classe innata, sfoggiata con spontaneità e naturalezza.

Siamo a Jesi, a pochi passi dal centro della città che fa da madrina al Verdicchio Classico.
L’azienda Montecappone è una di quelle realtà delle quali ho seguito di più gli sviluppi negli ultimi anni apprezzandone la capacità di saper coniugare al meglio numeri e qualità, contemporaneità dei vini prodotti nel rispetto della sostenibilità, il tutto conducendo tutte le lavorazioni, negli oltre 50ha di vigneto rigorosamente a mano.
Tra i vini assaggiati se il Federico II 2015 si distingue per la sua schiettezza varietale e per un avvio di evoluzione davvero promettente, l’Utopia 2014 Riserva dimostra ancora una volta quanto quest’annata sia da rivalutare, specie per i bianchi che, come il Verdicchio, non temono le annate fresche barattando volentieri un po’ di corpo con una bella dinamica, mostrando una silhouette longilinea e dall’indiscusso portamento.

Finocchi Viticoltori
Una new entry per la trasversale del Verdicchio, che ci tenevo ad avere già da qualche anno e di cui scrissi in tempi non sospetti trattando del loro Incrocio Bruni 54.
Parliamo di una realtà a conduzione familiare, in una delle zone più classiche del Verdicchio dei Castelli di Jesi, ovvero Staffolo.
Da sempre attenta alla riproduzione massale di vecchi cloni di Verdicchio, i vigneti dell’azienda affondano le proprie radici in terreni di medio impasto (calcareo, sabbioso, argilloso) con un’esposizione ottimale che va da sud-ovest, sud a sud-est. Ho molto apprezzato la qualità media dei 3 vini assaggiati, che ha visto distinguersi il Verdicchio Classico dei Castello di Jesi Superiore Vivolo 2014 per l’integrità del varietale al naso e un sorso di grande slancio e dinamica, con un piacevole finale salino.

La Staffa
Siamo sempre a Staffolo, dove il giovane vignaiolo Riccardo Baldi produce i suoi vini dal 2004.
I circa 10ha di vigneti sono condotti con occhio attento alla sostenibilità e in cantina le vinificazioni sono in linea con i principi del rispetto e di un consapevole lavoro in sottrazione, che attinge alla tradizione nei suoi aspetti più positivi e guarda al presente per quanto concerne la pulizia.
Tra i tre vini assaggiati il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico La Rincrocca 2015 è quello che mi ha colpito di più per l’armonia del naso in cui il varietale si esprime in maniera sincera dal fiore al frutto con lievi note minerali, e per il buon bilanciamento fra struttura e acidità capace di rendere ogni sorso pieno, ma mai pesante, con la distintiva sapidità a completare l’inerzia del sorso.

Pievalta
Pievalta dispone di due appezzamenti di vigneto posti sugli opposti versanti della Valle Esina: il primo si trova a Maiolati Spontini, sulla riva sinistra dell’Esino e conta circa 21,5 ettari di vigne degli anni ‘70 su terreni argilloso-calcarei; il secondo vigneto si trova a San Paolo di Jesi, sulla riva destra dell’Esino, un’altura ventilata con forti pendenze e suoli di arenaria, sicuramente una della zone più vocate dei Castelli di Jesi. La conduzione dell’azienda è in regime biodinamico e, quindi, tutte le lavorazioni in vigna vengono accuratamente svolte a mano.
I vini di questa azienda sono caratterizzati da una forte territorialità e da una grande potenziale evolutivo.
Il Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Dominé 2014 si è dimostrato, nonostante l’annata non facile, uno degli assaggi più convincenti per la sua soffusa eleganza e per un sorso davvero vibrante e dinamico, ancora vivo e slanciato, ma senza aver perso troppa struttura. Una finezza rara per un bianco italiano.

Anche in questo caso siamo di fronte a vini di una piccolissima azienda a conduzione familiare sita a Castelplanio. Le vigne di oltre quarant’anni sono state impiantate sulla suggestiva collina di Monte Deserto, a 350 metri sul livello del mare.
Pierluigi e Marika Socci, padre e figlia, portano avanti l’azienda con grande caparbietà e saggezza, dedicandosi interamente alla coltivazione e alla produzione di Verdicchio.
Nell’assaggio dei tre vini fermi presentati in Trasversale il Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Marika 2016 è risultato in assoluto il vino più espressivo, grazie ad un sapiente utilizzo della crio-estrazione e all’unicità di un vino prodotto solo nelle annate migliori. Un Verdicchio che nonostante la sua generosità e la sua suadenza, mantiene una buona freschezza.

Colpaola
Sulle colline a ridosso del Monte San Vicino, a 650 M. S.L.M, nella frazione di Braccano, nasce questa giovane azienda, dal passato illustre legato alla tenuta.
Oggi l’azienda è condotta da Francesco e Stefania Porcarelli che, grazie ad un vero e proprio ritorno alle origini, hanno creduto in questo territorio e nell’unicità di questi vigneti.
L’altitudine, i suoli e l’esposizione e la conduzione in regime bio, unitamente ad una grande attenzione e un cura maniacale della campagna conferiscono al Verdicchio di Matelica 2016 di Colpaola dinamiche molto riconoscibili, tutte giocate fra profondità e beva. Un vino che diverte in quanto pronto oggi, ma con grande prospettiva per un domani evolutivo sicuramente sorprendente.

Provima
La storia di questa realtà potrebbe dar vita a ben più di un libro, per i passaggi storici e sociali che ha vissuto e per il modo in cui oggi dimostra costanza e positività, in segno di rivalsa nei confronti di un passato che sin troppe volte ha rischiato di affossarla. Una storia che ho già avuto modo di raccontare (qui) e sulla quale non voglio dilungarmi oltre per lasciar spazio al vino, ma che vede questa realtà gestire ancora oggi 100ha di vigneto suddivisi per 180 vignaioli (vi basterà fare due conti per comprendere che il rapporto tra ettari procapite e proprietari sia necessariamente molto basso).
Il Verdicchio di Matelica Doc Terramonte 2015 è una sorta di cru, in quanto viene prodotto ogni anno con le uve provenienti dagli stessi selezionati vigneti. E’ un vino dalla componente aromatica molto fresca e invitante, che conferma il suo piglio sicuro con un sorso fresco ed intenso.

Cantina Prima di Esanatoglia
Una giovane realtà nata agli inizi del 2000 con i primi 3 ettari di nuovo impianto. La filosofia aziendale è quella di portare avanti una minuziosa ricerca sui vitigni locali e non solo.
Il Passo Pajano Verdicchio di Matelica Dop 2016 gode dell’altitudine dei vigneti dai quali vengono le uve atte a produrlo poste (450mslm). L’affinamento sur lies dona pienezza e complessità, mantenendo in questa annata un buon equilibrio fra corpo e freschezza. Ha ancora bisogno di qualche mese di bottiglia per poter arrivare alla sua piena espressività, ma siamo sulla strada giusta.

Borgo Paglianetto
L’azienda dispone di 25ha di vigneto adagiati sulle dolci colline matelicesi nell’Alta Valle dell’Esino, che rappresenta un unicum nelle Marche per l’insolito orientamento nord-sud, fattore determinante ai fini pedoclimaici.
Anche in questo caso è stato cruciale il passaggio dall’agricoltura convenzionale a quella biologica non solo per quanto concerna la certificazione, ma come vera e propria filosofia in vigna e in cantina. La volontà è quella di esprimere al meglio il Verdicchio contestualizzandolo non sono all’interno della denominazione, ma anche e soprattutto nei singoli vigneti dell’azienda.
Il Verdicchio di Matelica Doc Vertis 2016 prende il suo nome dal vigneto “più alto”, una sorta di cru in cui la maggior maturità delle uve e l’altitudine conferiscono al vino una maggior complessità. Il varietale è netto come netto e dritto è il sorso. Un vino nitido nel suo insieme, che vede nella beva la sua arma vincente.

Bisci
Una realtà storica per il Verdicchio di Matelica, condotta oggi da Mauro e Tito, figli di Giuseppe. La cantina è situata tra le province di Macerata e di Ancona, conta una superficie di circa 25 ettari, con vigneto di collina ad altitudine variabile tra i 320 ed i 370 metri sul livello del mare, in lieve declivio e con esposizione prevalente a Sud. La conduzione, anche in questo caso, segue i dettami dell’agricoltura biologica e l’obiettivo è da sempre quello di produrre vini capaci di stupire anche nel tempo.
Il Verdicchio di Matelica 2016 di Bisci è un ottimo esempio di quanto il terroir aziendale risponda bene ad annate equilibrate con questa, dando completezza al vino con un ottimo bilanciamento fra grassezza e acidità, fra struttura e freschezza. Immancabile la nota iodata e il finale sapido.

La Monacesca
Il riferimento per quanto riguarda i risultati di spicco raggiunti dal Verdicchio di Matelica negli ultimi lustri è sicuramente l’Azienda Agricola La Monacesca, situata nel comune di Matelica, nell’omonima contrada.
In questa meravigliosa vallata chiusa i vigneti godono di un microclima ideale per la coltivazione della vita ed in particolare del Verdicchio, che riesce – anche grazie ai terreni – ad arrivare a maturazione in maniera molto equilibrata.
E’ grazie a questo contesto pedoclimatico e alla consapevolezza di Aldo Cifola che vini come il Mirum 2015 riescono a mantenere grande struttura, senza perdere in bevibilità. Una beva agevolata da una distintiva dinamica fresco-sapida che tanto slancia il sorso di un un vino forte della sua fiera e matura personalità. Un vino buono ora, ma che non teme il tempo, anzi ama giocarci.

Se il Verdicchio è diventato uno dei più grandi bianchi d’Italia in termini di qualità media e potenziale evolutivo è soprattutto grazie agli input di questa azienda e di Ampelio Bucci, che ha fatto di questo vitigno e del vino da esso prodotto l’emblema della propria realtà azienda. Sì, perché l’azienda Bucci non è solo viticoltura, ma è da secoli agricoltura a 360°. Un contesto agricolo, quello di Villa Bucci, che ha permesso di scegliere i terreni più vocati per la coltivazione della vite e di usufruire di una manodopera fissa, presente costantemente in azienda, per le operazioni agronomiche rigorosamente manuali. Uno dei primi a fare biologico nelle Marche, non per moda o per qualche astrusa pseudo-filosofia, bensì per riportare la pianta al suo equilibrio vegetativo e produttivo, riducendo in modo naturale le rese e permettendo conseguente aumento della qualità dei vini.
Il Bucci 2016 mostra un naso delicato e sfumato e una beva davvero agile. Un vino che rappresenta a pieno ciò che il Verdicchio può dare nei suoi primi anni di vita, senza risultare scontato.
Il Villa Bucci 2014 è una certezza nella sua riconducibilità al vitigno, al territorio e, soprattutto, all’interpretazione dell’azienda che deve all’utilizzo delle vecchie botti grandi di legno la sua complessità. Un vino abituato a respirare che non teme di andare in affanno neanche in un annata come la 2014.

Frati Bianchi – Sparapani
Piccola realtà a Cupramontana, a pochissimi Km da dove sono nato e cresciuto.
L’azienda Sparapani possiede 12ha di vigneto a Verdicchio, in un contesto pedoclimatico ideale per terreni e altitudine. L’approccio di quest’azienda mi ha sempre colpito per il modo che la famiglia Sparapani ha di attingere alla tradizione senza mai apparire retrograda o anacronistica. Questo perché alla saggezza contadina tramandata di generazione in generazione si aggiunge un’attenzione rigorosa in vigna e in cantina, dove non vengono lesinati analisi e controlli al fine di ottenere sempre il risultato ottimale in termini di qualità e pulizia.
Il Verdicchio dei Castelli di Jesi il Priore 2016 è un vino pieno, intenso, che si mostra complesso ma al contempo diretto nell’espressione della sua autenticità. Il sorso è quello che ti aspetti nel nerbo e nell’allungo profondo e minerale. E’ sicuramente un Verdicchio in grado di sostenere l’inesorabile trascorrere del tempo senza paura di sorta.

Colognola
Ecco la prima delle due aziende della mia terra natìa. La Tenuta Musone di Colognola si trova a Cingoli e vanta una superficie di 25 ha di vigneto. Vigneti adagiati in una delle zone storicamente vocate alla coltivazione del Verdicchio (e non solo) che al contempo hanno visto aumentare la loro attitudine alla qualità nel corso degli anni. Questo perché per altitudine e per ricchezza di calcare attivo nei terreni i vigneti di Colognola sono capaci di rispondere al meglio al cambiamento climatico, usufruendo, inoltre, delle buone escursioni termine giorno-notte favorite dalle correnti marine.
Il Verdicchio Classico Superiore dei Castelli di Jesi Ghiffa 2015 è una di quelle bottiglie che sei strafelice di aver stappato quel giorno, a quell’ora, a quella temperatura perché già dal momento della mescita si mostra all’apice della sua forma. Verdicchio allo stato puro, senza fronzoli, tanto frutto e note floreali lievi che trasformano la vitalità in eleganza. In bocca il vino si fa sentire in tutta la sua spinta acida e minerale, con una buona e prolungata intensità. E’ un vino gustoso, che si lascia bere senza remora alcuna e che per quanto possa far percepire un buon potenziale evolutivo, in questa fase si mostra in tutta la sua luminosità.

Tavignano
La Tenuta di Tavignano si trova, anch’essa, a Cingoli a pochi km da Jesi.
A condurre la tenuta e la sua produzione vinicola sono due coniugi, Beatrice Lucangeli e Stefano Aymerich di Laconi, che nonostante la loro appartenenza a storich casate nobiliari hanno visto in questa terra e nell’agricoltura un ritorno alle origini proiettato verso il futuro.
I circa 30ha di vigneto volgono lo sguardo al Monte San Vicino, godendo di un’esposizione ottimale per la maturazione. Il contesto è idilliaco e i vigneti offrono possibilità rare in altri territori, purtroppo non sempre sfruttate al meglio. Tavignano lo sta facendo, con grande cura e rigore tanto da aver stupido ancora una volta con il fiore all’occhiello della produzione: il Verdicchio Classico dei Castelli di Jesi Misco Riserva 2015, che alle note varietali aggiunge con grande classe tonalità balsamiche, fresche, che fanno da preludio ad un sorso asciutto e ben bilanciato dalla lineare vena acida e dal sale che alleggeriscono la struttura importante di questo ottimo Verdicchio.

Sartarelli
La famiglia Sartarelli conduce quest’azienda, ormai, storica nel panorama del Verdicchio dei Castelli di Jesi. Siamo a Poggio San Marcello, il più piccolo della provincia di Ancona, a 350 metri sul livello del mare, lungo la riva sinistra del fiume Esino, una zona classica per la produzione del vino d.o.c..
La conduzione agronomica è in linea con i criteri del basso basso impatto ambientale (una peculiarità è l’inerbimento perenne) indotta da un amore viscerale per questa terra, che oltre ad aver dato i natali a vigne e vini dell’azienda ha visto nascere e crescere tutta la famiglia Sartarelli. Un legame profondo espresso in ogni bottiglia. L’approccio è tanto tradizionale e rispettoso quanto consapevole e tecnico nella ricerca di vini che sappiano esprimere varietale e territorio in maniera distintiva e peculiare.
Se nel Classico 2016 troviamo un Verdicchio dei Castelli di Jesi nella sua più coerente tipicità, è il Balciana 2015 il vino che colpisce per la sua unicità: una vendemmia tardiva, ma non troppo, che vuole spingere la maturazione del grappolo in quel particolare vigneto (in contrada Balciana) oltre la soglia prevista per gli altri vini. In quest’annata è percepibile una nota di muffa nobile che va a rendere ancor più originale il naso sempre molto espressivo di questo vino. Il Balciana non è un Verdicchio per tutti, ma si fa amare e apprezzare se si entra in empatia con esso, grazie a note che solo questo grado di maturità può sfoggiare e che rendono il Verdicchio ancor più complesso di ciò che, già, solitamente sa essere. Il contrasto fra note suadenti, dolci e più fresche, speziate e balsamiche al naso si ripete in bocca con un ingresso pieno e ampio che si lascia attraversare da una ancora integra freschezza completata dalla sapidità finale che chiude il cerchio in maniera impeccabile.

Filodivino
Ho sempre visto il vino come veicolo di emozioni e alimentatore naturale di condivisione a passione. E’ proprio da questo spirito di condivisione e da una passione comune che nasce quest’azienda fondata da 5 persone, 5 soci, 5 amici che hanno creduto nella viticoltura, nelle Marche e nel Verdicchio per realizzare un vero e proprio sogno.
Se il filo conduttore di un legame solitamente è rosso in questo caso il “filo di vino” ha il colore del Verdicchio.
Le vigne sono esposte ad Sud-Ovest, con dolci pendenze, in un contesto pedoclimatico preappenninico agevolato dalle correnti marine che inducono forti escursioni termiche.
E’ grazie a queste escursioni termiche e ai terreni ricchi di calcare attivo che il Verdicchio dei Castelli di Jesi Filotto 2015 si mostra ben maturo ma al contempo snello e dinamico nella beva.
Stupisce la Riserva 2014, che mostra e dimostra quanto il Verdicchio si presti a dare il meglio di sé – alla luce di una conduzione agronomica attenta e rispettosa e di rese eque – anche in annate come questa, in cui è più facile preservare freschezza e chi “ha il manico” riesce a portare uve sane e mature in cantina (seppur in quantità ridotte). Un vino armonico al naso, con una lieve speziatura naturale molto intrigante, che anticipa un sorso moderatamente caldo, profondo e lungo, che si mostra in tutta la sua varietalità nella marcata chiusura amandorlata.

Siamo a Corinaldo dove la piccola azienda Mencaroni, condotta dal giovane enologo Federico Mencaroni ha deciso di seguire le orme di chi lo ha preceduto nel lavoro di campagna.
Noto per l’attenzione che ha dedicato negli ultimi anni alla spumantizzazione metodo classico del Verdicchio, Federico mi ha colpito molto con il suo Verdicchio dei Castelli di Jesi fermo anche in questa Trasversale. Ho avuto modo di assaggiare diverse annate di Isola e non ho timore nel dire che ad oggi non mi sono ancora imbattuto nella bottiglia della delusione. Il connubio fra la conduzione agronomica rispettosa e una consapevolezza tecnica voluta in cantina portano i vini di Federico Mencaroni ad esprimere il varietale con grande identità. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi Isola 2015 è un Verdicchio di mare e di montagna, fresco e sapido, erbaceo e balsamico, maturo quanto basti per far sperare nell’evoluzione di cui questa referenza si è dimostrata capace in altre annate (anche ben meno favorevoli).

Mezzanotte
La storia dell’Azienda Agricola Mezzanotte affonda le radici nella mezzadria, per poi arrivare anno dopo anno, generazione dopo generazione a diventare una delle aziende di riferimento per la viticoltura nella zona di Senigallia. E’ grazie a Lorenzo Mezzanotte che oggi quest’azienda, da sempre, a conduzione familiare può esprimere al meglio il proprio ideale di tradizione e di rispetto. Una grande cura dei vigneti e una profonda consapevolezza nell’interpretazione del Verdicchio dal campo alla bottiglia hanno permesso una grande crescita qualitativa negli ultimi anni.
Il Verdicchio dei Castelli di Jesi Riserva Verdemare 2014 viene prodotto da uve provenienti dai vigneti siti a Serra de’ Conti, zona molto vocata alla produzione del varietale principe della viticoltura marchigiana. La lunga e garbata maturazione in cemento ha permesso al Verdicchio di mantenere un naso intenso ma complesso, iodato e particolarmente fine. Il sorso è ampio in ingresso per poi distendersi con grande disinvoltura, lasciando un lungo e persistente segno del suo passaggio con un finale davvero marino.

Fattoria San Lorenzo
Quando si parla di Verdicchio è impossibile non citare Natalino Crognaletti, l’artigiano, il vignaiolo che di più ha saputo mostrare la forza esplosiva di questo varietale, mantenendo intatte le caratteristiche di tipicità e identità di questa grande e duttile uva.
La Fattoria San Lorenzo vanta circa 30ha a vigneto e si trova a Montecarotto. E’ qui che Natalino, negli anni ’90, prende in mano l’azienda di famiglia, portando la tradizione a livelli di espressività impensabili fino a quel momento.
Inutile dire che la conduzione agronomica verte tutta sul rispetto del territorio e delle piante, al fine di portare in cantina uve sane e integre nella loro naturale personalità.
Il Campo delle Oche 2013 rappresenta una faccia del Verdicchio dei Castelli di Jesi che già dalla sua cromia così carica e intensa nel bicchiere destabilizza. E’ proprio questa la forza dei vini della Fattoria San Lorenzo: la capacità di destabilizzare, di togliere punti di riferimento per poi stupire con una coerenza stilistica inconfondibile. Forte, grasso, ma allo stesso tempo fresco, sapido dalla beva disarmante nonostante la struttura importante. Questo non è “un” Verdicchio, ma è il Verdicchio Classico Superiore dei Castelli di Jesi Campo delle Oche.

Broccanera
Ad Arcevia nasce nel 2012 una nuova realtà nel panorama vitivinicolo marchigiano e lo fa sin da subito con idee molto chiare riguardo la volontà di trasmettere una visione di rispetto del territorio e di valorizzazione dello stesso a 360°. Broccanera, infatti, si sta facendo strada sia in campo enologico che per quanto concerne la comunicazione della propria realtà grazie al suo forte attaccamento alle Marche a alla marchigianità. Un valore espresso a pieno da vini rispettosi, puliti e dal piglio tanto tradizionale quanto contemporaneo nell’approccio di beva slanciato e salino.
Il Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Cantaro 2015 mostra un bel equilibrio sin dal primo naso, con frutto e fiori tipici del varietale e una sottile nota minerale sulfurea molto ben integrata. Profondità e freschezza accennate al naso si confermano dal sorso pieno, ma slanciato con un bell’allungo minerale sul finale.

La realtà storica per eccellenza della viticoltura e dell’enologia marchigiana, ancor più se si parla di Verdicchio. Dell’azienda Garofoli ho avuto modo di parlare ampiamente negli scorsi anni, ma non mi stancherò mai di dire quanto, per me che sono solito dedicarmi alla “scoperta” di piccole e giovani realtà, una cantina come questa rappresenti un esempio ed un’eccezione nel panorama delle grandi aziende italiane. Parliamo di un’azienda nell’azienda, che produce una serie di selezioni base Verdicchio che anche in questa Trasversale hanno manifestato la loro grande integrità e un potenziale di invecchiamento difficilmente eguagliabile su tutta la linea.
Il Verdicchio dei Castelli di Jesi Podium 2014 è un esempio lampante di quanto questa difficile annata abbia rappresentato per molti bianchi italiani ed ancor più per il Verdicchio un’occasione per dar vita a piccoli grandi capolavori. Questo Verdicchio sfrutta l’attitudine alla freschezza dell’annata per slanciare un vino che non ha bisogno di sovrastrutture e per rendere ancor più fine ed elegante quello che negli ultimi lustri è stato il riferimento in termini di rapporto qualità-prezzo e di potenziale evolutivo per questa denominazione.

“Vecchie” annate Verdicchio dei Castelli di Jesi e Verdicchio di Matelica

Isola 2011 – Federico Mencaroni – Ancora vivo e vegeto, in piena spinta fresca e marina. Questa piccola azienda, tanto abile nella spumantizzazione Metodo Classico, si dimostra sempre più costante in termini di qualità e di potenziale evolutivo anche con il fermo.

Villa Bucci Vintage Collection 2007 – Questa bottiglia conferma l’attitudine ad evolvere senza invecchiare dei vini di Ampelio. Un vino molto profondo, che ha raggiunto una maturità importante, senza accennare a segni di cedimento.

Podium Riserva 2010 – Garofoli – Uno dei Podium più buoni mai assaggiati. Annata brillante, con grande equilibrio fra struttura e nerbo acido. Immancabile la componente minerale che rende inerziale la beva.

Selezione Gioacchino Garofoli 2008 – Vino di profonda finezza, con un naso che ricorda le note minerali del Riesling inizialmente, per poi dar spazio al varietale in tutte le sue sfaccettature più eleganti e meno prorompenti. Anche il sorso è garbato, fresco, slanciato ma mai prepotente.

Vigna Fogliano 2006 – Bisci – Bellissimo esempio di longevità e di identità territoriale protratta nel tempo. Bottiglia all’apice della sua espressività, per un Verdicchio di Matelica che sa sempre emozionare.

Utopia 2009 – Montecappone – La vinificazione in riduzione permette un’evoluzione di questo Verdicchio molto virata sulle note minerali, quasi a ricordare l’idrocarburo del Riesling Renano. Un vino capace di mantenere una buona struttura e un’acidità di grande slancio. Si lascia bere come se fosse ben più giovane.

Terra di Mezzo 2012 – La Monacesca – Un vero e proprio manifesto alla qualità! Il vino nato per far percepire le potenzialità in termini di tenuta nel tempo dei vini de La Monacesca sin dai “vini base”. Questo Terra di Mezzo è intenso, sapido molto armonico nella sua espressione di un’intera filosofia aziendale che ben si fonde con la sincera e coerente interpretazione territoriale e varietale.

Il Priore 2009 – Sparapani Frati Bianchi – vino giunto al suo apice, che si fa apprezzare per complessità aromatica e profondità di un sorso lungo e mai scontato.

Verdemare Riserva 2009 – Mezzanotte – vino ancora in piena spinta, vivo, vivido, vibrante! Una grande bottiglia che ammalia al naso con note varietali complesse, ma non iperevolute, e ti stende con una beva dritta e dinamica. Si fa davvero fatica a pensare sia una 2009!




“Bollicine” base Verdicchio

metodo classico verdicchio



Mai Sentito – La Staffa – L’ennesima prova in bottiglia dell’estrema duttilità del Verdicchio! Un rifermentato di grande freschezza e dinamica di beva, divertente e spensierato, ma mai scontato, in cui il varietale si esprime bene nonostante l’ovvia incidenza dei lieviti in quest’espressione sur lie.


Peter Luis – Socci – Dopo l’Ousia, arriva questo Metodo Classico che vanta una minor permanenza sui lieviti (18 mesi) e al contempo un’agilità di beva difficile da trovare nelle spumantizzazioni m.c. base Verdicchio. La minor incidenza dei lieviti permette al varietale di uscir fuori in tutta la sua freschezza.

Darini Extra Brut – Colognola (2013-2017) – Un Metodo Classico che si sta dimostrando sempre più fine ed elegante. Grande tensione e sapidità lo rendono molto territoriale, senza scadere in quegli eccessi espressivi che rischiano di ledere – spesso nei metodo classico base autoctona in Italia – gli equilibri di uno champenoise.

Pàs Dosé (2009-2017) – Casa Vinicola Gioacchino Garofoli
 – Il Verdicchio Metodo Classico nella sua interpretazione più in linea con le mie corde, ovvero quella dosaggio zero. Fine, fresco, completo e profondo senza risultare mai troppo pesante. Vino di grande slancio e finezza.



Contatto Brut e Apollonia Brut Nature – Federico Mencaroni – Due Metodo Classico che hanno reso questa piccola realtà un riferimento per gli appassionati del genere. Pieno, intenso ma egualmente fresco e sapido il Contatto (2012-2017); puro nel suo varietale, teso e dinamico nella beva per nulla appesantita dagli oltre 40 mesi sui lieviti e dalla sboccatura 2015.


Extra Brut – Broccanera (2012-2017) – Grande freschezza, a tratti balsamica e vegetale. Un vino teso, che poco ha da invidiare a un Pàs Dosé in termini di “secchezza” (dalla prossima annata sarà comunque un Dosaggio Zero). Il varietale è integro e percettibilissimo.


Brut Metodo Classico 2013 – Borgo Paglianetto – Con la vendemmia 2013 nasce questo Metodo Classico  base Verdicchio sponda Matelica che si fa apprezzare per la sua spiccata vena acida e per una sapidità saporita e invitante. Uno spumante in grado di coniugare in maniera equilibrata struttura e slancio.


In conclusione, anche quest’anno, la Trasversale del Verdicchio ha evidenziato le tre peculiarità fondamentali di questo grande varietale italiano: ottimo equilibrio fra struttura e freschezza; grande potenziale evolutivo; estrema duttilità.
Interessante per me è l’aver appurato, con il passare degli anni e di questa tipologia di degustazione studio, quanto all’aumento delle cantine e delle referenze presenti non corrisponda un livellamento verso il basso della qualità media, bensì l’esatto contrario.
Il Verdicchio di pone oggi, più che mani, come un riferimento per i vini contemporanei, capaci di esprimere grande identità varietale e sorsi di lineare tensione con una componente sapido-minerale ormai evidente a prescindere dalla denominazione.
Le differenze fra Jesi e Matelica, non possono essere generalizzate, e degustando alla cieca è facile rendersi conto di quanto ci siano elementi varietali e territoriali comuni in funzione della capacità e/o la volontà del singolo produttore di interpretare ed enfatizzare determinate peculiarità piuttosto che altre. E’ per questo che ho voluto assaggiare i vini in ordine “sparso”, senza seguire un mero ordine territoriale.

Come ogni anno, le bottiglie stappate per la mia degustazione studio e assaggiate da me soltanto in prima battuta, sono state condivise con una selezionata cerchia di “addetti ai lavori” che hanno manifestato quanto in una selezione come questa, grazie ad un vitigno così duttile e alla varietà di interpretazioni alle quali si presta, ci siano vini in grado di stupire e catturare l’attenzione di ogni tipologia di palato. Felice di aver avuto la possibilità di condividere alcune bottiglie anche con il caro amico e amante del Verdicchio Andrea Maggi che ha ospitato (senza alcuno scopo di lucro) la mia degustazione nel suo ristorante Pesce Briaco e con il regista premio Oscar Gabriele Salvatores, che ha illuminato la serata con la sua umiltà e la sua curiosità enoica nei riguardi di una terra e di un vino che ama. Grazie anche a Massimo, Mirko e Lorenzo per l’entusiasmante e costruttivo confronto.



Per me, continuare a parlare di Verdicchio, anche attraverso questa degustazione annuale per il mio wineblogroll.com, è qualcosa che trascende la mera componente enoica, in quanto per un marchigiano che non vive più nella propria casa da anni poter stappare una bottiglia di Verdicchio in giro per l’Italia e per il mondo è un po’ come tornare per qualche istante a casa, a quelle corse fra le vigne, alle vendemmie fatte per i vicini di casa, ai primi vini bevuti più che assaggiati, senza cognizione di causa. Per me sono e saranno sempre vini evocativi, vini di casa e constatare questa continua crescita diffusa non può che rendermi ancor più orgoglioso di essere nato fra le viti di questo grandissimo varietale.
Ringrazio tutti coloro che mi vedono come un ambasciatore di questo vino, ma ci tengo a vedermi sempre e solo come un grande appassionato, nostalgico della propria terra, che sente forti le proprie radici.
Ci rivediamo tra qualche mese con la Trasversale del Verdicchio 2018.


F.S.R.
#WineIsSharing

Lascia un commento

Blog at WordPress.com.

Up ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: