La mia selezione di vini bianchi macerati

Selezione Vini Bianchi Macerati per l’Area Orange Wine dell’Only Wine Festival 2018

Si è appena conclusa la quinta edizione dell’Only Wine Festival di Città di Castello e, nonostante le mie condizioni fisiche non delle migliori, non potevo mancare a quello che è da qualche anno l’evento che considero più in linea con il mio approccio al vino e tutto ciò che gira intorno a questo mondo.

vini bianchi macerati italiani
L’edizione di quest’anno rappresentava per me un’opportunità importante per mettere a disposizione della moltitudine di avventori tra appassionati e addetti ai lavori che hanno partecipato all’evento. Un’occasione partita da una sorta di sfida, lanciatami dall’organizzazione, al fine di creare un’area che potesse destare un interesse particolare per un pubblico di nicchia attraverso la ricerca di 16 esponenti della produzione di Orange Wine.
Un lavoro di un anno, fatto di camminate in vigna, di assaggi da botte, di chiacchierate intorno a calici di vini bianchi macerati dal Friuli alla Sicilia, passando per molte altre regioni italiane, che è scaturito in un successo tanto apprezzato quanto inatteso.
Il mio obiettivo come comunicatore enoico, ma prima ancora come appassionato e curioso è sempre stato quello di ricercare, di andare oltre i preconcetti e oltre la consuetudine, addentrandomi nei meandri della critica e cercando di fare chiarezza, soprattutto riguardo temi intorno ai quali regna una fitta coltre di confusione.
E’ per questo che non ho voluto portare grandi nomi, ma rappresentare territori, varietali, idee di vino diverse, ma convergenti verso la macerazione, uniti dal fil “orange” del rispetto dalla vigna al bicchiere.
La mia selezione fatta di km, di assaggi e, soprattutto, di incontri con vignaioli e vignaiole di grandi valori enoici e umani è ricaduta su queste realtà e i vini presentati nell’area Orange Wines:
Fiegl – Ribolla di Oslavia (Ribolla Gialla) – Duttilità e garbo per uno “stargate” verso l’universo degli “orange wines”. Un macerato di Oslavia volutamente più “pronto” e democratico;
Simon De Brazzan – Blanc di Simon (Friulano) – La tradizione friulana espressa con assennatezza e rispetto. Vino completo, di grande profondità e dal potenziale evolutivo disarmante;
Terre di Macerato – MiMoMaMu (Albana) – La dimostrazione di quanto l’Albana sia un’uva “rossa” travestita da bianca. Carattere e tannino, sostenuti da un gran bel nerbo acido;
Arrighi – Mattanto (Ansonica) – Un campione da anfora ancora in macerazione, che ha permesso di percepire quanto “mare” si possa estrarre dalla buccia dell’Ansonica;
Cappella di Sant’Andrea – Prima Luce (Vernaccia di San Gimignano) – La rivincita della Vernaccia! Ineccepibile equilibrio organolettico per un vino che brilla di luce propria;
Il Casale
Bio
– Trebbiano (Trebbiano Toscano) – Quando l’artigianalità si spinge al limite senza scadere nel difetto. Vino dall’anima tangibile, che ridona dignità ad un varietale sin troppo bistrattato;
La Maliosa – La Maliosa Bianco (Trebbiano Procanico) – Un’anteprima che fa già percepire le potenzialità di un’espressione sincera e consapevole di un vitigno ormai quasi perduto. Acidità, sapidità e texture che una volta amalgamate dal tempo ne faranno un vino si straordinaria integrità;
Romanelli – Le Tese (Trebbiano Spoletino) – Un varietale che amo particolarmente, capace di dimostrare quanto la macerazione possa andare a completare le sue spiccate doti acido-minerali con un volume e una profondità rare;
Tavignano – La Vergine (Verdicchio) – Il vino di casa mia, ma che speravo non mi ricordasse il vino “del contadino”. Un’artigianalità consapevole e un lavoro in completa sottrazione, unitamente alle peculiarità uniche del Verdicchio, hanno portato nel calice un ulteriore prova della duttilità di questo grande vitigno marchigiano;
Maria Pia Castelli – Stella Flora (Pecorino, Passerina, Trebbiano e Malvasia) – La personalità dei vini di questa realtà non è seconda a nessuno, ma questo vino vanta una forza espressiva unica. Stupisce per la sua lunghezza e la sapidità inerziale;
Lunarossa Vini e Passione – Quartara (Fiano e Santa Sofia) – Probabilmente il più identitaro in termini di varietale. Un Fiano che viene fuori alla grandissima, tramutando il contrasto naso-bocca in un’armonia avvolgente;
Porta del Vento – Saharay (Catarratto) – Un vino di sole e di mare, forte delle peculiariità di un vitigno di grande carattere e del proprio territorio perfetto per esprimere il connubio fra verticalità e struttura, fra freschezza e volume;
Abbazia di San Giorgio – Orange (Zibibbo) – La surmaturazione gioca con i sensi, facendo pensare ad un vino da appassimento al naso, per poi spiazzare con un sorso secco, dritto e marino. Uno dei vini che ha incuriosito di più e ha mostrato quanto la macerazione conti relativamente in termini di estrazione cromatica.
Jnk – Rebula (Ribolla)- Una grande espressione della macerazione slovena. Una Ribolla che non teme il tempo e si fa intensa e complessa senza manifestare note di cedimento o sporcature;
Batic – Zaria (PIinela, Zelen, Rebula, Vitovska, Klarnica ,Rumeni Muškat, Chardonnay) – Un macerato cesellato, che dimostra quanto sia forte il legame fra questo produttore e le proprie uve, dosate con estrema precisione al fine di rendere ogni sorso dello Zaria completo, integro, profondo e lungo nel suo spettro organolettico così complesso: struttura e acidità, calore e mineralità, spezia e balsamicità di fondono in maniera armonica e al contempo dinamica;
Turner Pageot – Les Choix (Marsanne) – Vino di grande spessore, che dimostra quanto gli “orange” possano a loro modo esprimere peculiarità riconducibili all’eleganza. La complessità olfattiva fa il pari con un sorso intenso costruito attorno a uno scheletro salino. I tannini lievi ma fitti e ben percettibili divertono e rendono la beva ancor più inerziale.


Nell’ambito delle due degustazioni a tema che ho avuto modo di moderare, coinvolgendo ogni produttore presente, sono emerse, fortunatamente, tutte le peculiarità che confidavo di poter mettere in risalto attraverso questa selezione:
 
Identità: ogni vino ha dimostrato di poter esprimere in maniera netta e riconoscibile i varietali di riferimento, mostrando, inoltre, una forte attinenza territoriale nel rispetto dell’annata;
Complessità: ogni assaggio ha mostrato quanto la macerazione, se ben dosata in base a vitigno e annata, possa addurre un varietale verso la sua massima espressione organolettica. Vini completi, in grado di grande complessità olfattiva e di integrità gustativa.
Contemporaneità: si parla tanto di mineralità e di freschezza, ma spesso ci si ritrova di fronte a vini che pur avendo grande verticalità non hanno struttura e risultano sin troppo esili. I vini degustati in questa occasione hanno dimostrato quanto la macerazione possa dare la giusta struttura e grassezza senza lesinare freschezza e sapidità.
Agilità: sia nelle espressioni con macerazioni più brevi che in quelle più spinte e sia nei vini con un minor affinamento in bottiglia che in quelle con un’evoluzione più importante, ogni assaggio si è fatto apprezzare per una buona se non ottima dinamica di beva.
Rispetto: tutti i vini presentati sono stati prodotti in sottrazione, con un approccio il più rispettoso possibile dalla vigna al bicchiere. A prescindere dalle certificazioni e dalle tecniche di vinificazione, la consapevolezza odierna di questi vignaioli rende sempre più possibile produrre vini bianchi macerati da fermentazioni spontanee e non filtrati di grande personalità e pulizia.
 
I feedback dei presenti sono stati molto interessanti e hanno evidenziato quanto questa nicchia, oggi, possa intrigare con la propria vocazione a destabilizzare sia i neofiti che i degustatori più esperti. Vini divertenti, nella più positiva accezione del termine.
 
Continuo a pensare che ci sia ancora molto da fare per raggiungere una qualità più diffusa nella produzione di vini bianchi macerati in Italia, ma la strada che molti vignaioli hanno intrapreso si sta dimostrando più che opportuna e sono certo che, facendo una cernita tra chi si è avvicinato alla macerazione per meri motivi commerciali e chi, invece, ne ha comprese le inopinabili potenzialità, si potrà andare oltre i preconcetti e i fuorvianti luoghi comuni che rischiano di allontanare da una categoria di vini che non può essere relegata all’omologazione e al difetto.
 
Nei prossimi mesi avrò modo di raccontarvi ognuna di queste realtà e i vini prodotti in maniera approfondita. 
 
 
F.S.R.
#WineIsSharing

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