Considerazioni, sensazioni ed emozioni assaggiando vini da vigne vecchie e vigne giovani
Oggi ho assaggiato due vini entrambi prodotti con lo stesso vitigno, da uno stesso pedoclima, eppure erano radicalmente diversi! Sì… radicalmente! Mai termine fu più azzeccato, in quanto la loro diversità risiedeva, proprio, nelle radici delle piante genitrici.
Il primo, da vigne giovani aveva la spavalderia di chi “non sa di non sapere”; aveva la forza di chi ha ancora davanti tanti km da percorrere, tanta strada da fare; era sincero, schietto, vivo e di grande impatto, ma mi ha raccontato tanto di sè e poco dei suoi genitori, della sua terra natìa, dei suoi ricordi…
Il secondo, da vigne “vecchie” oltre 60 anni si è presentato con umiltà… sì, di quella che coincide, spesso, con una mai forzata eleganza; è rimasto in silenzio, ha fatto un respiro profondo e si è alzato in piedi; era impossibile non rispettarlo, non aspettarlo, perché, seppur silente, era palese la sua saggezza; così, come i ghiacciai accumulano neve di inverni passati, per poi riversala nei fiumi quasi a voler condividere in quel fluire i propri ricordi, le viti accumulano sapere ed esperienza, imparano ad adattarsi ad ogni evenienza, sanno dosarsi con grande saggezza e condividono con noi gioie e fatiche… le proprie vite… “liquidamente”, confluendo in una bottiglia e tuffandosi in un calice.
Oggi ho assaggiato due ottimi vini, espressioni diverse, di una stessa uva, di una stessa annata, di uno stesso territorio, di una stessa mano e ho capito, ancora una volta, quanto la VIT-E sia distante ancor meno di una semplice lettera dalla VIT-A.
In un mondo in cui il presente impiega un sorso a diventar passato e il futuro è un presente che ci sfugge dalle mani senza darci, spesso, modo di goderne a pieno, spero che quelle giovani viti invecchieranno, accumulando saggezza ed esperienza e che un giorno potranno raccontare la loro storia, con la complessa e profonda, eppur così comprensibile, armonia con la quale quel vecchio vigneto continua a far delle proprie rughe e della propria fatica un inno alla vita… un valore infinito!
Le viti più mature sviluppano una vera e propria resilienza enoica.
C’è chi vede nei 15 anni l’inizio della maturità di una vite, chi nei 25 o, addirittura, chi non crede che la pianta possa arrivare ad esprimersi al meglio del suo potenziale e del suo equilibrio se non dai 40 anni in poi ma, a prescindere dai numeri, ciò che credo sia importante è il rispetto e la cura da rivolgere a quello che è un vero e proprio patrimonio che abbiamo il dovere di preservare e tramandare e là dove non sia possibile, di propagare e far rivivere nel tempo.
Se questo è l’aspetto più romantico del rapporto fra vecchio e giovane nella viticoltura e nel vino, questo è ciò che è scaturito da uno studio fatto qualche anno fa in Svizzera (fonte agroambiente):
• Influenza sulla fisiologia dei ceppi: e vigne giovani vanno prima in stress idrico a causa delle radici poco profonde; quelle vecchie manifestano una espressione vegetativa più accentuata, un peso della cimatura e del legno (in base al terreno) di potatura più elevato, così come il valore dell’indice clorofilliano e il tenore di azoto delle foglie.
• Influenza sulla qualità delle uve e dei vini: l’acidità totale e l’indice di formolo è risultato più elevato nelle vecchie viti: “il contenuto di aminoacidi e altri composti azotati nei succhi di frutta e nei vini è espresso come azoto assimilabile totale e viene determinato con il metodo Formolo, utilizzando una titolazione acido-base. Il numero di Formolo (noto anche come indice formalina) è un parametro utilizzato per valutare la qualità di succhi di frutta e vini.
Nei vini, la concentrazione di acido alfa-ammino nell’uva cambia in funzione della maturità e del carico del raccolto (rapporto tra rendimento e dimensioni del vigneto). La concentrazione aumenta con la maturazione del frutto e diminuisce con il carico delle colture. Nella fermentazione del vino, vi è una quantità minima di aminoacidi e altri composti azotati (es: 150-200 mg/l di azoto assimilabile dai lieviti) che deve essere presente nel mosto/succo. Un apporto troppo basso si tradurrà in un arresto della fermentazione perchè la quantità di azoto non è sufficiente per consentire ai lieviti di crescere. Data l’importanza dell’azoto nella fermentazione, è essenziale determinare la concentrazione di azoto prima della fermentazione.”
Il contenuto zuccherino, invece, risulta indifferente all’età della vite. Quanto ai vini, i rossi ottenuti da viti vecchie sono stati giudicati più complessi e strutturati, mentre poche differenze sono state osservate sui vini bianchi.
I due vini erano figli di un’annata calda, di un’annata difficile (almeno per la zona di riferimento) che ha evidenziato quanto la vigna più saggia abbia maturato la capacità di trovare equilibrio anche nelle difficoltà e di soffrire meno lo stress.
Equilibrio, eleganza, complessità, unite alla capacità di trovare freschezza anche quando l’annata ed il terreno farebbero fatica a concederne, sono doti che rendono le vecchie viti, se trattate con rispetto e premura, se custodite nel tempo con attenzione, un fattore che dovrebbe far riflettere prima di espiantare interi vigneti, per far spazio a giovani piante con il solo fine di produrre di più…
Equilibrio, eleganza, complessità, unite alla capacità di trovare freschezza anche quando l’annata ed il terreno farebbero fatica a concederne, sono doti che rendono le vecchie viti, se trattate con rispetto e premura, se custodite nel tempo con attenzione, un fattore che dovrebbe far riflettere prima di espiantare interi vigneti, per far spazio a giovani piante con il solo fine di produrre di più…
“Il giovane cammina più veloce dell’anziano, ma l’anziano conosce la strada.”
F.S.R.
#WineIsSharing
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