Le More Bianche di Alessandro Bovio – Un padre, un enologo, un vignaiolo!

Un po’ come si fa quando si chiedono dritte sui migliori ma meno conosciuti ristoranti di una zona a gente fidata del posto, mi capita spesso di affidarmi a degli amici in loco per aggiungere ai miei viaggi enoici qualche tappa inattesa. E’ proprio quello che ho fatto prima di partire per il mio ultimo tour di Langhe e Roero dando ad un amico, che per lavoro gira ogni singola cantina di entrambi gli areali, l’arduo compito di stupirmi! Conoscendomi la sua ricerca si è subito orientata verso piccole realtà, condotte da persone capaci in maniera rispettosa e consapevole ma devo ammettere che la scelta finale è andata ben oltre le mie più rosee aspettative.
roero le more bianche alessandro bovio
Mi alzo, salgo in macchina e con il sole già alto ad illuminare i vigneti del Roero mi dirigo verso Magliano Alfieri ai confini della denominazione, dove è situata la piccolissima azienda Le More Bianche.
Ad aspettarmi, impaziente di portarmi in vigna, c’è Alessandro Bovio, un uomo di poche parole e di grande concretezza, ma soprattutto un uomo di vino… è evidente sin dal primo istante!

wine blogger saverio russo cantine
Una volta salutato il maestoso gelso che veglia sui vigneti – da esso prendere nome l’azienda – io e Alessandro iniziamo a camminare su parte dei suoi 2,30ha di vigna parlando di agronomia e di rispetto, di presente e futuro della viticoltura in queste zone così vocate eppure così minate dalla monocoltura da un lato e da patologie nefaste come la flavescenza dorata dall’altro.
Alessandro è un enologo e fa consulenze per altre cantine da anni, ma questa azienda nasce nel 2015 con un fine ben preciso: utilizzare la propria esperienza per produrre vino in sottrazione, partendo dalla vigna e sapendo cosa togliere, cosa non fare! A colpirmi molto è stata la sua frase “da quando sono padre ho capito che non volevo e non potevo far crescere mia figlia in un “giardino” – le sue vigne – in cui vengono utilizzati pesticidi chimici e trattamenti sistemici!”

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E’ per questo che “Ale” – così lo chiamano tutti qui – semina ogni anno piante erbacee che andando a fiore e a seme attirando insetti utili e creano biodiversità in vigna, anche grazie alla presenza – più rara nella sponda langhetta – di bosco, bacino di biodiversità sempre più prezioso in un territorio in cui la monocoltura sta imperando.
In cantina il vino “si fa come una volta”, ma con la consapevolezza odierna di chi sa cosa fare e cosa poter evitare di fare, forte di una formazione e di un’esperienza tecnica fondamentali per fare vini integri e puliti con il minimo intervento dell’uomo. Infatti, nella sua piccola cantina, Ale si crea un piede per far partire le sue fermentazioni e pratica la tradizionale macerazione a cappello sommerso, mentre per quanto riguardo l’ossigenazione non fa altro che adoperarsi in semplici rimontaggi all’aria di intensità diversa a seconda di quanto necessita il mosto in quel momento.

cantina le more bianche
Altro punto sul quale ci siamo trovati molto d’accordo e del quale ho avuto conferma dagli assaggi da botte, è la volontà di questo “eno-vignaiolo” di limitare al minimo l’incidenza dei legno e per questo, nonostante le esigue dimensioni aziendali e, quindi, le masse ridotte da gestire, si preferisce l’utilizzo di botti grandi limitando i legni piccoli alla gestione di quantitativi di massa più piccoli e ad un discorso di ergonomia dati gli spazi ridotti della cantina.
Interessante anche l’utilizzo del clayver da 400 lt in ceramica, scelti appositamente per evitare ogni incidenza organolettica del legno.
E’ palese, assaggiando i vini di Alessandro, che la sua competenza lo stia agevolando molto nel gestire vinificazioni che molti definirebbero a tutti gli effetti “naturali” ma che a me piace vedere come la massima espressione della consapevolezza tecnica e dell’empatia tra uomo e vigna, tra chi il vino lo fa e ogni mosto in botte, vasca o clayver che sia!
E’ proprio questo che mi ha colpito di più durante la mia rapida ma intensa visita a Le More Bianche: un vignaiolo “padre”, tanto per sua figlia tanto che per i suoi vini e che, spinto da questo sentimento paterno, tratta vigna e vino con grande rispetto, garbo e attenzione, senza mai lasciare nulla al caso ma, al contempo, permettendogli di maturare, crescere e evolvere in maniera spontanea e mai forzata.

clayver vino anfora
Ale è un bravo padre a quanto pare tanto per sua figlia che per i suo i vini e, per questi ultimi, sono le bottiglie a parlare:
barbera d'alba le more bianche
Barbera d’Alba Superiore Doc 2016 – Le More Bianche: una Barbera d’altri tempi nell’equilibrio fra la sua insita spinta acida e le morbidezze di frutto, struttura e tannino. E’ giovane, ma si lascia già bere con grande agilità, senza ostacoli di sorta ma lasciando intravedere un potenziale di notevole longevità. Mi piace pensare di poter comprendere o, almeno, intuire quale possa essere la strada evolutiva che un vino andrà a imboccare e per la Barbera ci si trova di solito davanti ad un bivio con la finezza e lo slancio da un lato e la forza e la tenacia più muscolare dall’altro, ma in questo assaggio ho trovato il giusto bilanciamento fra ambo le matrici e sarei lieto di riassaggiarla fra qualche anno trovandomi nel calice ancora una integra forza espressiva e uno slancio dritto e profondo come quello che si percepisce ora in maniera così nitida.
le more bianche roero
Roero Vigna San Bernardo Docg 2015 – Le More Bianche: se la Barbera di Ale Bovio mi aveva già stupito e con il suo Roero che la classe di chi sa e di chi sente ti viene “schiaffata” in faccia senza se e senza ma! Un vino già di grande armonia tra frutto e sfumata spezia, con un sottofondo balsamico destinato a rendere ancor più complesso un naso dalla già definita ma al contempo caleidoscopica personalità. La croccantezza del frutto e quelle note balsamiche sembrano voler già spoilerare la trama di un sorso dritto, ma non per questo esile, in grado di toccare ogni papilla gustativa con garbo tannico raro ed educata tensione.
Anche in questo caso è l’armonia a vincere, per quanto il finale di oggi – un po’ come in quei dvd che Alessandro di certo guarderà con sua figlia, nei quali puoi scegliere fra varie scena finali – è destinato a cambiare grazie a quel meraviglioso regista che è il tempo.
Assaggiando la 2014 ho potuto apprezzare quanto la mano di Alessandro non vada a combattere contro la Natura, bensì sia in grado di agevolarla nella sua più sincera espressività, che in ogni annata può e sa dare sfumature interessanti. In questo caso l’attenzione nella cernita delle uve in vendemmia e la sensibilità nel saper trattare le uve scelte poi hanno fatto la differenza, portando in bottiglia un vino giocato su finezze mai scontate e una buona struttura complessiva attraversata da un’ancor più spiccata sferzata di freschezza e sapidità.
enologo alessandro bovio

Eppure esco da questa piccola cantina con la netta sensazione che ciò che sta ancora maturando in botte sarà notevolmente superiore agli ottimi vini assaggiati da bottiglia. Una sensazione rafforzata in me dal fatto che, come ogni piccola giovane azienda, il frutto di ogni vendemmia non è e non può essere solo lo specchio dell’annata bensì del connubio fra annata e crescita personale del vignaiolo, oltre alla maggior saggezza acquisita dalle vigne più giovani che di stagione in stagione accumulano esperienza e sapienza da riversare in ogni grappolo prodotto.
Di certo tornerò in futuro per constatare le evoluzioni de Le More Bianche anche alla luce del nuovo impianto che tra qualche anno entrerà in produzione.

Alessandro Bovio è un esempio di quanto la tecnica e la sostenibilità possano andare a braccetto e di quanto la competenza e la sensibilità siano doti fondamentali per ogni vignaiolo che si rispetti e che a sua volta rispetti il vino in senso stretto e in senso lato, dalla vigna al bicchiere!

F.S.R.
#WineIsSharing

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