Brunello Madonna delle Grazie Riserva 2013 Il Marroneto – La prima volta di un grande vino

E’ nata! Sì, la prima Riserva del Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie de Il Marroneto è finalmente stata presentata al mondo, ma io vorrei raccontarvela a modo mio, partendo dalla storia di Alessandro Mori e della sua piccola cantina, fino a condividere con voi l’episodio che mi lega ad un vino che rappresenta una tappa storica per questa realtà.

Una storia solida, che si fa liquida, un percorso tradizionale, che diventa un unicum originale ed emozionale.
E’ così che mi sento di definire l’iter che ha portato Alessandro Mori e il suo Marroneto a essere riconosciuti trasversalmente come capaci di una delle migliori espressioni di Brunello di Montalcino contemporaneo, mostrando una nitida e distintiva identità nel pedissequo rispetto della tradizione.
La storia di Alessandro Mori, ora titolare e produttore dei vini del Marroneto, è quella di un ragazzo che ha sempre amato la terra di suo padre nella quale, insieme a suo fratello, iniziò quello che lui stesso definisce un “gioco”, o meglio “il meraviglioso gioco del Vino”.
Scelte di studio, prima, e decisioni professionali, poi,  provarono ad allontanarlo da quella stessa terra alla quale era tanto legato, ma il magnetismo era troppo forte per opporsi troppo a lungo al richiamo di un luogo magico, dove il “gioco” diveniva passione e il lavoro si tramutava in libertà.
Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie riserva 2013 Marroneto
E’ così che, dopo un percorso personale e professionale – che per quanto soddisfacente, continuava a tarpargli le ali -, Alessandro decide di dedicarsi anima e corpo alla realizzazione di un sogno chiamato il Marroneto. E’ lo stesso Alessandro Mori a raccontare la sua vita, malcelando gli occhi lucidi di quella commozione che rende l’uomo più vicino alla terra e la terra più vicina al cielo.
Una realtà che aveva visto suo padre, Giuseppe Mori, credere in quel fazzoletto di terra sin dal 1974, hanno in cui decise di acquistarla. Di lì a un anno ecco i primi 3000 metri di vigna, che verranno consolidati nei 10 anni a seguire fino a raggiungere i 6 ettari attuali.
alessandro mori marroneto
Fondamentali furono i confronti con due maestri del Sangiovese come Mario Cortevesio e Giulio Gambelli (per tutti “Bicchierino”) che, con la loro esperienza e una visione così sincera, nitida e priva di sovrastrutture, da risultare lungimirante per il Brunello, hanno inculcato nell’animo di Alessandro Mori l’amore incondizionato per il Sangiovese e per la sua terra.
Oggi, tutti sono pronti ad elogiare la qualità dei suoi vini, critica e appassionati vedono in questa realtà un riferimento, un luminoso faro per il Brunello odierno e così è, perché quella del Marroneto è stata una vera e propria rottura con quella tendenza, che ad un certo punto della storia di Montalcino, vedeva alcuni produttori succubi di mere dinamiche di mercato dettate dai “poteri forti” della critica enoica. Alessandro non si è “barricato” nella sua cantina, è uscito e ha preso posizione contro qualcosa che stesse snaturando completamente una delle più importanti denominazioni al mondo. Alessandro non ha ceduto alle lusinghe dei mercati e non ha tradito il suo forte legame con la tradizione che vede, nel trittico Montalcino, Sangiovese e botte grande la massima espressione dell’identità di questo territorio.
cantina il marroneto
La scelta di restare sempre fedele alla propria linea ha premiato Alessandro e i suoi vini, ma non crediate che sia stato tutto così semplice, perché per un’azienda di dimensioni così ridotte – seppur a Montalcino e seppur si chiami il Marroneto – il lavoro e la ricerca della qualità sono e saranno sempre le uniche costanti. Alessandro lo sa bene e proprio per questo non ha mai smesso di mettersi in discussione. Ne è la dimostrazione la primissima annata del suo Brunello di Montalcino Riserva Madonna delle Grazie 2013, un cru che non era mai uscito come riserva e che io ho già avuto modo di assaggiare durante il suo imbottigliamento. Un vino che, con buone probabilità, cambierà ancora una volta la storia de Il Marroneto e di Alessandro Mori inserendolo di diritto nella Hall of Fame dei vignaioli italiani di tutti i tempi.
brunello montalcino madonna delle grazie riserva
Tra gli episodi che mi legano a questa cantina non posso non ricordare il giorno in cui lo stesso Alessandro mi chiamò dicendomi queste testuali parole “visto che sei a Montalcino, vieni in cantina che sto imbottigliando il mostro”. Non vi nego che ci misi un po’ a collegare tutte le sinapsi per arrivare a tradurre quelle parole, ma poi compresi che non poteva che riferirsi alla prima annata storica della sua Riserva del suo Brunello Madonna delle Grazie 2013. Mi catapultai in cantina e ad attendermi c’erano Alessandro e i “suoi ragazzi” e, ovviamente c’era lei: La Riserva. Mentre l’anima liquida di quella botte battezzata da Alessandro come degna di dar vita ad un vino mai prodotto prima aveva appena terminato di essere suddivisa in 1700 Magnum, “il Mori” mi passa un calice colmo di vino recitando parole inattese “te ne ho preso un po’ dalla pompa, assaggia!”. Come rifiutare? Ora potrei parlarvi di prospettiva, del futuro e delle mie intuizioni relative ad un vino che, ovviamente, aveva di fronte a sé mesi di vetro per affinare la sua personalità e trovare i suoi equilibri, ma le emozioni sono emozioni in quanto frutto di un istante e non proiezioni di qualcosa che non abbiamo ancora vissuto. Quindi, ciò che mi sento di dirvi è che in quei pochi sorsi della prima Riserva del Brunello Madonna delle Grazie 2013 del Marroneto di Alessandro Mori c’era un compendio di tradizione e lungimiranza, di saggezza e sfrontatezza che solo in questa piccola “grande” realtà ilcinese avrei potuto trovare. Un’armonia in continuo divenire quasi a volermi lasciar intendere che ad una Riserva di tale caratura non si può pretendere di essere “pronta”… mai! Eppure, le si può chiedere di stupire sin da ora, con la sua espressività territoriale che ha la precisione di un gps nel geolocalizzare la sua vigna di provenienza. Un sorso energico, forte e fiero, che non lesina freschezza e slancio in un equilibrio reso ancor più raro dalla tessitura tannica già fitta e fine, cesellata! Il finale era già lungo, saporito ma non resta che riassaggiarlo da una delle 1700 Magnum (1500 in commercio più 200 per lo storico) prodotte per definire meglio un Sangiovese che non vuole essere un mero esercizio di stile, bensì vuole stupire per la sua purezza espressiva e un’identità inconfondibile.
Un vino che ha tutte le carte in regola per lasciare il segno nella storia del Brunello di Montalcino e del vino italiano.

madonna delle grazie 2013

F.S.R.
#WineIsSharing
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Clicca il link qui di seguito per leggere la mia recensione sul Brunello di Montalcino Docg Madonna delle Grazie Riserva 2013 in anteprima a Benvenuto Brunello 2019:


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