“Il mondo è piccolo” si suol dire quando si incontra qualcuno che conosciamo dopo tanto tempo in un luogo in atteso ma il mondo del vino è ancor più piccolo e per quanto capiti sovente di incontrarsi e rincontrarsi con vecchi amici legati a questo settore l’incontro che mi ha fatto scaturire questa intervista non è stato così scontato!
Sì, perché io e Matteo Antonelli siamo cresciuti nello stesso piccolo paese nell’entroterra marchigiano, a 631m metri slm: Cingoli.
Siamo cresciuti dentro le stesse mura di cinta ma del vino ad entrambi interessava poco o forse nulla! E’ stato lasciando uno dei Castelli di Jesi che abbiamo capito quanto belle fossero quelle vigne di Verdicchio e quanto il gene del vino fosse scolpito nel nostro DNA. E’ così che abbiamo intrapreso due percorsi paralleli e profondamente differenti con la stessa passione e determinazione e con la stessa meta: vivere il vino e comunicarlo.
Se io ho scelto di farlo tramite la scrittura e le degustazioni che ho il piacere di moderare, Matteo ha optato per la Sommellerie. Districandosi tra ristoranti e concorsi prima o poi dovevamo ritrovarci, ma mai avrei pensato di trovarmelo di fronte a Bordeaux! Da lì, la comune passione e la voglia di confrontarci ha fatto il resto! Via libera a degustazioni alla cieca e mete condivise perché non vedevo l’ora di mettere a disposizione di qualcuno così pronto ad ascoltare e a ricevere quel poco di esperienza che ho maturato in queste annate interamente dedicate al vino.
Vederlo diventare miglior sommelier della mia regione, poi, ha sancito la validità del suo operato e ha rimarcato la caparbietà di un amico che godrà sempre della mia stima per l’umiltà con cui si prodiga nel suo lavoro e per la dedizione con la quale si dedica al vino.
Ecco perché ho deciso di pubblicare una nostra chiacchierata qui su wineblogroll.com.
Ecco perché ho deciso di pubblicare una nostra chiacchierata qui su wineblogroll.com.
- Come hai maturato la tua passione per il vino?
La mia passione per il vino è fiorita pian piano, sin da quando frequentavo la scuola superiore alberghiera nella nostra Cingoli (MC). In quel periodo mi stavo approcciando al mondo della sala e del bar, ma il vino non era ancora la mia priorità. Tuttavia un giorno, mentre stavo lavorando, un cliente mi pose una domanda su un vino alla quale non sono stato in grado di rispondere. In quel momento ho sentito l’urgenza di dover approfondire l’enografia ed ho quindi iniziato a studiare i vari territori, toccandoli con mano, viaggiando per tutta Italia alla loro scoperta. Principalmente la mia passione è quindi nata a causa del mio essere troppo meticoloso sul lavoro: l’idea che un cliente potesse mettermi in difficoltà mi tormentava. Tuttavia una simile situazione può ancora ripetersi, vista l’ampiezza del mondo del vino e un sempre maggiore numero di appassionati che ne vengono attratti. Infatti, in questo campo c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire e non si finisce mai di imparare, forse è questo circolo vizioso della conoscenza che stimola ancor di più la mia curiosità, ogni giorno.
- Da quanto sei Sommelier?
Ho iniziato il mio percorso di formazione come sommelier nel 2009, ma dopo aver frequentato i primi due corsi AIS ho dovuto abbandonare a causa di motivi familiari. Nel 2015 ho ripreso gli studi e proprio in quell’anno mi sono diplomato.
- Sala e concorsi, come riesci a gestire entrambe le cose?
Diplomandomi come miglior corsista sono stato subito selezionato per partecipare ad un master sulle acquaviti, che viene organizzato annualmente da Bonaventura Maschio e sono riuscito a classificarmi primo. Durante questa esperienza ho incontrato delle persone che mi hanno spronato molto e che non potrò mai smettere di ringraziare. Ho quindi deciso di proseguire gli studi e di partecipare al master Soave lo scorso settembre dove mi sono guadagnato il secondo posto. Infine a marzo sono riuscito a coronare uno dei miei sogni più grandi: diventare miglior sommelier delle Marche. Con tanto sacrificio, rinunciando ai miei giorni non lavorativi e con qualche notte in bianco, sono riuscito a giostrarmi tra studio, lavoro e famiglia, riuscendo ad ottenere risultati soddisfacenti. La passione vince sempre su tutto.
- Come ci si prepara ai concorsi per sommelier?
Non ho partecipato a molti concorsi, ma il mio approccio allo studio si è rivelato abbastanza efficace e consiste, in primis, nel cercare di conoscere i territori recandomici in prima persona, per averne esperienza diretta; ascoltare con passione le storie dei produttori e cercare di memorizzare ogni peculiarità del territorio e dell’etichetta. Soltanto successivamente approfondisco i vari temi leggendo libri e molteplici pubblicazioni.
Il mio “segreto”? Assaggiare molto!
- Quali sono state le esperienze lavorative che ti hanno formato?
Sono state diverse le esperienze che mi hanno formato. Ho iniziato a lavorare a sedici anni, durante le vacanze scolastiche, il mio debutto professionale è stato presso l’hotel ristorante Tetto delle Marche, a Cingoli. Qui Angelo Bolletta mi ha insegnato le basi della sala, come si organizzano i buffet e i banchetti, come occuparsi del servizio à la carte, come interpretare le esigenze del cliente ecc…
Una seconda esperienza importantissima che mi ha formato molto è stata lavorare presso il ristorante Andreina di Loreto dove Enrico Recanati, maestro dell’alta ristorazione, mi ha aperto la mente e mi ha fatto conoscere la bellezza di un servizio attento ed accurato.
Infine, presso il ristorante Perbellini di Isola Rizza, ho appreso una cura quasi maniacale al dettaglio del servizio in sala e della sommellerie.
Sarò sempre grato a queste persone, che sono state miei mentori durante il mio percorso professionale e mi hanno insegnato molto sulla psicologia del cliente.
- Quali sono i vini ai quali sei più legato?
Essendo marchigiano, il mio vitigno preferito è il Verdicchio, che tradizionalmente rappresenta il territorio in cui sono cresciuto. Nella mia famiglia non ne è mai mancata una bottiglia a tavola e la mia carta vini al Ristorante Mira Conero vanta un’importante selezione di vini dei Castelli di Jesi e di Matelica.
I vini ai quali sono più legato e che mi emozionano sempre sono quelli che all’assaggio riescono a trasmetterti e coniugare il varietale, il territorio di provenienza e l’annata.
Per quanto riguarda i rossi non potrei vivere senza Nebbiolo.
- Quali sono le esperienze enoiche che ti hanno segnato di più?
Le esperienze enoiche che mi hanno colpito sono state molte, ma quelle che mi sono rimaste più impresse sono le prime del mio percorso. Ricordo ancora la mia prima volta nelle Langhe, dove ho visitato Bartolo Mascarello. I suoi vini sono indiscutibili naturalmente, ciò che mi ha colpito è stata la loro metodologia di vendita, rigorosamente senza spedizioni e soltanto su assegnazione. In moltissimi arrivavano da tutto il mondo per acquistare i 4/5 cartoni di vino che gli erano stati fortunatamente assegnati. Da quell’anno mi sono messo anch’io in lista per poter ottenere un giorno qualche bottiglia di quel nettare e ogni anno, puntualmente, vado a visitare l’azienda per assaggiare le nuove annate. La loro incredibile storia si può apprendere soltanto sul luogo perché sono privi sia di e-mail che di sito internet, ma la loro fama supera di gran lunga la necessità di una simile modernizzazione.
- Quali sono i tuoi professionisti di riferimento nel mondo del vino?
I professionisti che mi ispirano sono molti, ma se devo citarne uno Giorgio Pinchiorri è, senza tema di smentita, un modello per me e mi inginocchierei al suo cospetto.
- Siamo reduci da un bel tour delle nostre Marche, cosa pensi della nostra regione in germini di qualità raggiunta e di potenzialità?
Credo che le Marche abbiano raggiunto un livello di qualità media mai visto prima, con dei vini di assoluta eccellenza. Inoltre, sono convinto che sia stata presa la giusta direzione che ci porterà ad ottenere i dovuti riconoscimenti. Tuttavia, abbiamo sicuramente bisogno di più determinazione per riuscire ad esporci e far comprendere il valore immenso del nostro territorio. È di vitale importanza puntare sulla comunicazione per riuscire in tale impresa.
Ringrazio Matteo per il tempo dedicatomi e rinnovo i miei più sinceri complimenti per i risultati raggiunti, augurando a tutti i sommelier e gli amanti del vino di trovare la propria strada e di poterla percorrere con serenità e positività, proprio come stiamo facendo noi.
Vi lascio con il video dello speciale che abbiamo girato insieme ai ragazzi di Wine TV allo scorso Vinitaly.
Ora si punta a diventare miglior Sommelier d’Italia e, di certo, non mancheranno le sessioni d’assaggio condivise per allenarsi al meglio!
F.S.R.
#WineIsSharing
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