Colleonorato – La storia di Giulia e della sua giovane piccola cantina nella terra del Verdicchio

“Il vino è condivisione!”
Questa frase è stato il mio motto sin dal primo articolo pubblicato in questo blog, divenuto poi un l’hashtag #wineissharing che sui social ha contraddistinto le mie pubblicazioni negli anni ed è proprio grazie a questa voglia di condividere che ho potuto dar visibilità a realtà poco conosciute e, a mia volta, ricevere consigli da parte di chi quelle realtà le aveva scoperte prima di me.
colleonorato cantina verdicchio
E’ così che ho avuto modo di conoscere alcune delle Cantine di cui ho scritto in questi 13 anni da scribacchino enoico e se faccio questa premessa è proprio perché la realtà di cui vi parlerò oggi è giunta nel mio calice grazie ad una dritta estemporanea di un fidato amico.
Ciò che mi ha sorpreso di più però non è stato il consiglio di per sé, bensì la geolocalizzazione della cantina in questione, ovvero a Jesi, a due passi da dove sono nato e cresciuto, nella terra del mio amato Verdicchio, dove pensavo di conoscere praticamente ogni vigna e invece…
Invece grazie a quella dritta assaggiai i vini di Giulia Borioni con la quale condivido le radici seppur lei sia stata più fortunata di me nascendo sopra ad una cantina del 1900 che, con buone probabilità, le ha segnato il destino portandola ad intraprendere la vita da vignaiola.
Laureata in Economia e Marketing nel sistema agro-industriale la vocazione di Giulia non fu, sin da subito, quella di fare vino ma era nel suo DNA, come in quello di tutta la sua famiglia, il ritorno alla terra, all’agricoltura, al coltivare il proprio futuro là dove, da bambina, aveva mosso i primi passi.
cantina jesi colleonorato
Nasce così l’Az. Agr. Colleonorato, il cui nome deriva dalla via dove Giulia è nata, la stessa in cui oggi sorge la nuova cantina.
A coadiuvare Giulia nella realizzazione del suo sogno enoico c’è Luca, volenteroso e preparato uomo di vigna e cantina.
Insieme ai due giovani, fondamentale è il supporto di Walter, padre di Giulia, agricoltore esperto e uomo di campagna di grande acume e pragmatismo.
giulia borioni vignaiola
Ma le donne e gli uomini non possono fare grandi vini se non hanno a disposizione grandi vigne, quindi per trovare il cuore pulsante di Colleonorato bisogna salire fino ad oltre 500m slm, ad Apiro, a poche centinaia di metri dalla Abazia di Sant’Urbano, sovrastate dal “Castello di Rotoscio”, in un contesto di integrità e biodiversità unico.
E’ da questi vigneti che nascono i 3 vini di Colleonorato:
vini colleonorato


Prologo – ColleonoratoVerdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore DOC 2017: un Verdicchio fedele al varietale, integro nel frutto e fresco nel fiore. Accenni balsamici e minerali fanno da “prologo” al sorso schietto, slanciato, ma non esile. La chiosa di mandorla amara tipica del varietale di arricchisce di una sapidità ben dosata, saporita, che da inerzia alla beva. Un’interpretazione di Verdicchio sincera ma affatto scontata. 

La Giostra – Colleonorato – Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore DOC 2017: il fratello maggiore del Prologo porta al naso un frutto più intenso mantenendo coerenti toni floreali, mentolati e minerali che anticipano un sorso più pieno ma al contempo longilineo.
Un incedere dal piglio sicuro ma non arrogante. Un Verdicchio forte della sua struttura e fiero del suo nerbo acido, reso ancor più dritto dalla spina dorsale minerale, a tratti marina.

Il Cortese – Colleonorato – Rosso Piceno DOC 2017: un uvaggio da vigna che consta il 40% di Montepulciano, il 40% di Sangiovese, il 10% di Lacrima e il restante 10% di Merlot. L’idea di questo rosso è coerente con quella generale della produzione di questa piccola cantina marchigiana, ovvero mantenere grande freschezza a discapito di mere e potenzialmente noiose sovrastrutture. Obiettivo raggiunto da questo Rosso solo acciaio, divertente nei profumi freschi e naturalmente speziati, in cui il Montepulciano da corpo, il Sangiovese slancio e tannino, il Lacrima spezia e il Merlot balsamicità e morbidezza. Un vino completo ma non complesso, divertente nel suo approccio spigliato e irriverente.
Eppure non sono solo gli assaggi di questi vini ad avermi spinto a scrivere di questa piccola e giovanissima realtà (la 2017 è stata la prima annata immensa sul mercato), ma lo è stato ancor di più assaggiare in cantina il futuro dei vini di Colleonorato e passeggiare con Giulia e Luca nei loro vigneti a pochi km da dove ho trascorso i primi 20 anni della mia vita e dove ho vissuto le mie prime vendemmie. Perché è stato semplice comprendere la prospettiva e il potenziale di questa realtà sia in termini di qualità che di espressione di un’identità forte e ben definita che porterà i vini di Colleonorato e, in particolare, i loro Verdicchio a rappresentare a pieno l’idea di vino che la giovanissima Giulia Borioni ha avuto sin dal principio: 
“Il vino è per noi un’arte capace di creare orchestrazioni sensoriali che restituiscono esperienze intangibili e surreali, in linea con la realtà dell’oggi e i suoi repentini cambiamenti.
Amiamo definirci un’azienda di visionari dallo spirito moderno e innovativo, che lavorano per trasformare il vino in qualcosa di inaspettato e meravigliosamente diverso, spinti dal bisogno di celebrare la tradizione artigianale riscoprendo la sua attualità che ci porta a trasformare il verdicchio in un gigantesco palcoscenico della creatività.
La qualità, la continua ricerca del massimo risultato è il presente che innesta nuova linfa alle radici, alla tradizione, alla terra che è il richiamo più impattante dei nostri vini, il profumo primario combinato alla tecnologia che spinge i nostri vini all’equilibrio tra gusto e colore, intensità e aroma.”


F.S.R.
#WineIsSharing

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