Il Vino in Cina secondo l’enologa italiana Denise Cosentino

Negli ultimi anni si sente tanto parlare di Cina anche nel comparto vino e non solo come mercato emergente per i vini del vecchio mondo e, quindi, italiani ma anche per il grande incremento della produzione vitivinicola interna cinese.
A distanza di qualche anno dalla mia chiacchierata con Alessio Fortunato, giovane enologo abruzzese trapiantato in Cina, ho deciso di condividere con voi l’intervista a Denise Cosentino, enologa calabrese altrettanto giovane e intraprendente, che proprio nel paese del Dragone si è creata una reputazione di tutto rispetto.La cantina in cui lavora Denise è una delle più importanti in Cina e si tratta di Great River Hill Winery, anche nota come Château Nine Peaks, fondata nel 2008 dal banchiere tedesco Karl Heinz Hauptmann nei pressi della città di Qingdao (provincia dello Shandong). 
Eccovi cosa pensa del vino italiano in Cina e delle prospettive vitivinicole del paese in cui lavora:

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– Ciao Denise, ti presenteresti ai lettori di wineblogroll.com?
Lavoro e vivo in Cina da più di quattro anni, dove sono l’enologo dell’Azienda Chateau Nine Peaks, nella provincia dello Shandong . Ho una doppia laurea specialistica Italia-Francia in Viticoltura, Enologia e gestione vitivinicola, presso l’Università di Torino e Montpellier SupAgro-Bordeaux SciencesAgro, e prima di approdare in Cina ho fatto le mie esperienze in aziende vinicole in Italia (Toscana), Francia (5GCC Pauillac), Germania (Rheinhessen) e Nuova Zelanda (Marlborough). Durante i miei anni in Cina ho lavorato come docente presso il college di enologia (il primo ad essere creato in Asia circa 20 anni fa) della North West A&F University in Yangling Cina; sono stata selezionata tra più di 140 applicanti per partecipare alla seconda edizione del Ningxia Winemaker Challenge in qualità di enologo internazionale presso l’azienda Leirenshou in Yinchuan, Ningxia, Cina; ho lavorato come China Manager, responsabile degustazioni e Wine contributor per la guida dei vini e magazine Gilbert&Gaillard-Les experts du vin-Francia, come contributor per il Corriere Vinicolo, degustatore  per diversi concorsi enologici tra cui la settima e ottava edizione dell’Asian Wine Competition, con degustazione di oltre 200 vini Cinesi,nonché partecipato in quanto speaker a diverse fiere di settore e convegni in Cina tra cui The International Symposium on Viticulture and Enology OIV (9 e 10 e 11 edizione); The 15th Guangzhou International Food industry Expo; The Xinjiang Wine forum, ecc. 
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– Qual è lo stato dell’arte del mondo del vino cinese oggi?
Ad oggi la Cina vanta un vigneto ad uve da vino di 163mila ettari in 11 regioni viticole per 600 aziende. Nel 2018 ha prodotto 6.29 milioni di ettolitri, la più bassa produzione degli ultimi 6 anni, ma che le ha permesso comunque di classificarsi fra i primi dieci produttori mondiali, producendo poco meno del Sud Africa.  Il 90% dei vini prodotti è composta da vini rossi, il restante da vini bianchi, rosati e dolci, ed e’consumato quasi interamente dal mercato domestico, in cui il consumo medio pro capite e’ ancora di soli 1.7 litri all’anno.
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– Quali sono i vitigni maggiormente coltivati? E quali le aree più vocate alla viticoltura?
I vitigni più coltivati sono Chardonnay e Riesling Italico per i bianchi e Cabernet Sauvignon per i rossi. Negli ultimi anni si è cominciato a piantare anche altre varietà rosse come Marselan, Cabernet Franc, Merlot, Syrah, Petit Verdot e Petit Manseng per i bianchi. Le regioni viticole principali sono situate per lo più nella fascia Nord, da Est a Ovest del Paese, con diverse zone vocate alla produzione di prodotti diversi, dagli Ice wines del Liaoning, ai bianchi  fruttati e i rossi leggeri dello Shandong, fino ai vini concentrati dello Xinjiang, passando per il Ningxia che è ad oggi la regione viticola più conosciuta anche al di fuori della Cina e sulla quale si sono maggiormente concentrati gli sforzi del governo cinese.
 
– Cosa sai dirmi in termini agronomici? La conduzione agronomica è rispettosa?
Esistono vigneti a conduzione biologica o biodinamica?
Ci sono sia vigneti a conduzione per lo più convenzionale ma anche biologica. Soprattutto in regioni dal clima arido o semi-arido come Ningxia, Xinjiang, Gansu and Inner Mongolia,  la gestione dei vigneti  in conduzione biologica  con il solo utilizzo di rame e zolfo è stata di per se logico e più conveniente da adattare. In altre regioni come lo Shanxi o lo Shandong, dove per via del clima,  precipitazioni e umidità non mancano, riuscire a gestire il vigneto solo con preventivi, risulta piuttosto difficile, nonostante grande attenzione è riposta nella gestione del verde.  Per quanto riguarda la viticoltura biodinamica ci sono dei primi approcci in Ningxia da parte di alcuni giovani produttori.
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– Come vedi il vino cinese oggi e quali credi saranno le evoluzioni di questo immenso
paese in termini enoici?
Il vino cinese ha fatto passi da gigante già solo negli ultimi 10 anni, e si è passati dall’imitare i vini francesi alla ricerca di un stile più personale, allo sperimentare con varietà e tecniche di vinificazione diverse. In futuro, una  piena coscienza delle potenzialità delle uve e dei territori in cui esse sono coltivate , e quindi una migliore conoscenza del vigneto e delle sue potenzialità enologiche, sicuramente aiuterà i produttori cinesi a capire e migliorare sempre di più i loro vini, e ad approcciarsi a nuovi stili.
 
– Qual è la percezione attuale del vino italiano in Cina?
Per il consumatore medio cinese vino vuol dire Francia! E’ questo il primo paese  che associano al vino e alla sua arte. Si conosce ancora poco del vino italiano fra i non addetti ai lavoro, e al di la’ dei grandi centri, trovare vino italiano e’ ancora molto difficile.
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– Quanto credi che incidano le abitudini enogastronomiche cinesi sul mercato del vino interno?
Non credo incidano molto. In Cina non si beve con accordo al cibo, cosi come non si mangia in accordo al gusto. Anche se alcune ultime ricerche hanno dimostrato come, generalmente in accordo con le diverse cucine, i consumatori nell’Est preferiscono vini rossi più ricchi e terrosi, quelli nell’ovest stili eleganti e più rotondi, quelli nel nord cercano vini dal sapore più intenso e secchi, mentre quelli del Sud stili più morbidi. La Cina è un paese vastissimo , dalle mille sfaccettature ,  parlare per macro aree è un po’ riduttivo.
 
– Come ti trovi a lavorare in un paese relativamente giovane in termini di sviluppo enologico?
Lavorare in un paese con una storia enologica non lunga alle spalle è di certo stimolante in quanto sei svincolato dalla tradizione , anzi è come partecipare alla creazione della stessa attraverso la comprensione dei territori, delle uve che più si adattano ad essi e agli stili di vino che da queste uve si può ottenere, partecipando al tempo stesso anche allo sviluppo del brand aziendale attraverso diverse attività di marketing in un paese dove non solo fare vino è una cosa recente ma anche berlo!
Ringrazio Denise Cosentino per il tempo dedicatomi e per le esaustive risposte confidando di aver l’occasione di approfondire alcuni temi relativi al vino cinese e al mercato del vino italiano in Cina quanto prima.
 
F.S.R.
#WineIsSharing

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