Il TreSoro di Riparbella – Il nuovo vino di Caiarossa, Duemani e Tenuta Prima Pietra

C’è un areale toscano, che bazzico da qualche annetto ormai, che sta dimostrando grande vocazione e attitudine alla produzione di vini dalla personalità marcata e dai profili eleganti e ben definiti. Parlo di Riparbella e del suo equilibrio fra terra e mare.
Nelle terre di Pisa, non troppo lontana Bolgheri, a pochi chilometri dal mare, Riparbella è adagiata su di una collina che guarda alla costa Toscana. Un micro areale che solo negli ultimi 20 anni ha iniziato a mostrare e dimostrare quanto le proprie peculiarità pedoclimatiche potessero prodursi in vini di pregio.
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Un contesto ancora integro, dotato di grande biodiversità grazie alla forte presenza di boschi selvaggi e alla macchia mediterranea. Se la Costa Toscana è spesso associata alle alte temperature e a vini ricchi e opulenti, Riparbella può contare su maggiori altitudini e escursioni termiche più marcate grazie alle rinfrescanti e costanti brezze marine.
Una terra ricca di minerali e di sostanze saline, estremamente variegata, con una prevalenza argillo-calcarea nelle quote più basse e con vaste zone a base di sabbia ferrosa mista a sassi nelle fasce di vigneto più alte.
E’ proprio in questo contesto che sorgono le tre realtà che hanno dato vita ad un progetto TreSoro: Caiarossa, Duemani e Tenuta Prima Pietra.
Un’idea di cooperazione che in un’Italia del vino spesso troppo individualista ha un valore che va ben oltre la produzione di un vino. Un messaggio importante di condivisione e di unità di intenti che vede coinvolte tre cantine sulla stessa lunghezza d’onda in termini di qualità e sostenibilità.
Nate tutte tra la fine degli anni novanta e gli inizi del nuovo millennio queste tre cantine – certificate biologiche e/o biodinamiche – hanno portato il nome di Riparbella ad avere una sua notorietà enoica e a ritagliarsi il ruolo di outsider che nei prossimi anni potrebbe consolidarsi a tal punto da rendere questo piccolo areale uno dei massimi punti di interesse per gli appassionati.
E’ proprio al fine di dare ancor più lustro al territorio, piuttosto che alla singola azienda, che Caiarossa, Duemani e Prima Pietra hanno deciso di collaborare nella produzione di un vino intriso del valore della condivisione, manifesto delle potenzialità di questo ideale “Grand Cru” della Costa Toscana.
L’idea è quella di esprimere al meglio l’identità della singola parcella di origine e del varietale principe per l’azienda di riferimento vinificando le tre uve che comporranno il vino separatamente: Cabernet Sauvignon di Caiarossa, Cabernet Franc di Duemani e Merlot di Tenuta Prima Pietra di Massimo Ferragamo. Coerentemente con quanto già detto, al fine di avere la maggiore equità possibile la vinificazione è stata effettuata in un’ anfora di cocciopesto, prodotta localmente, “uguale” per tutti. Mentre l’affinamento è stato portato avanti in barrique di rovere francese.
Compiuto il percorso di affinamento le masse prodotte dalle singole aziende sono state assemblate, per poi essere imbottigliate nelle ca. 2100 bottiglie prodotte.
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Sono poco più di 700 le bottiglie di TreSoro che ogni cantina potrà commercializzare. Numeri che danno ancor più valore all’esclusività della presentazione fatta qualche giorno fa al Merano Wine Festival. Un debutto che ha visto i 3 enologi Luca D’Attoma (Duemani), Marco Lipparini (Caiarossa) e Cecilia Leoneschi (Tenuta Prima Pietra) raccontare le proprie realtà come espressioni diverse ma congiunte di un territorio che annata dopo annata (anche grazie alla crescita dei vigneti, per lo più ancora giovani) sta dimostrando un’indiscussa vocazione e una capacità rara di adeguarsi ai cambiamenti climatici, a differenza di alcuni più noti areali limitrofi.
E’ proprio grazie a questo equilibrio anche in annate difficili come la 2017 (inverno poco piovoso, gelata primaverile e estate calda e siccitosa) le vigne di Riparbella hanno risposto meglio di altre, specie se parliamo degli appezzamenti a maggior altitudine.
Il TreSoro 2017 è, infatti, un vino solo marginalmente penalizzato dall’annata. Vanta una notevole armonia aromatica (non era facile dato che si trattava della prima volta che le tre espressioni territoriali e varietali venivano assemblate), il frutto è integro e la speziatura è naturalmente intrigante, segno che l’affinamento in legno è stato gestito con notevole garbo. Un vino che non lesina potenza ma non ostenta muscoli eccessivi e volgari, bensì sa distendersi in un sorso di buona profondità, minerale e saporito, dal tannino fine e ben integrato. Buona la prima!
vino tresoro prezzo
Ora non ci resta che attendere la 2018 e la 2019 che, sono certo, stupiranno per finezza e slancio.
A prescindere dall’ottimo riscontro del TreSoro in questa degustazione, ci tengo a sottolineare nuovamente l’importanza di questo progetto che mira a rappresentare le potenzialità di un intero areale, ancora – erroneamente – poco conosciuto, trascendendo l’individualità in favore del lavoro di squadra e di un’identità territoriale complessa e completa. Un plauso, quindi, alle tre cantine coinvolte nell’auspicio che questo genere di coesione fra produttori si ripeta anche in altri territori.

F.S.R.
#WineIsSharing

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