Un vino “egocentrico e bastardo”! Nasce il Podium V.23 di Garofoli

Sapete tutti del mio legame viscerale e “radicale” con il Verdicchio, vitigno principe della mia terra natìa: l’areale dei Castelli di Jesi, nelle Marche.
Ogni anno ne assaggio a decine, se non centinaia, e la cosa che mi sorprende di più è che di annata in annata tra tante luminose conferme e qualche piccola delusione pronta a riscattarsi nelle annate successive, tra i “migliori” assaggi spiccano sempre realtà differenti come in un eterna corsa ciclistica in cui continuano a cambiare i ciclisti al comando.
Questo, per me, rappresenta il valore aggiunto di un vitigno , di un territorio e di produttori che da anni, insieme, offrono un livello di qualità medio sempre più alto.
Eppure, quando mi chiedono quale sia il mio riferimento di Verdicchio, quale sia il vino sul quale tarare palato e mente quando ci si approccia a questo vitigno non ho mai dubbi nel rispondere: il Podium!

verdicchio garofoli podium v 23
Questa risposta trascende e prescinde la sola qualità del vino, che come per tutti cambia di annata in annata, ma vuole porre l’attenzione su quelle che sono le principali qualità del Verdicchio, che il Podium della Casa Vinicola Garofoli manifesta in ogni sua interpretazione attraverso il pieno rispetto dello spettro organolettico varietale, un sempre ottimo bilanciamento tra struttura e acidità, una spiccata sapidità e una sorprendente capacità evolutiva. Tutto questo con un prezzo che potrebbe sicuramente essere più alto, ma non lo è!
Faccio questa premessa perché il Podium da pochi giorni ha un “alterego”, ovvero una parte della sua personalità che si è distaccata dal soggetto principale per dar vita a qualcosa di diverso, di unico, di estremamente interessante.
Come ogni anno, infatti, anche nel 2015 le varie parcelle di vigneto del “poggio” (da qui il nome Podium) sito a Montecarotto vengono vinificate separatamente per poi andare a formare il taglio che darà origine ad uno dei più rappresentativi vini della Marche. Spesso capita che una di queste vasche (o più) si dimostri diversa, più “bastarda” perché più difficile da comprendere, più complessa da gestire in taglio con le altre in quanto di personalità troppo particolare.

E’ proprio questo che è successo nel 2015 con la vasca n°23, dal piglio così stravagante, non convenzionale, fuori dai canoni delle altre vasche dello stesso “cru” e della stessa annata. 

Ecco, quindi, l’idea di lasciar evolvere questa vasca in cemento in solitaria, per poi imbottigliarla separatamente come un vero e proprio “clos”.


Nasce così la prima annata in assoluto del Podium V.23 del quale io ho avuto l’onore di ricevere la prima bottiglia per dare un mio personale parere alla famiglia Garofoli, così legata alle mie radici personali ed enoiche.
vigna podium verdicchio

Per me resta ancora oggi un privilegio poter assaggiare vini ai loro albori, ma non sempre questo onore coincide con la possibilità di assaggiare vini già in grado di raccontarsi, di esprimersi al meglio in quanto anteprime troppo giovani e ancora bisognose di trovare il proprio equilibrio in bottiglia. Col Podium V.23 questo non è accaduto in quanto già opportunamente affinato in vetro. Ho sempre pensato, infatti, che fosse prerogativa delle grandi cantine immettere nel mercato vini sì longevi ma con alle spalle già il dovuto affinamento sia in vasca o in botte che in bottiglia. 
Assaggiare oggi il Podium V.23 2015 Garofoli permette di avere già un’idea chiara del vino che è e che sarà. Questo grazie all’attesa e alla premura della famiglia Garofoli nei riguardi di un Verdicchio che a detta della stessa azienda “non è un vino migliore per maturazione, per selezione o per annata. Si tratta di un vino “egoista” e bizzarro che ha bisogno dei suoi spazi, del suo palcoscenico. È il lato oscuro del Podium.
Un lato che finora solo noi in cantina conoscevamo e che ora vogliamo condividere con voi, attraverso l’interpretazione più spontanea che conosciamo, quella di questo vino. Un altro racconto sul Podium.”

Un racconto che io vi traduco così:
Podium V.23 Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore 2015: un Verdicchio dal varietale in grande evidenza, ancora integro nonostante siamo a 4 anni e mezzo dalla vendemmia.  Al frutto giustamente maturo, si aggiungono tonalità di erbe aromatiche, a tratti balsamiche e una fine speziatura (derivata dalla sosta sulle fecce fini). Il sorso è teso, vibrante e di notevole profondità. La chiosa sapida è un must per il Podium in ogni sua versione, annata più annata meno, e in questo caso la componente salina nel finale è davvero importante. Grande beva, nonostante la buona struttura di un Verdicchio che è già ottimo oggi ma, sono certo, potrà riservare grandi sorprese con qualche anno di riposo in cantina.

Un vino al quale la stessa azienda ha affibbiato, ironicamente, epiteti come “egoista”, “egocentrico”, “bastardo” e “bizzarro” ma che si dimostra di grande generosità organolettica e degno di puntare al gradino più altro del “podium”.

F.S.R.
#WineIsSharing

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