In questo periodo in cui tutta la filiera del vino è stata messa a dura prova e, probabilmente, lo sarà ancora di più nei prossimi mesi è fondamentale per me confrontarmi con persone che hanno il polso della situazione in senso stretto e in senso lato. Ecco perché ho deciso di andare a trovare Fabio Tassi che a Montalcino ha attività legate a doppio filo al vino, dalla sua cantina ai suoi ristoranti fino all’attività ricettiva.
Non potevamo starcene seduti ad un tavolo a parlare, non dopo mesi di reclusione e non a Montalcino in una giornata così luminosa, quindi alla domanda di Fabio “dove vuoi che ti porti?” la mia risposta è stata una e una sola “in vigna, ovviamente!”. Come ho confidato a Fabio, quest’anno all’anteprima, i suoi vini mi avevano colpito più che in ogni altra occasione e poter approfondire le dinamiche di produzione dalla vigna alla bottiglia visitando praticamente ogni singolo cru e attraversando ogni area della nuova cantina contemporanea è servito a darmi molte conferme e a rafforzare l’impressione di una crescita costante di questa piccola realtà ilcinese.
Per chi non la conoscesse, l’Azienda Tassi di Franca Franci nasce quasi venti anni fa da un’emanazione dell’azienda di famiglia da sempre specializzata nella produzione di miele di qualità.
Sin dal principio l’idea di Fabio è stata quella di produrre vini forti di un’identità varietale e territoriale tanto spontanea quanto marcata, vini eleganti ma frutto di un lavoro in sottrazione che portasse nel bicchiere il territorio ripudiando l’omologazione. Tutto questo parte dai vigneti, divisi in diversi appezzamenti, condotti in regime biologico con rispetto e consapevolezza, cercando di “giocare” con le diverse peculiarità pedoclimatiche dei vari cru al fine di esaltare la singolarità di ciascuna particella:
“Cru” Tassi (2.8ha): esposto a sud, impiantato con un’alta densità nel 2002, a 240m slm ca. su terreni franco argillosi con buona presenza scheletro, con presenza di ferro, magnesio e manganese. In queste terre la struttura e il frutto non mancano e nelle annate più equilibrate una buona acidità e tende il sorso dando eleganza ai vini prodotti in purezza da questo singolo cru.
“Cru” Franci (1ha): anch’esso esposto a sud ma impiantato nel 1979 con una densità più blanda, a 245m slm su terreni f franco-argillosi ricchi di galestro fine. Vini più complessi, materici, dalla tessitura tannica di grande finezza.
“Cru” Colombaiolo (0.9ha): impianto del 2002, a 300m slm, su terreni franco argillosi con minor presenza di scheletro ma maggior presenza di calcare. L’esposizione e le buone escursioni termiche permettono di ottenere uve con una buona concomitanza maturazionale fra tecnologica e fenolica. In prospettiva uno dei cru più interessanti.
“Cru” Greppino (1.9ha): a pochi metri in linea d’aria dalla famosa Tenuta del Greppo, il Greppino è il vigneto “di casa” di Fabio e presenta un anfiteatro coltivato ad alberello che sembra abbracciare e sorvegliare i filari posti al di sotto delle terrazze. E’ un impianto giovane (2015-2018), a 360m slm su terreni franchi con grande presenza di scheletro e argilla. A mio parere, il cru più adatto ad affrontare con equilibrio i cambiamenti climatici. Nei prossimi anni vedremo come evolveranno piante, uve e vini del “giardino” di casa Tassi.
Per quanto sia un’amante delle piccole cantine, con una storicità e il fascino di antiche mura e antri da scoprire, sarebbe da ipocriti non ammettere che la produzione di vino di qualità necessità sempre di più di spazi idonei e di dotazioni che permettano di eseguire tutte le fasi della vinificazione d dell’affinamento in maniera accorta e pulita, soprattutto quando si vuole lavorare in sottrazione come questa realtà.
Ecco perché la nuova cantina in legno si sta dimostrando una soluzione ideale per vinificazioni capaci di preferire la competenza tecnica e il rispetto del varietale all’abuso chimico-enologico. Inoltre, in questo difficile periodo, l’avere a disposizione spazi ampi e dinamici per lo stoccaggio si rivelerà molto utile.
Nonostante l’azienda Tassi di Franci Franca non abbia alle spalle tante annate, Fabio non ha mai smesso di mettersi in gioco e di alzare l’asticella. Il suo Sangiovese (IGT Toscana) in purezza vinificato ed affinato in anfore di terracotta dell’Impruneta “Brunò” rappresenta un elogio della freschezza e dell’agilità di un vitigno che se trattato con consapevolezza e levità sa offrirsi in maniera molto più gentile e fine di quanto si pensi.
Avendo ancora nitidi nella memoria gustativa gli assaggi delle 2015 fatti a Benvenuto Brunello ho preferito dedicarmi alle anteprime delle 2016, da pochissimo in bottiglia, ma già in grado di palesare la grandezza di quella che, a mio parere, è stata la migliore annata del nuovo millennio (eguagliabile, forse, solo dalla 2019 in termini di equilibrio e finezza potenziale). Un Brunello Tassi già godibile, teso, fine; un Brunello Franci integro, più timido ma profondo come si confà a questo cru; il Colombaiolo, invece, mostra già la sua stoffa ma verrà fuori alla distanza, ancor più degli altri, trovando la sua armonia.
Sarebbe poco corrette sbilanciarsi in definizioni più articolate di vini che devono ancora compiere la loro fisiologica e necessaria evoluzione in bottiglia, ma le prospettive sono sicuramente quelle che un’annata così importante merita.
F.S.R.
#WineIsSharing
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