Raccontare il vino dalla vigna al bicchiere

Negli ultimi anni ho deciso di dare sempre più importanza alla vigna, ai territori, ai vignaioli e alle dinamiche che mi hanno fatto innamorare di questo meraviglioso mondo. L’ho fatto perché avevo bisogno di andare oltre il mero calice, oltre la degustazione asettica di un vino che per quanto possa emozionare non potrà mai dirti e darti ciò che sa e può darti dopo aver visto e compreso come e dov’è nato. Ho provato a riunire produttori, a dar vita ad associazioni, a farmi fautore di nuove denominazioni contribuendo alla stesura di statuti e disciplinari e non ho mai smesso di sentirmi fortunato, privilegiato e onorato di poter vivere una vita così ricca di esperienze e soddisfazioni.

wine influencer saverio russo

Non so quanto di tutto ciò mi spetti di diritto e quanto il mio essere così stacanovista e la mia mai incrinata coerenza abbiano contribuito ma mai come negli ultimi mesi ho percepito quanto sia stato importante non cedere mai. Raccontare territori significa valorizzare interi areali e permettere a tutti i produttori di crescere grazie alla percezione sempre più positiva delle terre e dei contesti in cui le proprie cantine e i propri vigneti sono incastonati. E’ questo che conta per me ed è questo che credo debba contare per i produttori, a prescindere dalle individualità e dagli exploit del singolo che rappresentano, ovviamente, dei valori aggiunti.

tappo personalizzato saverino
Sarebbe stato più semplice chiudersi in ufficio ad assaggiare “etichette”, partecipare a qualche degustazione, alle anteprime, agli eventi enoici più importanti e fare scorte di cartelle e comunicati stampa da pubblicare. Avrei risparmiato tempo e denaro, energie e pneumatici, nervi e vertebre ma non sarei stato me stesso! Non potrei mai limitarmi a raccontarvi un vino senza conoscerne l’essenza e senza contestualizzarlo. Rispetto chi riesce a farlo, chi riesce a scindere il vino dal contesto in cui nasce, dalla sua storia in modo da non esserne condizionato – dicono – ma, credo che a quel vino mancherà sempre qualcosa se non si è andati più a fondo. E’ virtù del comunicatore sincero e del critico onesto mantenere una imperturbabile imparzialità anche dopo aver conosciuto vigne, luoghi e persone che danno vita ad un determinato vino.
wine lovers
Io vivo di vino perché non saprei fare altrimenti! 
Vivo di tutto ciò che continuo imperterrito a raccontarvi perché non potrei mai farne a meno e quando mi chiedete quale sia il mio fine, quali siano le motivazioni pratiche, pragmatiche, materiali che mi spingano a essere in viaggio per più di 300 giorni l’anno io non so che rispondere. Non so rispondere perché tutti i motivi che mi vengono in mente sono legati alla sfera emozionale, alla passione, al desiderio di continuare a scoprire realtà che meritano di essere scoperte e raccontate.
wine blogger
 

Ho viaggiato tanto e la Pandemia mi ha fatto comprendere in maniera ancor più nitida quanto io necessiti di esperienze itineranti, di nuove e continue conoscenze. Scrivere era diventato difficile, a tratti impossibile perché ogni pensiero, ogni impressione e ogni parola traslata sulle pagine bianche erano monche, prive di quell’empatia che si crea solo visitando la terra natìa del vino che si sta assaggiando.

Ho desiderato con tutto me stesso toccare ogni singolo areale, conoscere ogni singolo varietale e tentare di incontrare tutti quei vignaioli e quelle vignaiole, tutti quei produttori e quelle produttrici capaci di insinuare in me il germe della curiosità. Una sindrome benigna la curiosità, che non si cura, ma si asseconda appagandola, dissetandola trovando ciò di cui è ingorda: lo stupore.
In questa strana epoca in cui “tutto” sembra scemare verso una comunicazione, spesso, superficiale e vezzosa la vigna e il confronto costante con chi il vino lo fa è l’unico appiglio per chi ama questo mondo in maniera viscerale e, al contempo, nutre profondo rispetto per ciò che si cela dietro ad ogni singola bottiglia.
Rischierò di sembrare retorico, ma è un rischio che corro volentieri se può servire ad instillare anche una sola goccia di sincera passione in chi si sta approcciando a questo mondo ma anche e, soprattutto, in chi – a causa di una comunicazione fumosa e legata a mere dinamiche di marketing – si sta disaffezionando al mondo dei social e dei blog.
Sono messaggi come quello che riporto qui sotto che mi spingono ad andare avanti con la costanza e la fermezza del primo giorno.
instagram vino
Credo fortemente nella positività del web nel collegare individui uniti dagli stessi interessi, da passioni comuni e dalla ricerca di contenuti che difficilmente avrebbero potuto raggiungere con tale facilità prima dell’avvento della rete e dei social. Eppure, è bastato un attimo per creare una situazione in cui è davvero difficile sentirsi a proprio agio se non si è avvezzi all’effimero… alla fuffa. Ogni giorno mi arrivano messaggi di lettori e produttori che mi parlano di gente che chiede mere “marchette” per pubblicare una foto con tanto di recensione – ovviamente – positiva su vini che assaggiano in maniera estemporanea con il solo scopo di guadagnare qualcosa ma senza il benché minimo senso critico e ancor meno onestà intellettuale. Lungi da me criticare si occupa di marketing – ho già avuto modo di dirlo e scriverlo più volte – ma il vino è un’altra cosa e questo continuo brulicare di personaggi ambigui che si occupano di marketing e di promozione ma pubblicano contenuti sotto  le mentite spoglie di comunicatori indipendenti rischia di fuorviare chi legge. Rischia di creare un circolo vizioso in cui il vino sarà percepito alla stregua di un capo d’abbigliamento perché trattato come un oggetto, un qualsiasi prodotto commerciale. Dov’è la passione? Come si fa a parlare di un vino senza aver mai visto una vigna di quell’azienda? Senza aver mai conosciuto nulla di quel contesto? Come si può risultare credibili se si scrive bene di un vino dietro compenso? Se sbaglio, chiedo venia, ma vi invito a spiegarmi come vedete certe dinamiche.
Nella mia vita, però, ho imparato a non lasciarmi trasportare dagli eventi, a non lasciarmi ammaliare dai canti di sirene che hanno negli occhi il simbolo dell’Euro e nel cuore numeri vuoti, scialbi, privi di valore reale.
Ho preso decisioni valutate dall’esterno come difficili, sconvenienti, persino sciocche, perché “tanto gli altri lo fanno”, ma io sento di aver scelto bene ogni volta che cammino in un vigneto e incontro i passi di chi in vigna ci lavora, non ci cammina soltanto come me. Sì, perché in quei momenti sento di essermi guadagnato il rispetto e la credibilità che pochi hanno e, forse, è ora che io stesso me ne renda conto e lo dica con fierezza. Sono anni che dedico tutto il mio tempo al vino e se lo faccio è perché non potrei farne a meno, quindi premi, riconoscimenti e classifiche per quanto possano aver rinvigorito il mio orgoglio, lasciano il tempo che trovano. Vale di più il messaggio di un lettore che si affida a me per un ragguaglio, vale di  più l’attestato di stima di un vignaiolo che si meraviglia vedendomi protrarre la permanenza in vigna ad oltranza, vale molto di più la consapevolezza di aver fatto tutto con dedizione e rispetto, con la coscienza pulita di chi sa di aver donato tempo, energia e sentimento al mondo che mi ha, a sua volta, insegnato a vivere e ancora, oggi, continua a farlo, giorno dopo giorno, vigna dopo vigna, cantina dopo cantina, assaggio dopo assaggio.
Nonostante abbia studiato e assaggiato tanto per affinare le mie capacità di degustatore  sono sempre più convinto che che la forza di una vigna, dalla caparbietà di una barbatella impiantata nell’annata “storta” che vuole crescere alla vite centenaria che fa del tempo il suo più fedele alleato, rappresenti uno stimolo fondamentale per chi comunica il vino, ancor prima della qualità di ciò che troviamo in bottiglia. Reputo la vigna un veicolo potentissimo di identità territoriale e culturale ma non basta farsi un selfie fra i filari, è necessario conoscerla, comprenderla o almeno provare a farlo. Da quando ho iniziato ad approfondire gli studi di agronomia, da quando ho cominciato ad apprezzare la vite per ciò che è nella sua essenza non vivo più intensamente solo i miei viaggi per vigne e cantine ma anche gli assaggi sono divenuti più completi, più impattanti perché la percezione del vino muta col mutare della nostra conoscenza. Eppure, più viaggio, più incontro vigneti e vignaioli più mi rendo conto di aver ancora tanto da imparare, da scoprire e, soprattutto, da vivere! Per questo continuerò a interpretare il vino così, come ho sempre fatto, nonostante le lusinghe di altri “contenitori” e altri “media”.
vigne vecchie
Non voglio essere considerato “unico” e non credo di meritarlo, ma sono lieto di essere riuscito a guadagnare la fiducia di un numero importante di persone appartenenti ad ogni comparto di questa tanto strana quanto meravigliosa enosfera attraverso la dedizione e il lavoro, la costanza e il rispetto.
Non mi resta che sperare che in molti possano trovare tempo e modo di dedicarsi al vino con la stessa passione e la stessa forza d’animo con le quali io mi dedico a tutto questo ogni giorno perché non c’è nulla di più bello e il virus ha rafforzato ogni mia convinzione in merito.
 
F.S.R.
#WineIsSharing
 

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